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Borse in caduta libera: Milano maglia nera (-6,2%) brucia 80 miliardi. Tim e Unicredit a picco

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Lo spettro nucleare e l’arrivo di nuove sanzioni, in una guerra di cui per ora non si vede la fine, mettono ko le borse europee e determinano l’avvio negativo di Wall Street.

Mentre la Russia sferra nuovi attacchi contro l’Ucraina e prende il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, gli investitori fuggono dall’azionario e cercano rapidamente beni che garantiscano il loro denaro come oro, T-Bond e Bund, dollaro. Le sanzioni (e quelle che si stanno preparando) intanto fanno salire alle stelle i prezzi delle materie prime: gas, petrolio, grano.

A spaventare i mercati è stato in un primo momento un incendio divampato nell’edificio usato per l’addestramento del personale della centrale nucleare e nonostante l’incendio sia stato domato e la centrale non sia stata toccata dalle fiamme, il clima sui mercati si è fatto progressivamente più incandescente.

Borse in caduta libera: ai minimi da un anno

La settimana si chiude così nel modo peggiore per Piazza Affari, che cede il 6,24 e precipita a 22.464 punti, al termine di una seduta con Telecom e le banche in caduta libera. Il principale listino milanese, da quando è cominciata la guerra, ha perso oltre il 10%.

Il quadro non è migliore nel resto d’Europa, dove i listini arretrano ai minimi da un anno, zavorrati soprattutto dai titoli degli istituti di credito e dal settore auto. L’indice della volatilità nella zona euro sale a 45 punti per la prima volta da giugno 2020. La foto finale vede Parigi perdere il 4,97%, quindi Amsterdam -4,78%, Francoforte -4,39%, Madrid -3,68%, Londra -3,59%.

Mosca è rimasta chiusa per il quinto giorno consecutivo, un record e non dovrebbe riaprire i battenti prima dell’8 marzo. Intanto, dopo il taglio del rating da parte di Fitch e Moody’s, arriva anche la sforbiciata di S&P che oggi valuta la Russia “CCC-“, mantenuta in CreditWatch Negative, per il crescente rischio default.

La situazione, tra l’altro, sembra destinata a peggiorare per l’economia russa, ma anche per il resto del mondo, dopo che dal G7 dei ministri degli esteri è emerso che è necessario inasprire le sanzioni contro Mosca. E Putin avverte: “Se lo farete la situazione peggiorerà”.

Negli Usa e nel Regno Unito cresce anche la pressione per colpire direttamente il settore gas e petrolifero russo allo scopo di evitare che le entrate da esportazioni bilancino, sia pure parzialmente, i danni delle sanzioni decise finora. Si tratta di un argomento molto delicato per mezza Europa e in particolare per l’Italia, che dipende in gran parte da queste forniture. 

Piazza Affari in maglia nerissima

Il quadro globale piega Piazza Affari, che perde più di tutti. Telecom, dopo la batosta di ieri, arretra di un ulteriore 15,56% toccando il minimo storico.

Sono state vendute a piene mani anche le banche, a partire da Unicredit, -14,6%, la più esposta al mercato russo. Il bilancio è pesante per Bper -10,58%; Intesa -9,01%; Banco Bpm -8,68%; Mediobanca -8,4%. Tra le dieci peggiori blue chip del giorno anche Unipol -8,23%; Iveco -7,85%; Banca Generali -7,74%; Stellantis -7,61%.

Sul Ftse Mib non c’è nemmeno un’azione con il segno più.

Fuori dal paniere principale proseguono i realizzi su Gas Plus, -19,71%.

Borse in caduta libera: materie prime alle stelle

La cronaca dei prezzi delle materie prime è di tutt’altro segno e tenore.

Vola sempre più alto il gas, che aggiorna in Europa valori record. Sulla piattaforma Ttf il contratto con scadenza aprile è salito a 202,4 euro al megawattora, in rialzo del 25,8% rispetto alla chiusura di ieri. La scadenza maggio si è mossa nella stessa misura a 196 euro al megawattora. Nel corso della giornata di ieri, i prezzi avevano sfiorato quota 200 euro, ora sfondata con l’aggravarsi continuo della crisi Ucraina.

S’impenna ulteriormente il petrolio, spinto dai timori di un eventuale blocco delle esportazioni russe che compenserebbe il rientro di forniture iraniane in caso di accordo con Teheran. Mosca è il più grande esportatore mondiale di greggio e prodotti petroliferi messi insieme.

I future di Brent e Wti corrono: +3,92% il primo a 114,79 dollari al barile; +4,5% il secondo 112,51 dollari al barile. In questo periodo si assiste a un’escalation di rincari che non si vedeva dalla crisi petrolifera del 1974.

Gli acquisti si riversano sull’oro: lo spot gold si muove al momento a 1956,87 dollari l’oncia, con un incremento superiore all’1%. Volano inoltre palladio, platino, argento. Il grano, in seduta, ha raggiunto il prezzo record di 400 euro la tonnellata alla Borsa di Parigi, guadagnando il 38% in una settimana. Il mais, a Chicago, sale del 3,31% a 773 dollari allo staio (bushel); il frumento +6,52% a 1.225,25 dollari allo staio.

Trema l’euro e salgono i prezzi dei T-Bond e Bund

La situazione non incoraggia gli acquisti sull’euro, che arretra ai minimi dal 2020 e tratta sempre più vicino alla parità contro dollaro, che ormai deve “spendere” solo 1,09 per una moneta unica.

L’indice del biglietto verde guadagna quasi l’1%.

Il toro, in fuga dalle azioni, cerca riparo nell’obbligazionario. In particolare, salgono i prezzi dei T-Bond e dei Bund.

I prezzi dei titoli Usa sono in rialzo e i rendimenti in ribasso nonostante l’ottimo rapporto sull’occupazione a febbraio che fornisce altri argomenti alla Fed per aumentare i tassi.

Il Treasury decennale mostra un rendimento dell’1,70% in calo del 7,53% dalla chiusura di ieri.

Il mese scorso negli Usa sono stati creati 678mila posti di lavoro (escluso il settore agricolo) contro attese di gran lunga inferiori. La disoccupazione è scesa dal 4% al 3,8%, il miglior dato dall’inizio della pandemia, contro attese per un calo al 3,9%. Insomma, non sembra che il lavoro offra scappatoie a Jerome Powell, benché la retribuzione oraria media sia rimasta invariata.

In Europa il rendimento del Bund decennale benchmark torna negativa (-0,1%). Chiude in rosso il secondario italiano, con lo spread a 162 punti base (+3,71%) e un tasso del Btp decennale di +1,53%, invariato rispetto alla vigilia.

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