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Borse in altalena: forte volatilità, pesa il mancato accordo sul petrolio a Doha

Le Borse europee risalgono la china dopo un’apertura di contrattazioni molto negativa. E’ il caso anche di Milano: Piazza Affari, dopo l’apertura a -1,8% su cui aveva pesato il mancato accordo tra i Paesi produttori di petrolio a Doha, a metà giornata si è riassestata e viaggia intorno al +0,1%. La Borsa milanese si segnala come la migliore tra i listini europei, seguita da Londra (-0,12%), Francoforte (-0,25%) e Parigi (-0,30%).

Sulla risalita dei listini pesa il relativo miglioramento delle quotazioni del petrolio, che erano colate a picco dopo la giornata di ieri. Il mancato accordo fra i produttori riuniti a Doha aveva spinto le quotazioni del Wti al -6,8% e quelle del Brent a -7%, prima del recupero rispettivamente a -3,21% e -2,71%.

Tra i titoli legati al petrolio, in sofferenza Eni (-1,70%), mentre Saipem, dopo un’apertura negativa, si segnala come il maggior rialzo del listino, a +3,59%. In crescita anche Finmeccanica (+2,58), Unipol (+2,12%), Anima Holding (+2,12) e Banca Monte Paschi Siena (+1,50%).

La maglia nera del listino italiano spetta invece a Unicredit (-3,14%), che oggi ha siglato un accordo con Quaestio Management (fondo Altante) per la garanzia all’aumento di capitale della Popolare di Vicenza. Sul fronte del fondo Atlante, da segnalare anche l’adesione della Banca Popolare di Sondrio, che ha espresso il proprio formale impegno alla sottoscrizione di quote del fondo di investimento per un importo massimo di 50 milioni di euro. 

Fra le altre banche, Carige +4,8%, Bper +0,7%, Bpm +1,3%, Banco Popolare +0,08%. Pesanti Finecobank (-1,63%) e Prysmian (-1,18%) su cui grava lo stacco delle cedole, e Stmicroelectronics (-1,6%), dopo il balzo in avanti registrato venerdì. Nel resto del listino, da segnalare Telecom Italia (+0,78%), Mediaset (+0,26%) e Fca (+0,4%).
 
Chiusura generalmente negativa per le borse asiatiche, sui cui hanno inciso diversi fattori, a partire dal sisma avvenuto in Giappone, nella prefettura di Kumamoto (dove si trovano stabilimenti produttivi di Toyota, Sony, Bridgestone e Panasonic), fino alla caduta delle quotazioni del petrolio, passando per il rallentamento record del Pil cinese, +1,1% nel primo trimestre.

Nel primo giorno di contrattazioni dopo il sisma Tokyo ha chiuso con un ribasso del 3,40%. Shanghai ha chiuso in calo dell’1,4%, così come Hong Kong. In flessione anche Sidney e Taiwan, entrambe a -0,4%.

Molto negativa anche Mosca, che dopo aver toccato anche il -4% in avvio, ritraccia a -2,66%. Anche sulle quotazioni del listino russo pesano soprattutto i timori legati al mancato accordo di Doha per il congelamento delle quote di produzione di petrolio ai livelli di gennaio.

Timori che sono stati in parte smorzati dalle dichiarazioni del ministro dell’Energia russo Aleksander Novak, che ha assicurato che la quantità di petrolio prodotta non cambierà: “Credo che per la Russia ciò non apporterà alcuna conseguenza, perché le nostre aziende hanno continuato a operare nel mercato con alta capacità competitiva. Riteniamo che la situazione di mercato si dirigerà verso un equilibrio tra domanda ed offerta”. Secondo Novak, comunque, l’accordo sul congelamento sarà firmato in tempi brevi.

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Categories: Finanza e Mercati