Giornata poco mossa sui mercati, dopo l’euforia di qualche giorno fa. Piazza Affari attende ancora con fiducia la formazione del governo di Mario Draghi, che inevitabilmente ha scosso i listini ancora prima di entrare in carica: lo spread Btp Bund si conferma saldamente sotto quota 100 e il Ftse Mib è stabile sopra i 23.000 punti.
Sotto i riflettori ci va inevitabilmente Unicredit, che intorno alle 10,30 perde circa il 2,5% in zona 8,5 euro per azione, dopo che le svalutazioni lasciate in eredità dalla gestione Mustier hanno provocato nel 2020 un rosso da 2,78 miliardi. Tuttavia la banca di piazza Gae Aulenti conta di tornare all’utile già quest’anno, oltre i 3 miliardi. E da aprile entra in carica il nuovo CEO Andrea Orcel.
Vanno meglio le altre banche: Intesa Sanpaolo viaggia poco sopra la parità. Oggi sono stati pubblicati i conti di Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking, che evidenziano nel 2020 il nuovo record storico per le masse amministrate, sopra i 257 miliardi di euro, grazie ad una raccolta netta da 11,7 miliardi, realizzata nello scenario che sappiamo. Il risultato della gestione operativa è stato in linea col 2019 a 1,34 miliardi, mentre l’utile netto è in calo da 906 a 817 milioni di euro, anche se la società sostiene che sia per colpa di oneri non ricorrenti. Confermata infine una solida patrimonializzazione, con Common Equity Tier 1 Ratio al 21,9%.
La miglior banca in apertura di seduta è Mediobanca (+1,9%), bene anche Nexi (+1,3%) e i titoli tecnologici, con Stmicroelectronics in buona evidenza (+2%). Bene anche Banca Generali, dopo i conti pubblicati ieri, ai quali ha fatto seguito la promozione di Equita, Kepler Cheuvreux, Mediobanca, Intermonte, che hanno tutte alzato il rating. Fuori dal Ftse Mib da segnalare il rally di Fincantieri (+5%). Il rialzo era atteso dagli analisti, ma potrebbe ancora una volta essere un segnale della svolta in arrivo con Draghi, anche e soprattutto sugli investimenti in infrastrutture e trasporti.
Cauti anche gli altri listini europei: piatta Francoforte, in leggerissimo avanzamento, mentre segna un quasi nulla di fatto Parigi, appena sotto la parità. Senza spunti anche Londra, che non evidenzia significative variazioni sui prezzi, anche se per il Ftse 100 è arrivata la doccia fredda: come ha scritto il Financial Times, la Borsa inglese non è più la prima in Europa per volumi scambiati. Tra gli effetti della Brexit c’è stata infatti una migrazione delle transazioni verso le piazze finanziarie continentali, in particolare Amsterdam che ha appena piazzato il sorpasso: a gennaio ha scambiato 9,2 miliardi di euro di azioni ogni giorno, contro gli 8,6 miliardi di Londra.
Per quanto riguarda le materie prime rallenta la corsa del petrolio: oggi il Brent retrocede a 61 dollari al barile (dai 61,5 della chiusura di ieri), e il Wti è appena sopra i 58 dollari al barile. L’oro è piatto sui 1842.53 dollari l’oncia, stabile anche l’euro che si scambia con 1.212 dollari.