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Borse in forte rosso, la scuderia Agnelli travolge Milano

Imagoeconomica

La paura di una crisi lunga e difficile domina anche oggi i mercati mondiali: i listini europei archiviano la seduta in rosso, mentre Wall Street procede in ribasso e rischia di chiudere in calo per il terzo giorno consecutivo. Rimbalzano però le banche.

Piazza Affari perde l‘1,84% e scende a 16.602 punti base, lontano dai minimi di giornata che hanno oltrepassato il -3%. A compensare parzialmente le vendite sono Azimut +0,91%, Saipem +0,77% e Diasorin, +2,61%. che tocca un nuovo massimo storico a 177 euro per azione.

Clima da brivido a Francoforte -1,99% e Londra -2,75%. Poco meglio Parigi -1,65% e Madrid -1,3%. A far tremare le Borse è il timore che la pandemia continui a provocare danni sanitari ed economici e che la fine di questa deriva sia ancora lontana. Lo dicono i nuovi focolai emersi in Corea del Sud e in Cina, ma anche le stime e le previsioni delle banche centrali. Oggi la Bce, nel suo Bollettino, scrive che la contrazione del Pil nella zona euro, nel 2020, sarà compresa fra il 5 e il 12%.

La fine del lockdown aiuterà la rimessa in moto dell’economia, ma “con la graduale rimozione delle misure di contenimento, si verificherà una ripresa  la cui rapidità e portata restano tuttavia fortemente incerte”. Per questo Francoforte ribadisce che gli acquisti del programma Pepp proseguiranno fino alla fine dell’emergenza Covid-19 e che il consiglio direttivo è “assolutamente preparato a incrementare l’entità del Pepp e ad adeguarne la composizione, nella misura necessaria e finché le circostanze lo richiederanno”. 

Ieri era stato il numero uno della Fed Jerome Powell ad avvertire che lo scenario non offre certezze e i tempi del rilancio potrebbero rivelarsi più lunghi del previsto. Intanto la disoccupazione negli Usa peggiora: le richieste per i sussidi di disoccupazione la scorsa settimana sono salite di altre 2,98 milioni di unità (contro attese per 2,7 mln), portando il totale a oltre 36 milioni dall’inizio dell’emergenza. Si alzano intanto i toni fra Pechino e Washington e un’escalation potrebbe mettere a rischio i passi compiuti e quelli futuri per la rimozione dei dazi. Oggi, Trump ha detto di non voler parlare con il suo omologo cinese, Xi Jinping, e di essere molto deluso dalla Cina. Si è compiaciuto invece di un dollaro forte: “in questo momento è un’ottima cosa”.

Sul mercato valutario il biglietto verde continua a mantenere il suo appeal come valuta rifugio. L’euro è in leggero calo e il cross e sotto 1,08. Allungano il passo invece le materie prime. Il petrolio è in rialzo, sostenuto dal fatto che l’Agenzia Internazionale dell’Energia è meno pessimista sull’andamento della domanda di greggio. Il Wti guadagna il 3,28% e sale a 26,12 dollari al barile; Brent +3,4%, 30,18 dollari al barile.

L’oro vale sempre di più e attualmente è in progresso dell‘1,45%, a 1741,20 dollari l’oncia. Il rialzo del greggio limita i danni ai titoli petroliferi. Saipme festeggia anche nuovi contratti per il progetto Nigeria Lng Train 7, con valore complessivo di oltre 4 miliardi di dollari. La quota Saipem è pari a 2,7 miliardi. 

A guidare il listino principale è ancora Diasorin, che aggiorna ulteriormente il suo massimo storico, dopo il balzo di ieri. Il titolo della società di diagnostica è ancora in rally dopo la trimestrale e il via libera dalle autorità canadesi per la vendita del test sierologico, una decisione che segue di pochi giorni l’ok da parte della Food and Drug Administration statunitense.

I cali sono importanti per i titoli industriali: Cnh -5,64%: Leonardo -4,04%: Fiat -2,81%. Exor, -4,58%, paga ancora lo scotto del fatto che la francese Covea si è ritirata dall’acquisto di Partner Re, operazione da 9 miliardi di dollari. La cassaforte degli Agnelli soffre anche la decisione di Fiat di non distribuire il dividendo. Lo stesso ha fatto ieri Peugeot. Le due società hanno però confermato che le attività di preparazione della fusione paritaria procedono “positivamente”.

Male le utility, a partire da Hera -3,36%. Le banche limitano le perdite. Unicredit è la peggiore e l‘1,81%. scendendo a 6,284 euro per azione, dopo aver toccato in seduta il minimo storico a 6,012 euro.

Sul secondario sale moderatamente lo spread, dopo il via libera al decreto rilancio dal parte del governo. Il differenziale di rendimento fra Btp 10 anni e bund di pari durata va a 234 punti (+1,18%), il tasso del benchmark tricolore è stabile a 1,8%. Francois Villeroy de Galhau, componente della Bce e governatore della banca centrale di Francia, garantisce che la Banca centrale europea non permetterà che le volatili condizioni del mercato spingano i rendimenti dei bond fuori controllo.

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