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Borse, i dazi di Trump hanno un volto: la stima di un crollo del Pil mondiale del 7%. Tutti i listini in rosso. Ma febbraio è positivo per l’Europa

Flickr Gage Skidmore

I venerdì hanno spesso il gusto di vestirsi di nero. E questo venerdì ha tutta l’aria di vler seguire la moda. Le preoccupazioni sul potenziale destabilizzante ed economicamente distruttivo delle politiche commerciali di Donald Trump si sono concretizzate e si somo abbattute su molte aree nel mondo con listini azionari in netto calo e probabilmente le vendite continueranno anche nelle contrattazioni europee. Naturalmente a vincere è di nuovo il dollaro che sta schiacciando tutte le altre valute. In ambito tecnolgico, le vendite tardive ieri sera su Nvidia esprimono ancora la perplessità per gli elevati costi dell’intelligenza artificiale Usa rispetto a quella della cinese targata DeepSeek. Resta da pensare alle prossime mosse delle banche centrali: oggi verrà reso noto il dato preferito della Fed per leggere nei dettagli dell’inflazione Usa, mentre la prossima settimana sarà la Bce ad aprire le danze dei tagli.

Resta sullo sfondo la situazione in Ucraina, su cui gli occhi degli ottimisti sono puntati sperando in una pace: dopo l’incontro ieri tra Donald Trump con il premier britannico Keir Starmer, oggi è atteso a Washington il presidente ucraino Zelensky per la firma dell’intesa sui minerali strategici.

I dazi ora hanno un volto e fanno paura: stime di un pil mondiale a -7%

Ieri l’Europa ha, forse per la prima volta, veramente realizzato la portata delle imposte Usa del 25%: le azioni sono crollate dai picchi e oggi i future indicano ulteriori perdite, mentre l’euro è sceso ai minimi delle ultime due settimane rispetto al dollaro. Donald Trump ha garantito che i dazi su Messico, Canada entreranno in vigore la settimana prossima. Secondo il commissario europeo Dombrovskis si rischia un crollo del 7% del Pil mondiale. In Canada, i forti ribassi della valuta non accennano a placarsi, con un nuovo minimo di 3 settimane e mezzo. La reazione del mercato in Cina alle minacce di un’ulteriore tariffa del 10% è stata più complicata anche perchè la potente Assemblea nazionale del popolo si riunirà la prossima settimana e gli analisti dicono che potrebbero essere imminenti ulteriori stimoli.

Le maggiori vittime valutarie delle minacce tariffarie di Trump sulla Cina sono state il dollaro australiano e quello neozelandese, che spesso fungono da proxy più liquidi per lo yuan. Lo yuan stesso sta rimbalzando dai minimi plurisettimanali, con la PBOC che ha fissato un tasso ufficiale leggermente più alto per la prima volta questa settimana, dimostrando la sua intenzione di sostenere la valuta.

La Corea del Sud cerca di scendere a patti con gli Usa. Il presidente ad interim, Choi Sang-mok, ha parlato stanotte in videoconferenza con il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent di scambi commerciali e del contributo che il paese fornisce all’economia statunitense. Il colloquio arriva alla vigilia dell’avvio a Washington del processo di revisione dei rapporti commerciali Stati Uniti/Corea del Sud. Ahn Duk-geun, Ministro del Commercio, dell’Industria e dell’Energia, è volato in America per incontrare il Segretario al Commercio Howard Lutnick.

Anche i rialzisti delle criptovalute hanno subito un duro colpo, con il bitcoin che è sceso brevemente sotto gli 80.000 dollari, in calo del 27% rispetto al record di 109.071,86 dollari raggiunto il 20 gennaio.
Con Trump che nel suo primo mese di mandato si è concentrato maggiormente sul commercio e sull’immigrazione, le più grandi innovazioni che ha creato nel mondo delle criptovalute finora sono state le monete meme $Trump e $Melania. Una regolamentazione più semplice e persino una riserva strategica di criptovalute potrebbero ancora arrivare, ma è chiaro che non è ancora il momento.

Crolla il Nasdaq con tutti i tech. Nvidia precipita sul finale a -8,5%

Ma la politica dei dazi di Trump, potrebbe rilevarsi un boomerang per gli stessi Usa: gli economisti temono danni alla crescita e all’inflazione. Il bollettino di Wall Street ieri sera ha segnato molti caduti: a iniziare dal Nasdaq che ha chiuso in calo del 2,75% trascinato da Nvidia proprio sul finale ha accelerato le vendite e ha chiuso a -8,5%. L’S&P500 ha lascitao sul terreno l’1,6%. Mentre il Dow ha limitato le perdite a -0,45%. Alcuni esempi: Amazon mostra una perdita del 2,62%, Intel -1,83%, Microsoft -1,80%, Moderna -7,42% ma poi Nvidia che perde l’8,48%. Un indice Bloomberg che segue i sette maggiori titoli tecnologici è in territorio di correzione. E un indicatore che traccia i titoli delle criptovalute ha cancellato tutto il suo cosiddetto “Trump bump”.

La crisi dei Magnifici Sette sta portando Wall Street a chiudere il mese peggiore dal dicembre 2022. L’indice MF7 in febbraio è in perdita del -10,5%, il Nasdaq è a -5,5%. Paradossalmente, il bilancio mensile di Nvidia è invariato, mentre è Tesla (ieri in calo del 3%) il titolo sul quale si sono accanite le vendite in febbraio: -30%.

I Treasury sono saliti negli scambi asiatici, estendendo i guadagni per il debito governativo statunitense a breve termine dalla sessione precedente. I rendimenti statunitensi a 10 anni sono scesi a circa il 4,23%, un livello mai visto da dicembre.

Più tardi oggi verrà pubblicato il deflatore PCE, l’indicatore di inflazione preferito dalla Fed. Gli operatori hanno aumentato progressivamente le scommesse su una Fed accomodante, e i due tagli dei tassi da un quarto di punto, recentemente scontati dal mercato, ora sembrano più probabili per giugno e settembre.

La Cina spera in nuovi aiuti

Da Sidney a Tokyo, passando per Shanghai e Seul, tutte le borse dell’Asia Pacifico sono in calo all’indomani della nuova discesa dei tech di Wall Street. Le azioni di Hong Kong sono scivolate di circa l’1,7%, mentre i titoli blue chip della Cina continentale hanno contenuto il calo a 0,5%. In Cina cresce l’attesa per le riunioni a porte chiuse della leadership cinese della prossima settimana. Le cosiddette “Due Sessioni” dell’Assemblea nazionale del popolo (Npc) e della Conferenza consultiva politica del popolo cinese forniranno un’indicazione delle priorità strategiche della Cina.

Si registrano crolli di quasi il 3% del Nikkei giapponese e il Kospi della Corea del Sud. La borsa di Tokyo ha risentito ulteriormente del peso dello yen forte: il tradizionale porto sicuro è stata l’unica valuta ad apprezzarsi significativamente nei confronti del dollaro. L’inflazione nella megalopoli Tokyo è rallentata più del previsto, principalmente per effetto dei sussidi governativi destinati a compensare i costi dell’energia. Il dato non dovrebbe dissuadere la banca centrale dal prendere in considerazione ulteriori aumenti del suo tasso di interesse di riferimento.

Borse europee viste aprire in netto calo. Ma il mese è positivo

I futures azionari europei puntano decisamente al ribasso stamane (-1%) anche se a conclusione del mese di febbraio i conti sono ancora positivi: di fronte al netto calo dei Magnifici Sette Usa, le borse europee possono contare su un indice Stoxx 600 finora in rialzo del +3,5%. Il nostro FTSEMIB sfiora il +6%, ma meglio ancora è andata Madrid con un +7,3%. A livello settoriale, spiccano Difesa/armamenti (+25%) e Banche +(14%). Fincantieri è la star di febbraio con un balzo del +30%. Da inizio 2025 Leonardo ha guadagnato il 45% e Unicredit il 32%.

Banco BPM ritiene di poter raggiungere “i programmi futuri” legati al piano di consolidamento di Anima anche con una percentuale di possesso del capitale dell’asset manager, al termine dell’Opa, pari ad almeno il 45% più un’azione. Lo scrive la banca in una nota integrativa ai soci in vista dell’assemblea che dovrà deliberare sulle modifiche dell’Opa su Anima, in agenda oggi alle 10,00. Deutsche Bank deteneva il 5,18% di Banco Bpm al 19 febbraio, secondo l’ultimo aggiornamento Consob sulle partecipazioni rilevanti. Secondo una fonte, la banca tedesca si è mossa per conto di Credit Agricole.

Monte dei Paschi. Caltagirone ha aumentato la sua quota nella banca portandola dal 5% all’8%, secondo quanto ha scritto ieri il sito Web de La Stampa. Caltagirone e Mps non hanno commentato

Eni Stifel taglia il target price. La società punta a una remunerazione agli azionisti “sempre più attrattiva” e indica nel piano strategico 2025-2028 un payout complessivo, tra dividendi e buyback, tra il 35% e il 40% del Cffo (Cash Flow From Operations) sopra la precedente forchetta di 30-35%.

Generali Il possibile anticipo dell’assemblea al 24 aprile comporterebbe anche l’anticipo della record date al 9 aprile, scrive il Messaggero in un corsivo critico sulla modifica prospettata, ricordando che Delfin attende ancora il via libera di alcuni Paesi per poter essere autorizzata a salire fino al 20%. Repubblica scrive che Caltagirone ha intenzione di crescere oltre il 6,9% che possiede e avrebbe ridotto l’esborso tramite contratti derivati di tipo put & call con Banca Finnat, che gli consentirebbero di ridiscendere di quota dopo l’assemblea. Secondo il Sole l’accordo vincolante con Natixis potrebbe arrivare “ben prima dell’estate”.

Nexi ha chiuso il 2024 con 3,5 miliardi di ricavi totali, in crescita del 5,1% su base annua, e con 1,86 miliardi di Ebitda (+7,1%), in linea con il consensus. La società di pagamenti dice quindi di aver raggiunto la guidance per il 2024 e promette per il 2025 una distribuzione in termini di ritorno di capitale ai soci di 600 milioni. La cifra comprende “300 milioni come distribuzione dividendi (0,25 euro dividendo per azione), in crescita nel tempo, e circa 300 milioni come programma di riacquisto azioni proprie”, dice la nota della società. Nexi, dice ancora la nota, ha anche l’impegno a mantenere lo status di società Investment Grade, ricordando che a dicembre ha raggiunto questo status secondo Fitch Ratings.

Prysmian Stifel e Barclays tagliano il target price.

Stellantis E’ penalizzata dall’introduzione dei dazi su Canada e Messico. L’ex AD Carlos Tavares ha visto la sua retribuzione totale scendere del 37% l’anno scorso a 23 milioni di euro prima di dimettersi inaspettatamente nel dicembre scorso. La società avvierà nel mese di aprile la realizzazione, nello stabilimento di Mirafiori, della linea per la nuova Fiat 500 ibrida, la cui produzione è prevista a partire da novembre.

Juventus ha previsto per l’esercizio 2024/2025 un risultato operativo nel range del break-even e in miglioramento rilevante rispetto all’anno precedente dopo aver chiuso il primo semestre al 31 dicembre con un utile operativo di 31,4 milioni da -82,7 milioni.

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