Silenzio, parla la Fed. Gli operatori finanziari europei inizieranno l’ultimo weekend di agosto solo dopo aver ascoltato le parole di Janet Yellen, che interverrà alla conferenza di Jackson Hole nel tardo pomeriggio, per non influenzare le ultime battute della settimana finanziaria. Di qui la facile previsione che la seduta odierna non registrerà movimenti di rilievo: il weekend servirà a digerire, se ci saranno, le indicazioni in arrivo dalla Banca centrale.
Nell’attesa sia Robert Kaspaln, della Fed di Dallas, sia Esther George, presidente della Federal Reserve di Kansas City che ospita il meeting, si sono spinti a dichiarare che “è tempo di muoversi per alzare il costo del denaro in modo graduale”, anche se “non c’è bisogno che l’approccio sia aggressivo”. Ovvero, entro il 2016 ci sarà un solo rialzo, pari ad un quarto di punto, probabilmente a dicembre, dopo le elezioni.
Nel frattempo, le Borse si sono mosse poco, e in ordine sparso.
TOKYO IN DEFLAZIONE, HILLARY FRENA IL PHARMA
La deflazione peggiora in Giappone. Stamane la Borsa di Tokyo perde lo 0,9% sull’onda di un nuovo balzo in avanti dello yen. L’inflazione è scesa a -0,5% dal precedente -0,4%, ai minimi dal marzo 2013. Il mercato dà per scontati nuovi stimoli per sostenere i prezzi, ma crescono i dubbi sull’efficacia della terapia, anche perché i margini di azione sono sempre più esigui: il bond decennale tratta a -0,071%. Meglio le Borse cinesi: Shanghai +0,6%, Hong Kong +0,7%.
Wall Street ha chiuso ieri sera in lieve flessione: Dow Jones -0,18%, S&P 500 -0,14%. In ribasso anche il Nasdaq (-0,11%). Sotto pressione il settore salute: continua il braccio di ferro su Mylan (-0,7%), che resiste all’invito di abbassare il prezzo di EpiPen, un antiallergico venduto “con profitti vergognosi”, secondo Hillary Clinton (+400% il rialzo dal 2010). Il pressing del candidato democratico alla presidenza si è fatto sentire anche in Europa: il settore è il calo dell’1,42%. A Milano Recordati arretra del 2,25%.
I dati macroeconomici giunti da oltreoceano sembrano dare ragione ai falchi della Fed. Gli ordini di beni durevoli sono saliti a luglio del 4,4%, al di sopra delle attese del consenso degli economisti (+3,4%). Bene anche il mercato del lavoro: le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono scese di 1.000 unità, a quota 261.000 unità, rispetto alle 265.000 attese dal consenso.
PETROLIO IN SALITA: L’IRAN PARTECIPERÀ AL MEETING OPEC
Petrolio in rialzo dopo la conferma che l’Iran parteciperà al meeting dell’Opec in programma in Algeria il mese prossimo: Brent a 49,5 dollari il barile, Wti in rialzo dello 0,4% a 47,3 dollari.
È stata però una giornata di realizzi per i petroliferi in Piazza Affari: Eni -1,1% nonostante l’avvio della copertura di Macquarie con rating outperform e un target price a 16 euro, il 19,6% in più rispetto al prezzo attuale. Deboli anche Saipem e Tenaris, entrambe a -1,3%.
MILANO -1,1%. IL TESORO OFFRE 7,75 MILIARDI A MEDIO-LUNGO TERMINE
Nel Vecchio Continente, stamane alla ribalta ci sono i dati del prodotto interno lordo della Francia e, soprattutto, quelli del del Regno Unito, i primi dopo Brexit. Sul fronte societario è in programma la trimestrale di Prada. È prevista un’apertura in flessione per i listini europei, in attesa di lumi sulle mosse della Fed.
Ieri la Borsa di Milano ha chiuso in calo dopo tre giorni consecutivi di rialzo: l’indice Ftse Mib ha perso l’1,1% a 16.710 punti. Meno pesanti le perdite delle altre Borse europee: Londra -0,3%, Parigi -0,7%, Francoforte -0,9%. L’indice Ifo, indicatore della fiducia delle imprese tedesche, è sceso ad agosto al livello più basso dal dicembre 2014, a 106,2 punti. Il dato conferma il calo dell’ottimismo dei manager dopo il voto in Gran Bretagna per lasciare l’Unione europea.
Si restringe lo spread con il Bund dei titoli periferici sostenuti dall’accordo fra Ue e Portogallo sulla ricapitalizzazione della banca statale Gcd attraverso un’iniezione fino a 2,7 miliardi di euro in fondi statali e quasi altrettanto in bond e azioni. Il Tesoro offrirà martedì prossimo 30 agosto tra 6,26 e 7,75 miliardi di titoli a medio-lungo termine.
IL MERCATO NON CREDE A FINECO-BANCA GENERALI
Dopo i forti rialzi delle ultime sedute giornata di realizzi per tutte le banche. Perde colpi Unicredit (-3,7%). In attesa di novità dalla trattativa per la cessione del 33% di Banca Pekao, a muovere la speculazione sono state le voci di una possibile fusione tra Fineco Bank (-1,4%) e Banca Generali (+0,67%), operazione suggerita da alcune case d’affari ma vista con molto scetticismo dagli analisti, che ritengono i due istituti difficili da integrare.
Chiusura in rosso anche per Bper (-2,96%): l’ad Alessandro Vandelli ha informato ieri sera il Cda che, dopo il fallimento del tentativo di vendita congiunta i fondi Usa delle quattro good bank (nate dalla risoluzione di Banca Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti), torna d’attualità l’ipotesi di un acquisto di Banca Marche e della Popolare dell’Etruria. Si chiama invece fuori dalla partita Ubi Banca (-2,15%), accostata nei giorni scorsi a Cariferrara. In ribasso anche Intesa (-0,8%), Banco Popolare (-2,8%) e Monte Paschi (-2%).
GENERALI E UNICREDIT VERSO L’USCITA DALL’EUROSTOXX 50
L’eco del terribile e devastante terremoto che ha colpito l’alto Lazio e le Marche si è fatta sentire anche sui titoli assicurativi, nonostante l’impatto sulle compagnie non dovrebbe essere troppo rilevante: attorno ai 20 milioni per le Generali (-2,84%), in base alle stime basate sul precedente dell’Aquila e al netto della riassicurazione. Al ribasso ha contribuito la prospettiva che il 31 agosto prossimo il titolo possa uscire dall’indice Eurostoxx 50 assieme a Unicredit ed alla francese Carrefour. UnipolSai -1,23%.
VIVENDI A MEDIASET: A FINE SETTEMBRE L’ACCORDO SARÀ NULLO
In forte calo Mediaset (-2,3%). Ieri sera, al termine del Cda, è arrivata la secca presa di posizione di Vivendi sulla vicenda Premium: “Dall’audit e dalle nostre analisi – recita un comunicato del gruppo transalpino – i dati forniti prima della firma dell’accordo non sono realistici e si fondano su basi artificialmente aumentate”.
Questa situazione, aggiunge la nota, “ha portato le due parti a cercare di negoziare i termini del contratto in giugno. Mentre proseguivano i contatti con Vivendi, Mediaset e Fininvest hanno bruscamente lanciato attacchi mediatici a danno degli interessi e dell’immagine di Vivendi”.
Il comunicato aggiunge che l’accordo potrebbe decadere comunque il 30 settembre, data ultima per il via libera della Commissione che non si occuperà del dossier fintanto che le parti discutono i loro punti di divergenza. Il gruppo parigino ha aggiunto di prevedere che la prima udienza relativa alla causa intentata da Mediaset non si terrà prima del 27 febbraio 2017. C’è ancora tempo per litigare prima dell’accordo che il mercato giudica inevitabile. La pay tv, intanto, provoca dolori a Bolloré anche in patria: il gruppo media, che ha realizzato ricavi per 2,55 miliardi circa (-1,9%) ha annunciato tagli dei costi a Canal+ per 300 milioni di cui 60-80 milioni già nel 2016.
Poco mossa Telecom Italia (-0,19%), sostenuta dalle voci su un possibile interesse di Orange a entrare nel capitale sociale del gruppo italiano attraverso un accordo con Bolloré, come sostenuto da Challenge, affidabile magazine transalpino.
FRENA L’AUTOMOTIVE, MA SAMSUNG SOSTIENE FCA
In frenata l’automotive (-1,5% l’indice Stoxx europeo). A Milano arretrano Cnh Industrial (-2,44%), Ferrari (-0,55%) e, fuori dal paniere principale, anche Pininfarina (-2,57%) e Piaggio (-2,1%). Meglio del mercato ha fatto Fiat Chrysler (-0,16%), grazie al ritorno di attenzione verso una possibile vendita di Magneti Marelli a Samsung per più di 3 miliardi di dollari.
Leonardo -1,8%: il gruppo ha messo in moto uno sforzo massiccio di relazioni pubbliche a Taiwan per salvare un accordo con una compagnia aerea locale che potrebbe avere, secondo quanto stimato da Banca Akros, un valore intorno a 1,5-2 miliardi di euro.
Tra le small caps, bene Elica (+6,76%) dopo la chiusura del semestre che ha visto l’utile in espansione del 76%.