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Borse, il D-Day dei dazi è arrivato e porta cali ovunque. Il timore è un rallentamento globale, Usa compresi

Pixabay

Ore 05:01 GMT: sono scattati stamane i dazi statunitensi su Canada, Messico e Cina e la risposta dei mercati è stata rapida e decisa: vendere azioni e acquistare obbligazioni. Persino il dollaro, che all’inizio della guerra commerciale si era rafforzato, ora non è più così baldanzoso, così come il prezzo del greggio: il timore ora è per un rallentamento economico globale e per le ricadute sull’economia statunitense, soprattutto alla luce di una serie di dati deboli nelle ultime settimane. Si mantengono sostenuti euro e sterlina, mentre i leader europei stanno elaborando un piano di pace per l’Ucraina anche se Washington sembra avvicinarsi sempre di più a Mosca.

I dazi e contro-dazi

Trump sembra aver adottato una linea più dura , affermando che i suoi vicini del nord e del sud “non avevano più margine” per negoziati che avrebbero potuto ritardare ulteriormente le imposte del 25%, dopo una precedente sospensione di un mese dell’esecuzione. La Cina è stata colpita da una tariffa raddoppiata al 20%, dopo i dazi generali imposti solo un mese fa. Ora viene messa ancora più in risalto la minaccia di Donald Trump di imporre dazi anche all’UE: la scorsa settimana aveva detto che erano in arrivo imposte del 25% su “automobili e altre cose” prodotte in Europa.

Il Giappone è l’ultimo a rivelarsi un potenziale obiettivo tariffario: ieri Trump ha dichiarato di aver attaccato telefonicamente non meglio specificati “leader” giapponesi per aver “ucciso la loro valuta”. Creando un po’ di confusione, oggi il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha dichiarato di non aver parlato con Trump sulla politica sui cambi.”Il Giappone non ha adottato una politica di cambio per indebolire lo yen”, ha dichiarato ai giornalisti il ministro delle Finanze giapponese Katsunobu Kato, “Questo si può capire guardando ai nostri recenti interventi valutari”. L’anno scorso il ministero ha speso circa 100 miliardi di dollari per intervenire sui mercati non per indebolire lo yen ma per sostenerlo, dato che i consumatori e le imprese hanno lottato per far fronte all’aumento dei prezzi, in parte causato dalla valuta più debole. I commenti del presidente degli Stati Uniti rafforzeranno probabilmente l’opinione dei trader secondo cui c’è poco da guadagnare scommettendo su un nuovo indebolimento dello yen.

Alcuni analisti e investitori dicono che tutto ciò potrebbe rivelarsi in gran parte una tattica negoziale piuttosto che la nuova realtà del commercio globale. Ma per ora il mercato preferisce prima vendere e attendere che la situazione diventi più chiara in un secondo momento.

Non solo le politiche commerciali di Trump freneranno notevolmente la crescita globale, ma rappresenteranno anche una ferita autoinflitta in un momento in cui l’economia statunitense appare più vulnerabile. Continuano a salire le scommesse su un ulteriore allentamento monetario da parte della Federal Reserve. Gli operatori ora stimano tre tagli dei tassi di un quarto di punto quest’anno, rispetto ai due di pochi giorni fa e a un solo taglio previsto il mese scorso.

Ora si attendono le contromisure ai dazi, dopo che già si sono pronunciati in tal senso Ottawa e Pechino.
La mossa di Washington, secondo quest’ultima, è basata sul “pretesto di preoccupazioni relative al fentanyl”, ricordando che la Repubblica popolare “è uno dei più severi e scrupolosi esecutori al mondo delle politiche antidroga”. Pechino e Washington “hanno avviato una cooperazione ampia e approfondita sul controllo del narcotraffico, ottenendo risultati significativi”. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno “ripetutamente sottratto le proprie responsabilità e hanno commesso gli stessi errori usando la questione del fentanyl come pretesto per imporre tariffe aggiuntive sulle esportazioni cinesi”, ha aggiunto il portavoce. L’iniziativa americana “ignora i fatti, le regole del commercio internazionale e le preoccupazioni globali ed esemplifica unilateralismo e bullismo.

Persino il dollaro ora perde forza sulle principali valute

Ciò mantiene il dollaro sottotono, in contrasto con la tendenza precedente, quando le politiche protezionistiche di Trump avevano rafforzato la valuta. L’euro è rimasto stabile a 1,0484 dollari dopo un rally dell’1,1% di lunedì. La sterlina è rimasta stabile a 1,2697 dollari dopo un avanzamento dell’1%, vicina al massimo degli ultimo mese e mezzo, mentre i leader europei cerano di elaborare un piano di pace per l’Ucraina da presentare a Washington. Il dollaro canadese e il peso messicano si sono indeboliti solo leggermente, mentre il dollaro australiano è sceso al minimo storico di un mese.
Tuttavia, lo yuan cinese è rimbalzato dal livello più basso dal 13 febbraio nelle contrattazioni offshore, con la Banca Popolare Cinese che continua a guidare la valuta verso un rafforzamento attraverso il fixing ufficiale. Lo yen, valuta rifugio, sta guadagnando terreno e martedì mattina è arrivato a un passo dal raggiungere il massimo degli ultimi cinque mesi.

Il petrolio greggio si è accasciato sui timori che un rallentamento economico porti a un calo della domanda. Il petrolio greggio ha esteso i ribassi da lunedì, quando sia il Brent che il WTI sono scesi attestandosi ai livelli più bassi dall’inizio di dicembre. Tanto più che l’OPEC+ sembra abbia intenzione di procedere con un aumento programmato della produzione di petrolio ad aprile.
I future sul Brent sono scesi dello 0,9% a 70,97 dollari al barile, mentre i future sul greggio statunitense West Texas Intermediate sono scesi dello 0,7% a 67,87 dollari al barile.

Il Bitcoin è passato di mano a 84.220 dollari, mentre l’ottimismo riguardo a una riserva strategica di criptovaluta statunitense è rapidamente svanito, un giorno dopo che Trump ha riacceso le speranze con un post sui social media in cui nominava cinque token, tra cui Bitcoin, come parte del piano. L’oro è sceso dello 0,2% a 2.889 dollari l’oncia.

Wall Street ieri in netto calo. Nvidia perde quasi il 9%

A Wall Street, il Dow Jones ha chiuso in calo (-1,48%) e si attesta su 43.191 punti. Sulla stessa linea, l’S&P-500 ha sofferto di forti vendite e ha archiviato la seduta a 5.850 punti. Depresso il Nasdaq 100 (-2,2%); con analoga direzione, in netto peggioramento l’S&P 100 (-2,04%). Tra le blue chips, i più forti ribassi si sono verificati su Dow, che ha archiviato la seduta a -5,38%, Intel, che scende del 4,17%, ma soprattutto da segnalare le vendite su Nvidia, che ha terminato le contrattazioni a -8,81%.

Ieri i dati hanno mostrato che i prezzi alla fabbrica Usa sono balzati al massimo degli ultimi tre anni e che le consegne dei materiali stanno richiedendo più tempo, il che suggerisce che i dazi sulle importazioni potrebbero presto ostacolare la produzione.

Borse Asiatiche tutte in rosso. La Cina apre il conclave

Dopo il crollo di Wall Street di lunedì, le azioni sono state vendute in tutta l’Asia. Nel frattempo, i rendimenti dei titoli del Tesoro USA hanno continuato a scendere durante gli orari asiatici, con il rendimento a 10 anni sceso al minimo da ottobre al 4,115%, i minimi da ottobre. Man mano che passano le ore le azioni asiatiche stanno riducendo le forti perdite iniziali. Il Nikkei del Giappone è sceso dell’1,6%.

Hang Seng di Hong Kong è sceso dello 0,4%. Le Blue chip della Cina continentale sono diminuite dello 0,2%. In Cina l’annuncio delle tariffe è arrivato prima della riunione del Congresso nazionale del popolo cinese: il ramo legislativo del parlamento cinese aprirà domani mattina 5 marzo i suoi lavori annuali presso la Grande sala del popolo su Piazza Tienanmen, mentre la chiusura è prevista nel pomeriggio dell’11 marzo. E’ quanto ha annunciato Lou Qinjian, portavoce del Congresso, nel briefing di presentazione oggi, aggiungendo che nei sette giorni di attività sono previste nel complesso tre sessioni plenarie e altrettante conferenze stampa dedicate a diplomazia, economia e qualità della vita quotidiana. “Questo Congresso sarà l’ultimo del 14/esimo Piano quinquennale”, ha aggiunto Lou. Gli investitori sono in attesa di ulteriori stimoli economici, elementi che potrebbero dare una spinta al recente rally del mercato azionario.

La borsa di Taiwan è debole, indice Taiex di Taipei è a -0,4%. TSMC perde l’1,3%. Il colosso della produzione di chip per conto terzi investirà almeno 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Lo ha annunciato ieri sera Donald Trump alla Casa Bianca, sottolineando che l’investimento sarà in Arizona. “I chip più potenti al mondo saranno prodotti negli Stati Uniti”, ha detto Trump sottolineando che molte aziende “vogliono annunciare investimenti, ma io non ho tempo per tutti”.

Altrove, in Asia Pacifico. La borsa di Seul è in lieve calo nel finale di seduta. Sulla parità l’indice BSE Sensex di Mumbai. Indice Straits Times di Singapore -0,3%.

Borse europee viste aprire in calo. Si guarda all’Ucraina

Le borse dell’Europa dovrebbero aprire in ribasso: il future dell’indice EuroStoxx 50 è a -1%. Gli investitori sono in attesa di avere lumi dai leader plitici che stanno cercando di elaborare un piano di pace per l’Ucraina

Banco BPM . L’AD di Banco Bpm Giuseppe Castagna ritiene che l’offerta su Anima Holding possa partire da marzo. “Stimiamo che dalla seconda parte marzo si possa partire con l’offerta su Anima”, ha detto l’AD intervistato dal Sole 24 Ore. La settimana scorsa gli azionisti di Banco Bpm hanno approvato quasi all’unanimità la decisione della banca di rilanciare l’offerta su Anima, dando il via libera ad un’operazione chiave della strategia di difesa dell’istituto contro l’Ops di UniCredit.

Generali . Francesco Gaetano Caltagirone sale anche nel capitale. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il costruttore romano avrebbe incrementato nelle ultime ore la partecipazione nella compagnia assicurativa dal 7 all’8%

Leonardo La francese Thales ha battuto i record di ordini e fatturato nel 2024, grazie alla attività di difesa, stimolata dalle tensioni geopolitiche, e al dinamismo della costruzione aeronautica. Nonostante la domanda fiacca per il ramo spaziale, attualmente in fase di ristrutturazione, il gruppo industriale francese ha raggiunto gli obiettivi finanziari annuali, in particolare la redditività, e ha generato un utile netto di gruppo di 1,42 miliardi, si legge in un comunicato stampa.

Stellantis. Citi e JP Morgan tagliano il target price. A febbraio il gruppo ha registrato un calo delle immatricolazioni di auto in Italia del 14,7% su anno, a fronte del -6,3% totalizzato dal mercato, secondo i dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha detto ieri che l’esecutivo Ue presenterà questo mese una proposta per consentire alle case automobilistiche europee di poter avere un margine di tempo di tre anni, anziché uno, per raggiungere gli obiettivi di emissione di Co2, che rimangono invariati.

TIM. Vivendi ha presentato ricorso in appello contro la sentenza del tribunale di Milano che aveva respinto un precedente tentativo del gruppo francese di contestare la vendita da parte di Tim della rete NetCo al fondo Kkr. Lo ha riferito Reuters, citando due fonti anonime. Vivendi, che detiene una partecipazione di voto del 24% nel capitale della compagnia telefonica guidata da Pietro Labriola, si era rivolta al tribunale di Milano nel dicembre 2023 per contestare la decisione del consiglio di amministrazione di Tim di vendere la rete, sostenendo che avrebbe dovuto essere sottoposta al voto degli azionisti. La vendita, del valore di 22 miliardi di euro è stata finalizzata nello scorso mese di luglio con il sostegno del governo italiano. Il tribunale di Milano aveva stabilito che la media company francese non aveva motivo di intraprendere un’azione legale, affermando che non aveva esercitato il suo diritto di convocare un’assemblea degli azionisti. Vivendi non ha voluto rilasciare commenti

Unicredit L’ad Andrea Orcel, ha incontrato il capo di gabinetto della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni lunedì pomeriggio, secondo fonti a conoscenza del dossier. Sempre nel pomeriggio si è tenuta a Palazzo Chigi la prima riunione del comitato tecnico ‘golden power‘ sull’offerta di UniCredit per Banco Bpm, aggiungono le fonti. Orcel ha incontrato anche il governatore di Banca d’Italia Fabio Panetta, riportano i giornali. Secondo MF è improbabile una bocciatura dell’operazione da parte del governo, che starebbe però studiando alcuni precisi paletti. Una fusione potrebbe causare una riduzione significativa degli affidamenti alle Pmi, ha detto l’AD di Banco Bpm Giuseppe Castagna intervistato dal Sole 24 Ore. Castagna ribadisce che oggi, dati i termini, l’offerta di UniCredit non è ricevibile, e dice che l’istituto può fare un’offerta concreta che gli azionisti potranno valutare.

Lottomatica ha chiuso il 2024 con ricavi pari a 2,004 mld (+23% a/a) e un Ebitda adjusted di 706,9 milioni, +22%. L’operating cash flow, invece, è stato pari a 556,8 milioni, rispetto a 469,6 milioni per l’esercizio 2023, mentre l’indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2024 è stato pari a 1,872 mld, che equivale a una leva finanziaria pari al 2,4. L’utile netto adjusted, spiega una nota, è pari a 254,3 milioni. Proposto il pagamento di un dividendo pari a 0,3 euro per azione ordinaria. Tenuto conto delle azioni emesse alla data attuale, questo equivale a una distribuzione di 75,5 milioni, pari a un pay-out ratio del 30% dell’Utile Netto Rettificato consolidato del 2024, in linea con la politica di distribuzione dei dividendi del gruppo. La data di pagamento del dividendo è il 21 maggio 2025 (data stacco cedola 19 maggio).




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