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Borse in forte retromarcia dopo l’annuncio dell’inflazione Usa superiore alle attese: Nasdaq perde circa il 4%

Imagoeconomica

Dopo la recente schiarita, torna la tempesta sui mercati e le borse europee, nonostante la mattinata positiva, chiudono in rosso, contagiate dal crollo di Wall Street dopo il dato superiore alle attese dell’inflazione Usa nel mese di agosto. 

Piazza Affari scende dell’1,36% (a 22.303 punti base), in linea con Londra -1,2% e Parigi -1,39%. Le perdite sono più marcate ad Amsterdam -1,81%, Francoforte -1,61%, Madrid -1,62%. Le cose vanno molto peggio a New York, nella mattina americana, dove il Dow Jones cede il 2,7% e ha tutti i titoli in rosso; il Nasdaq si muove con un calo intorno al 4%. Per il presidente Usa Joe Biden “ci vorranno più tempo e determinazione per far scendere l’inflazione”.

Nel valutario risale il dollaro e l’euro si ritira verso la parità, mentre s’impennano i rendimenti dei titoli di Stato. Nella prospettiva di una Fed falco il tasso del Treasury decennale corre al 3,427%. 

Tra le materie prime il petrolio è in calo, il Brent perde lo 0,94%, 93,11 dollari al barile.

In Europa si prevede un nuovo consiglio straordinario il 30 di settembre, ma nelle bozze della Commissione Ue pare non si parli di tetto al gas. I prezzi dei future in ogni caso anche oggi sono rimasti sotto i 200 euro MWh.

Prezzi al consumo scendono meno delle attese

A dare il via a quest’ondata di pessimismo sono stati i dati sui prezzi al consumo nel mese di agosto, scesi rispetto a luglio, ma in misura inferiore alle attese. Su base annua i prezzi sono saliti dell’8,3% (+8,5% in luglio), contro stime di +8,1%. Su base mensile l’incremento +0,1%, ma si puntava a -0,1%. I prezzi dell’energia sono scesi del 5%: -10,6% la benzina, ma l’elettricità è salita del 15,8%, l’aumento maggiore dal 1981. Nel complesso a compensare la contrazione hanno provveduto alimentari, servizi medici e abitazioni. I costi degli alimentari sono schizzati dell’11,4% rispetto ad agosto 2021, l’aumento maggiore dal 1979. Escludendo le componenti volatili di cibo ed energia, l’IPC è salito dello 0,6% contro +0,3% di luglio. Nei 12 mesi fino ad agosto, l’IPC core è aumentato del 6,3% (contro attese di +6,1%) dopo essere aumentato del 5,9% a luglio.

Fed e timori di recessione

I prezzi dell’energia scendono dunque, ma a fare paura adesso è l’inflazione sottostante e la Fed avrà ottimi argomenti il 20 e 21 di settembre per procedere con un robusto rialzo dei tassi d’interesse. Si consolida la probabilità del terzo intervento consecutivo nella misura di 75 punti base, ma i future sui Fed Funds (che indicano le possibilità che il mercato attribuisce a una mossa di politica monetaria), danno un 20% anche a un rialzo di 1 punto percentuale.

Alta inflazione, banche centrali aggressive e rallentamento economico è un mix indigesto per le borse e a mostrare che la crescita tossicchia provvede l’Ocse affermando che la produzione economica del G7 si è già contratta dello 0,4% nel secondo trimestre del 2022

Inoltre, in Germania l’umore si fa sempre più cupo: l’indicatore sulle aspettative economiche (indice Zew) a settembre si contrae a -61,9 da -55,3 di agosto. Le attese erano per un deterioramento più dolce. È peggiore la performance dell’indicatore che valuta la situazione economica attuale, in flessione da -47,6 di agosto a -60,5.

Industriali in rosso a Piazza Affari

In Piazza Affari a soffrire di più sono i titoli industriali: Prysmian -3,35%, Interpump -2,99%, Stm -3,33%, Pirelli -2,81%.

Scende Amplifon, -2,8%. Sul titolo gli analisti di Barclays hanno avviato la copertura con overweight e target price a 31 euro.

Le blue chip in timidissimo rialzo sono solo tre: Finecobank +0,36%, Mediobanca +0,1%, Telecom +0,05%.

Le banche sono tutto sommato quelle che reggono meglio l’onda d’urto odierna, dopo i guadagni delle scorse sedute. Tra gli assicurativi, Generali cede l’1,52% con SocGen che ha ridotto il target price.

Scende lo spread ma i tassi sono alti

Il secondario italiano chiude in verde, ma crescono i tassi dei titoli del blocco. Il Btp decennale è al 3,98% e quello del Bund di pari durata a +1,72%, per uno spread di 226 punti base (-1,37%).

Anche sul primario salgono i rendimenti in asta. Il Tesoro ha assegnato Btp per complessivi 7,5 miliardi: a 3 anni per 2,750 miliardi, con il rendimento in aumento di 92 punti base al 2,77%; Btp a 7 anni, con rendimento lordo in rialzo di 74 punti base al 3,50%. Infine, ha assegnato titoli a 30 anni per 1,5 miliardi, l’importo massimo offerto, a fronte di una richiesta di 2,175 miliardi, con rendimento al 4,04%.

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