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Borse, i “7 Titani” del tech cinese mettono in ombra i “Magnifici Sette” di Wall Street. Trump avvia le riserve in cripto, ma il bitcoin scende

I mercati sono decisamente nervosi e domina la volatilità. Il sentiment è deteriorato dalla confusione delle politiche di Trump che intanto pensa a creare le riserve in criptovalute. Ma quanti cali di borsa Trump è in grado di sopportare? Titoli da seguire a Piazza Affari: Fincantieri e Avio

Borse, i “7 Titani” del tech cinese mettono in ombra i “Magnifici Sette” di Wall Street. Trump avvia le riserve in cripto, ma il bitcoin scende

I dati sull’occupazione negli Stati Uniti e il discorso del presidente della Federal Reserve Jerome Powell saranno probabilmente i punti focali per i mercati oggi, che mostrano nervosismo e volatilità mentre sono tornate a farsi notare sui mercati le preoccupazioni sulla crescita globale tra le tensioni e la confusione sulle politiche commerciali che incidono sulla fiducia dei consumatori e sull’attività imprenditoriale. Ieri Trump ha firmato un ordine esecutivo per istituire una riserva strategica in criptovalute, ma i dettagli non hanno convinto gli investitori e il Bitcoin è ha reagito con un calo. Invece brilla la borsa di Hong Kong con i suoi 7 Titani del Tech che metteno in ombra i Magmifici Sette di Wall Street.

Quanti cali di Wall Street Trump è disposto a tollerare? Che cos’è il “Trump out”?

La seduta a Wall Street ieri è stata chiusa con profondi segni meno: in flessione dello 0,99% il Dow Jones, l’S&P-500 è crollato dell’1,78% fino a 5.739 punti. Il peggiore è stato il Nasdaq 100 che ha mostrato un calo del -2,79%, sulla stessa linea, in netto peggioramento l’S&P 100 a -1,82%. A Wall Street, l’indice dei Magnifici Sette, ieri ha perso quasi il -3%, scivolando sui minimi da quattro mesi per un bilancio settimanale provvisorio in rosso del -5% e un bilancio del 2025 a -11%. Salvo Meta, in guadagno del 7% dal primo gennaio, gli altri componenti sono in rosso, Tesla il peggiore con un -35%.

I mercati sono nervosi, volatili e confusi per i messaggi contraddittori di Trump sui dazi. Ieri il presidente Usa ha sospeso la maggior parte dei dazi a Messico e Canada fino al 2 aprile: si tratta del secondo dietrofront nel giro di pochi giorni, dopo che mercoledì Trump aveva annunciato una deroga di un mese sui dazi del 25% per le case automobilistiche.

Gli strategists di Wall Street si stanno domandando quante perdite azionarie è disposta a sopportare l’amministrazione Trump. L’idea dominante è che Trump abbandonerà le politiche tariffarie se il mercato azionario, che lui decanta come una pagella, crollasse e innervosisse gli investitori. Diverse aziende hanno persino mappato quanta sofferenza Trump potrebbe tollerare nell’indice S&P 500 prima di ritirarsi. Quel livello dell’indice è diventato noto come ” Trump put “, in riferimento a un’opzione put. Finora, Trump ha dato pochi segnali di un suo possibile cambio di rotta. Il presidente ha minimizzato la reazione agli ultimi sviluppi: “Non sto nemmeno guardando il mercato” ha detto al Congresso all’inizio di questa settimana, aggiungendo che i dazi causeranno “un piccolo disturbo, ma siamo d’accordo. Non sarà molto”.

Il dato di oggi sulle buste paghe dei lavoratori non agricoli sono sempre stati una segnale importante per la Fed e Powell, che parlarà poche ore dopo la pubblicazione, potrebbe fornire in tempo reale un’interpretazione su cosa queste cifre potrebbero significare per le prospettive sui tassi di interesse della banca centrale. I decisori politici si incontreranno il 18-19 marzo e si prevede che manterranno stabili i tassi di interesse. Al momento, i futures sui Fed Funds indicano altri tre tagli ai tassi di interesse di riferimento entro la fine dell’anno. I funzionari della Fed hanno già lanciato l’allarme sull’indebolimento dell’economia statunitense, anche se il governatore Christopher Waller ha dichiarato di essere fermamente contrario a un taglio questo mese. Secondo i sondaggi degli economisti Reuters, il dato dovrebbe mostrare un aumento di 160.000 posti di lavoro a febbraio, dopo l’aumento di 143.000 a gennaio, mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe mantenersi stabile al 4,0%.

Trump annuncia le riserve in criptovalute. Il Bitcoin scende

La decisione di Trump sulla detenzione a riserva delle criptovalute è arrivata nella notte, ma il mercato nonn l’ha presa bene: il bitcoin è subito crollato di oltre il 5%, scendendo sotto gli 85.000 dollari, per poi stabilizzarsi attorno agli 88.100 dollari. La riserva sarà capitalizzata con bitcoin di proprietà del governo federale confiscati nell’ambito di procedimenti penali o civili di confisca di beni, ha affermato il miliardario David Sacks, responsabile delle criptovalute della Casa Bianca, in un post sulla piattaforma di social media X. All’inizio di questa settimana, Trump ha annunciato i nomi di cinque asset digitali che prevede di includere in questa riserva, facendo impennare il valore di mercato di ciascuno. I cinque sono bitcoin, ether, XRP, solana e cardano, ha detto il presidente. Non è chiaro come funzionerebbe una tale riserva o come potrebbe avvantaggiare i contribuenti. Sacks ha affermato che il governo federale avrà una strategia per massimizzare il valore delle sue partecipazioni in tale riserva, senza fornire dettagli.
“Gli Stati Uniti non venderanno alcun bitcoin depositato nella Reserve. Sarà conservato come riserva di valore. La Reserve è come un Fort Knox digitale per la criptovaluta spesso chiamata “oro digitale”, ha detto Sacks. Trump ha incaricato i segretari del Tesoro e del Commercio di sviluppare “strategie neutrali in termini di bilancio” per acquisire bitcoin aggiuntivi che non comportino “costi incrementali” per i contribuenti. Sacks ha stimato che il governo degli Stati Uniti possiede circa 200.000 bitcoin e che la vendita prematura della criptovaluta è costata al contribuente americano 17 miliardi di dollari. Non è chiaro come Sacks sia arrivato a queste stime.

Asia: i “7 titani” tech cinesi metteno in ombra i “Magnifici Sette” Usa

Anche le azioni asiatiche hanno seguito al ribasso quelle statunitensi, alle prese con lo stesso clima di incertezza e confusione. Ma fa eccezione Hong Kong che continua a mostrare forza, toccando il livello più alto da novembre 2021. I 7 pesi massimi del tech cinese, i “7 titani”, tra cui Alibaba Group e Tencent, hanno guadagnato il 40% quest’anno, contro il calo dell’11% circa dell’indice dei Magnifici Sette di Wall Street. La borsa di Hong Kong oggi è salita per il terzo giorno e segna il guadagno settimanale più ampio da quasi due mesi: indice Hang Seng +0,7%. Kuaishou Technology è sui massimi degli ultimi dodici mesi grazie al balzo del 5%, Alibaba Group +1,6%, Meituan +3,4%.

A influenzare questo listino sono anche i sostegni promessi dalla Cina per la crescita economica e l’innovazione tecnologica. L’indice Hang Seng China Enterprise ha guadagnato quasi l’1% e tocca i massimi dal 2021. Si muovono anche le società dei consumi: il produttore cinese di abbigliamento sportivo Li Ning sale del 7,9%, l’analogo Anta Sports Products +6%. L’indice CSI 300 è sulla parità, +1,6% la settimana. La crescita delle esportazioni cinesi è rallentata nei primi due mesi del 2025 rispetto alla fine del 2024: la frenata arriva dopo la potente corsa di fine anno per spedire le merci prima dell’arrivo dei dazi. L’anno scorso, la Cina ha registrato un surplus commerciale da record, con un aumento delle esportazioni del 5,9% e delle importazioni dell’1,1% rispetto all’anno precedente. Si è trattato del più grande surplus registrato da qualsiasi Paese nella storia e pari al 5,2 per cento del prodotto interno lordo nominale cinese, secondo un rapporto di Goldman Sachs della scorsa settimana.

Alla borsa di Tokyo, l’ indice Nikkei è a -2,20%- e la settimana si sta per chiudere in ribasso dello 0,7%. La borsa di Taipei ha perso lo 0,6%, -2,5% la settimana. Lo yen si rafforza a 147,7 da 149,2 di ieri: la valuta è sui massimi da ottobre, sulle attese di un proseguimento del rialzo dei tassi da parte della banca centrale. L’azionario dell’Australia si avvia a perdere questa settimana il 2,7%, l’indice S&ASX200 è in ribasso dell’1,8% nel finale di seduta. Il Kospi di Seul perde lo lo 0,5%, -2,2% la settimana. In lieve rialzo la borsa dell’India.

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