L’Orso non molla la presa sulle borse mondiali, strette dall’escalation nella guerra commerciale fra Usa e Cina e dalle sue conseguenze. I listini europei, dopo quelli asiatici, archiviano un’altra seduta in profondo rosso: Francoforte -1,77%; Parigi -2,19%; Madrid -1,32%; Londra -2,47%. Wall Street è inondata di vendite fin dall’apertura e tutti gli indici, al momento, perdono oltre il 2% (il Nasdaq tocca anche -3%). Soffrono tech, industriali, finanziari.
Piazza Affari cede l’1,3% e scende a 20.773 punti base, fermandosi sotto la soglia psicologica dei 21mila punti. Le banche cercano di arginare i danni e sono fra i titoli migliori del listino, ma ciò non basta a spazzare via il pessimismo della giornata. Bper guadagna l’1,53% dopo i conti; Banco Bpm +1,05%;Intesa +0,78%. Finecobank scivola del 2,31%, nonostante sfoggi il miglior trimestre di sempre. Bene Buzzi +0,37%.
Le perdite più pesanti sono per Moncler -5,1%, penalizzata dal peggioramento della situazione politica ad Hong Kong; Stm -4,3%, con il settore dei semiconduttori particolarmente esposto alla Cina; Amplifon -3,52%. L’automotive è ancora debole: Cnh -4,2%; Pirelli -3,31%. Fiat cede ‘solo’ lo 0,32%, nella speranza che si riaprano i colloqui con Renault. Male i petroliferi, guidati nella discesa da Saipem -3,32%. Il petrolio è in calo: Brent -2,17%, 60,55 dollari al barile; Wti -0,75%, 55,24 dollari al barile.
Lo scontro fra le due superpotenze aumenta d’altra parte il rischio di una recessione mondiale e secondo Morgan Stanley, se le tensioni sfoceranno nei dazi, basteranno 9 mesi per arrivare a quel punto. Si ricorda che, giovedì scorso il presidente Donald Trump ha annunciato, dal primo settembre, dazi del 10% su 300 miliardi di dollari, che andranno ad aggiungersi a quelli del 25% già in vigore su 250 miliardi di prodotti made in China.
Un nuovo capitolo in questa vicenda, che tiene tutti con il fiato sospeso, è stato scritto inoltre dalla Cina, che ha permesso alla sua moneta di scendere sotto i 7 yuan per dollaro, ai minimi da 11 anni. Secondo Trump si tratta di manipolazione di valuta: “Stai ascoltando Federal Reserve?”. Pechino però nega.
In questo contesto l’euro si rafforza nei confronti del dollaro (1,118) e della sterlina (0,9214). L’oro prende ulteriore slancio e sale a 1474,15 dollari l’oncia.
I T-Bond sono in rally, proseguendo una corsa che la settimana scorsa era stata alimentata dal taglio dei tassi della Fed e poi dal nuovo annuncio di dazi da parte di Trump. Il decennale vede i rendimenti scendere all’1,785% dall’1,864% di venerdì scorso. I rendimenti del titolo Usa a tre mesi sono in ribasso al 2,038%. L’inversione appare sempre più evidente e viene letta come un segnale di recessione in arrivo.
Fra i beni rifugio resta grande protagonista il Bund, con il rendimento del decennale a -0,52%. Inevitabilmente si amplia lo spread con il decennale italiano, che sale a 207 punti base (+2,29%). Il rendimento del Btp 10 anni cresce a 1,55, mentre nella maggioranza di governo non si placano le tensioni.
Il tasso del Bund trentennale ha segnato in apertura un nuovo minimo storico a -0,065%, dopo che nella seduta di venerdì l’intera curva tedesca è scivolata in territorio negativo per la prima volta.