Bufera sulle Borse cinesi e secondo stop alle contrattazioni a distanza di pochi giorni dal precedente, lunedì. E’ partita così un’altra giornata critica per le Borse europee: Milano sta perdendo il 2,3% ed è la migliore rispetto alle altre piazze del continente: Londra – 3%, Parigi e Francoforte ancora più giù rispettivamente a -3,05% e -3,43%. Non è solo la Cina e le misure prese dal governo di Pechino ad allarmare. La pressione si ripercuote anche sul prezzo del petrolio che vede il Brent crollare a 32,9 dollari il barile, un prezzo mai visto negli ultimi dieci anni.
L’agenzia di stampa ufficiale Xinhua ha riferito che le contrattazioni a Shanghai e Shenzen sono state interrotte dopo che le azioni sono crollate di più del 7%. È la seconda volta questa settimana che questo accade. Lunedì il crollo era stato provocato anche dal dato negativo relativo alla manifattura cinese. La Banca centrale cinese, in un editoriale pubblicato sul sito, si dice capace di mantenere lo yuan «a un livello ragionevole di equilibrio» e di fare fronte «a quelle forze che speculano» e «provano a trarre profitto» sulla moneta. La rassicurazione arriva dopo che lo stesso istituto centrale ha svalutato nuovamente la moneta e i mercati sono crollati. Ma non basta a convincere gli investitori asiatici e quelli europei.
Alle 10,44 a Piazza Affari le Blue Chip sono tutte in ribasso,; le peggiori sono Azimut, Mediolanum, Fca, Tenaris e Buzzi Unicem con ribasi tra il 4 e il 5 per cento.