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Borse in pesante ribasso: la Cina e il crack Evergrande fanno paura

FIRSTonline

Borse indietro tutta, con  l’iceberg Evergrande all’orizzonte in un mare già turbolento: si alza l’indice della paura e crollano i listini europei, dopo il tonfo di Hong Kong, mentre Wall Street parte in rosso alla vigilia dell’avvio della riunione della Fed che terminerà mercoledì. 

Piazza Affari è la peggiore, -2,57%, e resta aggrappata ai 25mila punti per un capello. Da questa prevalenza di vendite si salvano solo tre blue chip, Amplifon +0,57%, Terna +0,31% e A2a +0,03%, mentre tutti i settori risultano in ribasso, senza discriminazioni. Soffrono particolarmente le banche, ma anche i titoli industriali, il lusso, l’energia. Eni (-4,82%) è tra i peggiori del listino nel giorno dello stacco dell’acconto dividendo, come Stm (-1,63%), con un peso complessivo sull’indice dello 0,27%.

Nel resto d’Europa: Londra -0,85%; Parigi -1,74%; Amsterdam -1,42%; Madrid -1,16%.

Francoforte perde il 2,34%, nella giornata inaugurale del Dax (l’indice dei titoli a maggior capitalizzazione) a 40 titoli dai 30 precedenti. Balza agli occhi il tonfo di Deutsche Bank (-7,51%), ma si fanno male anche le azioni delle case automobilistiche in un settore sotto pressione a livello continentale per la notizia di un’indagine negli Usa su 30 milioni di automobili circa prodotte da vari marchi, tutte equipaggiate con airbag del produttore giapponese Takata, potenzialmente difettosi. Va in orbita invece Lufthansa (+6,27%), che stima di raccogliere 2,14 miliardi di euro (2,51 miliardi di dollari) per rimborsare parte di un salvataggio statale che la principale compagnia aerea tedesca ha ricevuto durante la crisi del coronavirus.

Dalla Germania arriva inoltre un dato sull’inflazione che fa riflettere. Ad agosto i prezzi alla produzione sono saliti dell’1,5% su base mensile e del 12% tendenziale. Secondo l’ufficio federale di statistica Destatis l’incremento è largamente imputabile all’andamento dei prezzi dell’energia che, nel mese, hanno segnato un balzo del 3,3% sul mese precedente e del 24% rispetto allo stesso mese del 2020. Questo in una settimana campale per la banche centrali (sono 16 quelle che si riuniscono, tra cui Regno Unito, Giappone, Svizzera e Norvegia), prima tra le altre la Federal Reserve degli Stati Uniti, che nella riunione imminente potrebbe gettare le basi per un tapering, benché gli osservatori stimino che un annuncio arriverà solo a novembre o dicembre. Questa riduzione di liquidità cade in un contesto incerto, con la pandemia non ancora vinta, la crescita Usa che sembra aver toccato il suo apice, una serie di tensioni geopolitiche e il gigante del settore immobiliare cinese con i piedi d’argilla, che potrebbe crollare e seppellire sotto le sue macerie tanti altri, mentre le autorità di Pechino potrebbero decidere per una stretta anche in questo ambito. Evergrande ha chiuso in Borsa con una ulteriore perdita del 10% in attesa che si risolva la questione legata al pagamento delle cedole sui bond in scadenza giovedì prossimo, per le quali il gruppo cinese ha bisogno di 83,5 milioni di dollari. 

In questo contesto Wall Street si muove in ribasso, con 10 degli 11 principali settori dello S&P in calo in avvio, dai titoli industriali, ai finanziari, passando per l’energia e persino i tecnologici. Pesa sugli indici il tema del debito federale e  il timore di un aumento delle tasse sulle società, mentre gli analisti di Morgan Stanley si aspettano una correzione del 10% dell’S&P 500 con un allentamento del supporto monetario della Fed se i segnali di stallo della crescita economica dovessero aumentare tale correzione salirebbe al 20%.

Oggi limitano i danni i titoli delle compagnie aeree, con indiscrezioni su un possibile allentamento delle restrizioni negli Stati Uniti per i viaggiatori provenienti da Ue e Regno Unito.

In un contesto di avversione al rischio salgono i prezzi dei T-Bond e calano i rendimenti. Si apprezza il dollaro, con l’euro che tratta poco mosso in area 1,173. Tornano gli acquisti sull’oro e lo spot gold sale dello 0,5% circa a 1764,2 dollari l’oncia. Scende invece il petrolio e il Brent tratta sotto 75 dollari al barile. “I mercati azionari dell’Estremo Oriente e il dollaro forte stanno influenzando il petrolio – sostiene Tamas Varga del broker petrolifero PVM – Tuttavia, a meno che non si scateni l’inferno, il sentimento positivo dovrebbe prevalere”.

Perde appeal il bitcoin, che tratta in retromarcia del 7% circa, intorno a 43.897 dollari.

Tornando in Piazza Affari: i maggiori ribassi del giorno sono per i titoli bancari. Vanno giù Bper -5,34% e Banco Bpm -5,1%, candidate a una possibile unione, con Giuseppe Castagna, ad di Banco Bpm, che al momento non vede le condizioni per un’aggregazione e conferma che presenterà entro novembre il nuovo piano industriale, che sarà su base stand-alone. Seduta da dimenticare anche per Unicredit -4,71%, mentre emergono indiscrezioni che non danno per scontato il matrimonio con Mps (-2,64%), anche se per Equita e Intesa questa è l’unica unione possibile per Siena. Perdono inoltre fortemente quota i bond subordinati della banca senese.

Nell’auto è pesante il bilancio giornaliero di Stellantis -4,47%.

Meglio le utility, benché la più grande, Enel (-1,71%), non tenga l’argine.

Soffre anche il mercato secondario dei titoli di Stato. Lo spread tra decennale italiano e tedesco sale a 103 punti base (+3,37%) e il tasso del Btp cresce a +0,72%.

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