Brexit o non Brexit? Dopo la decisione dell’Alta corte di Londra di rinviare la scelta al parlamento, la domanda di oggi sembra questa. Un dubbio amletico che si aggiunge ai tanti che tengono i mercati sul filo del rasoio, dalle elezioni Usa, al referendum costituzionale italiano, dalle scelte della Fed a quelle della Bce.
Oggi le borse vivono una giornata nervosa. In Europa Milano chiude a -0,33%, Francoforte -0,43%. Poco sotto la parità Parigi, -0,07%. Fa peggio Londra, -0,80%, sulla scia della notizia di giornata. Per contro la sterlina si apprezza sul dollaro, nella prospettiva di una potenziale riapertura dei giochi. Anche Wall Street apre timida e dopo un tentativo di rimbalzo i tre listini principali vanno in rosso. Il sentiment generale rimane cauto per le elezioni presidenziali della prossima settimana. Trump o Clinton? Alcuni sondaggi danno i due candidati alla pari, mentre il peso messicano, una specie di barometro del clima elettorale, risulta in calo sul dollaro, perciò sfavorevole a Hillary. La paura si chiama Donald, persino per il settore del lusso. Se vincesse, dicono gli esperti di Exane Bnp Paribas, il dollaro andrebbe giù, per l’approccio protezionistico del candidato e ci sarebbe una pressione al ribasso sui prezzi dei beni di lusso negli Stati Uniti. Fra i titoli soffre Facebook, nonostante una trimestrale brillante, perché prevede un calo pubblicitario nel 2017.
Nel Ftse Mib restano deboli i bancari, a parte Intesa Sanpaolo che mette a segno un +1,19%. Viaggiano di mezzo punto circa sotto parità le Bpm e Bp. Per Unicredit -0,09%, in una giornata altalenante. Secondo notizie stampa starebbe pensando a una riduzione del cda per rendere più incisiva l’azione del board.
Cede quasi un punto Mps (-0,94%), che nella relazione all’assemblea per l’aumento del capitale, chiama in causa il referendum e la “sostanziale indisponibilità manifestata dagli investitori istituzionali ad assumere importanti decisioni di investimento relative a società italiane prima di conoscere l’esito del referendum costituzionale”. Male Ubi Banca -2,62%.
Giù Brembo -2,36%; sul fronte opposto Luxottica +2,96%. Mediaset cede l‘1,61%, mentre si avvicina l’udienza dell‘8 novembre per il sequestro del 3,5% di Vivendi, dopo la rottura coi francesi su Premium. Sempre in casa Berlusconi, a seguito della decisione della Bce, sono sospesi i diritti di voto di Fininvest sul 20,1% di Mediolanum (+0,91%).
Fuori dal listino principale, dopo il tracollo di ieri, brilla Stefanel (+19,05%), che oggi ha depositato il ricorso per il concordato al tribunale di Treviso; tonfo per il Sole 24 ore (-9,09%).
Euro poco mosso, petrolio sotto i 45 dollari al barile a NY, oro in risalita come bene rifugio. Cala lo spread del Btp sul decennale tedesco (-0.45%), ma continua il pressing teutonico su Draghi: per il ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble la Bce ‘è arrivata al limite delle sue possibilità” a livello di politica monetaria. Oggi la Bce, sul suo bollettino, conferma “una ripresa moderata ma costante per l’economia dell’area dell’euro e un graduale incremento dell’inflazione”.