Borse in rosso in Europa, al termine di una seduta tutta negativa, che nel finale ha fatto qualche piccolo passo avanti. Crolla il petrolio e risale l’euro, mentre il secondario italiano azzera le perdite e i titoli di Stato Usa vedono rendimenti in calo.
I LISTINI EUROPEI
Piazza Affari cede l’1,63% e scende a 26.177 punti, dopo un’incursione sotto quota 26mila nel corso degli scambi. Le vendite hanno colpito soprattutto i titoli industriali, finanziari e petroliferi.
Nel resto d’Europa: Francoforte -1,92%; Parigi -0,82%; Amsterdam -1,12%; Madrid -0,83%; Londra -1%.
TOKYO E NEW YORK
L’antipasto dei listini continentali, stamattina, è stato un tonfo del Nikkei di Tokyo del 2,13%, mentre nel pomeriggio l’avvio negativo di Wall Street ha solo confermato il sentimento negativo, senza appesantirlo. La globale avversione al rischio, nella settimana corta di Natale, viene in gran parte dalle preoccupazioni per la variante Omicron, che disorienta per la sua virulenza e costringe i paesi a nuove misure restrittive (l’Olanda ha decretato il lockdown), mentre solleva dubbi sull’efficacia dei vaccini nonostante le rassicurazioni dei produttori soprattutto grazie alle terze dosi. Oggi c’è stato il via libera dell’Ema al siero di Novavax per adulti, che diventa così il quinto tipo di vaccino disponile.
A infondere incertezza ha contribuito inoltre la decisione della banca centrale cinese di abbassare i costi di finanziamento alle banche, una mossa letta da alcuni osservatori come una conferma del rallentamento dell’economia del celeste impero.
Negli Usa inoltre pesa la decisione del senatore democratico Joe Manchin di non votare il pacchetto da 1.750 miliardi di dollari del presidente Joe Biden, che a questo punto non ha i numeri in Senato per far approvare il suo piano di spesa ‘Build Back Better’. A causa di questa notizia Goldman Sachs ha tagliato le sue previsioni di crescita degli Stati Uniti (nel primo trimestre 2022, crescita rivista dal 3% al 2%).
ZEGNA DEBUTTA A NEW YORK
Nonostante il clima gelido l’accoglienza è calda, sulla Piazza di New York, per il titolo Ermenegildo Zegna nel giorno del suo debutto. Dopo un’apertura a 10,33 dollari, il titolo sale ora del 10,85% a 11,24 dollari. Zegna è arrivato sul listino americano grazie a una combinazione con la Spac dell’Investindustrial di Andrea Bonomi. Quando era tarda notte in Italia i due gruppi – Zegna e Investindustrial Acquisition Corp (Iiac) – hanno comunicato di aver completato l’aggregazione aziendale. La famiglia Zegna manterrà il controllo con quasi il 66% del capitale, Investindustrial rimarrà azionista di rilievo con circa il 13% mentre il flottante è attorno al 21%.
MODERNA IN RALLY
Moderna è il titolo migliore dello S&P500 dopo aver annunciato i dati preliminari sulla metà dose di richiamo del suo vaccino attualmente autorizzato, che aumenta il livello di anticorpi di circa 37 volte; una dose completa di 100 microgrammi sarebbe ancora meglio, poiché aumenta i livelli di anticorpi di circa 83 volte. Il siero sarebbe efficace contro Omicron.
FARMACEUTICI IN EVIDENZA A MILANO
Alcuni titoli del settore salute sono in evidenza anche a Milano. Diasorin, reduce dal pesante ribasso di venerdì scorso, rimbalza dell’1,07%.
Jefferies ha alzato il target price a 134 euro da 125. Secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo inoltre “il titolo ha già incluso i deludenti target finanziari 2022-25 di venerdì scorso”.
Spunti su Amplifon +0,05%.
Tra le poche blue chip con il segno più in questa giornata di vendite ci sono inoltre Prysmian +0,51% e Terna +0,26%.
I MAGGIORI RIBASSI DEL FTSE MIB
Sul listino principale le performance peggiori sono quelle dei titoli di casa Agnelli, in un settore auto negativo a livello europeo: Cnh -3,93%; Stellantis -3,64%; Exor -3,89%; Ferrari -3,21%.
In calo anche i titoli finanziari, guidati da Mediobanca -3,64%.
Fuori dal paniere principale è in rosso Mps (-2,83%), dopo l’annuncio del piano industriale che prevede una ricapitalizzazione per 2,5 miliardi nel 2022.
Sofferenza per la Juventus (-6,37%), nel giorno in cui è stata chiusa in anticipo l’offerta in Borsa dei diritti inoptati legati all’aumento di capitale.
L’OBBLIGAZIONARIO
L’obbligazionario recupera le perdite mentre il FT sottolinea l’importanza di una “second best” per Mario Draghi alla Presidenza della Repubblica
In un contesto di fuga dall’azionario e acquisti di titoli di Stato sicuri come i Bund, il secondario italiani limita i danni e recupera le perdite iniziali. Lo spread con il decennale tedesco resta a 128 punti base (-0,32%), mentre il rendimento del Btp chiude a +0,92% e quello del Bund a -0,37%.
Sono per ora tranquilli i movimenti sulla carta tricolore, nonostante qualche fibrillazione politica, mentre con l’anno nuovo si avvicina a grandi passi l’elezione del Presidente della Repubblica. Oggi sul Financial Times, Bill Emetton, storico direttore dell’Economist, risponde al suo ex giornale e dice che il Quirinale per il premier è sicuramente la seconda miglior opzione perché un’altra idea “di cui molto si discute – e cioè che Draghi possa rimanere primo ministro fino al 2023 – non è che un’illusione. I progressi, considerevoli, compiuti in questi 10 mesi a palazzo Chigi sono dipesi da un cessate il fuoco tra i partiti della coalizione che forma la sua maggioranza, al di fuori della quale c’è solo Fratelli d’Italia. Passato gennaio, quella tregua potrebbe reggere per altri sei mesi, al massimo, prima che la febbre delle elezioni inizi a salire. Sei mesi con le mani su un volante sempre più incontrollabile o sette anni a dirigere il traffico: questa è la vera opzione per Draghi, e per i parlamentari italiani”.
Oggi intanto si è svolto un cordiale incontro a Roma di Draghi con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha elogiato l’Italia per i suoi progressi, anche sul fronte della pandemia. Per Draghi sul patto di stabilità le posizioni dei due paesi si avvicineranno.
ALLA BUNDESBANK ARRIVA NAGEL
In un contesto in cui molto è in divenire ai vertici della Bundesbank arriverà con l’anno nuovo
Joachim Nagel, dopo l’addio di Jens Weidmann. Nagel, socialdemocratico è stato definito la più colomba dei falchi della banca centrale tedesca..
EURO, PETROLIO E ORO
Sul mercato dei cambi scende leggermente l’indice del dollaro e l’euro recupero terreno, ma resta sotto 1,13.
L”Aussie’ australiano, considerato un indicatore dell’appetito per il rischio, perde lo 0,23% contro il biglietto verde dopo aver toccato il minimo da 13 giorni.
È decisamente negativo l’andamento del petrolio, a causa delle preoccupazioni per la ripresa economica mondiale e per la variante Omircon del coronavirus. Il Brent cede il 5% e tratta intorno a 69,8 dollari al barile; il Wti perde il 5,7%, 66,7 dollari al barile.
È poco mosso l’oro: lo spot gold è in lieve ribasso, intorno a 1793,50 dollari l’oncia.