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Borse frenano, Milano di nuovo negativa. Berlusconi non dà la spinta

LE BORSE FRENANO: MILANO RICADE IN TERRENO NEGATIVO (-0,75%)
DOPO LE BANCHE, SOTTO TIRO I TITOLI DELL’INDUSTRIA CHE ESPORTA

Prosegue l’incertezza in Piazza Affari, con un ulteriore peggioramento del clima a causa soprattutto dei titoli del gruppo Fiat, scivolati all’improvviso in una pesante perdita, e delle banche, che hanno frenato la loro partenza lanciata: dopo oltre due ore di scambi l’indice Ftse Mib segna una perdita dello 0,42%, in linea con la frenata degli altri listini europei.

Le Borse europee ora sembrano aspettare il discorso del presidente della Bce Jean-Claude Trichet (anche se è scontato che i tassi restino invariati) e i dati macroeconomici Usa, a partire dalle nuove richieste di disoccupazione.

A metà mattinata l’indice Stoxx 600, che fotografa l’andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, cresce di poche frazioni. Londra è passata in negativo appesantita dai titoli del credito (Rbs -3,07%, Lloyds -4,31), si salva Parigi (Dexia +3,51%), mentre Milano continua a oscillare sulla parità appesantita da Unicredit (-1,31%) per i dati della controllata Bank Austria.

DOPO BREMBO E DIASORIN PRECIPITA TENARIS
CONTINUA LA FRANA DI FIAE E FIAT INDUSTRIAL

Al di là delle difficoltà del settore del credito, colpisce la violenza dell’attacco sul comparto dei titoli industriali, nonostante la scarsa esposizione dei valori principali al mercato interno. Il caso clamoroso di oggi riguarda Tenaris. La capofila della famiglia Rocca, chiamata in asta di volatilità, ha subìto una pedita superiore al 9 per cento.

La causa scatenante delle vendite sono stati i dati della trimestrale da cui emerge un andamento lievemente inferiore al consensus anche se la multinazionale dell’oil equipment (già penalizzata in occasione dei dati di Vallourec) registra comunque un giro d’affari, in dollari, di 2,403 miliardi (+21% , un utile operativo di 412,4 mln (+2%) mentre gli utili per azione si attestano a 0,24 dollari (+2% a/a). Certo, l’Ebitda margin è in lieve calo (23% rispetto al 27% dello stesso periodo dell’anno precedente), ma il cash flow ammonta comunque a 325,1 mln dollari.

La pioggia di vendite su Tenaris non è però, un caso isolato. Lo stesso copione si è ripetuto per Fiat e per Fiat Industrial, nel mirino dopo una trimestrale in crescita. O per Brembo, in pesante caduta dopo conti in crescita a due cifre o la stessa Diasorin, bersaglio di massicce vendite dopo risultati di bilancio leggermenete al di sotto delle previsioni. In sostanza, si registra una fuga, in parte inspiegabile, dal manifatturiero “made in Italy” che colpisce titoli do società fortemente orientate all’export.

Stessa musica in questi minuti per Saipem e Pirelli, sospese momentaneamente dalle contrattazioni. Dopo aver colpito il debito pubblico, banche e assicurazioni, la spirale ribassista nei confronti del Bel Paese va intaccando i pilastri dell’economia manifatturiera, che pure ha mantenuto le sue posizioni sui mercati nella prima metà dell’anno. Un attacco che coincide con l’incontra tra parti sociali e governo, ventiquattrore dopo l’affondo di Sergio Marchionne sulla necessità di un ricambio della leadership.

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Categories: Finanza e Mercati