Altra partenza in rosso per i listini europei, che aprono in calo sulla scia dei ribassi di Wall Street e di Tokyo. A metà mattina la Borsa di Milano lascia sul campo l’1,5% e torna sotto quota 20mila punti. Male anche Parigi (-2,3%), Francoforte (-2,3%) e Londra (-1,7%).
Sul Ftse Mib tutti i titoli viaggiano sotto la parità, tranne quello di Bpm, che viaggia intorno alla parità sulle attese per una possibile fusione con Banco Popolare (-1,4%) o, meno probabilmente, con Ubi Banca (-2,8%).
Le azioni più penalizzate sono quelle di Fca, che, tornano in asta di volatilità, e sono arrivate a perdere il 7,7%. Il titolo, già fortemente penalizzato ieri a Wall Street con un calo di oltre il 4%, perde oltre il 18% dalla chiusura del 5 gennaio, all’indomani dello scorporo e della quotazione a Piazza Affari di Ferrari (-1,92%). Inoltre, Fca ha perso l’appeal speculativo su possibili operazioni di M&A dopo che il numero uno Sergio Marchionne ha raffreddato le attese su possibili operazioni a breve.
Oggi, a peggiorare il sentiment, un articolo di Automotive News secondo cui due venditori Usa avrebbero denunciato Fca per pratiche di falsificazione delle vendite di auto mensili. Fca avrebbe pagato incentivi ai rivenditori per riportare vendite di auto gonfiate e poi stornate all’inizio del mese successivo. Mike Palese, un portavoce di Fca negli Usa, ha detto che la citazione non è stata ancora notificata e quindi non è possibile fare commenti finché non si potranno leggere le accuse. Secondo un operatore l’entità della vicenda al momento non è quantificabile. Un analista sottolinea anche che le pratiche di incentivi sono piuttosto diffuse negli Usa.
Molto male a Piazza Affari anche Salvatore Ferragamo (-4,11%), Yoox Net-A-Porter (-4,07%), Exor (-3,97%) e Finmeccanica (-3,31%).
L’ondata di vendite è arrivata dopo che gli indici di Wall Street hanno rotto alcune soglie psicologiche importanti: l’indice S&P 500 (-2,5%) è sceso sotto quota 1.900 per la prima volta da settembre. Il Dow Jones ha perduto il 2,21%. Peggio ha fatto il Nasdaq (-3,41%) così come l’indice Russell 2000, il listino dedicato alle piccole e medie imprese.
Molti i cali attorno al 4%, tra cui Goldman Sachs e vari tecnologici. Giù del 5% anche Ford, che pure distribuirà un dividendo straordinario di 1 miliardo di dollari. Giù anche Amazon (-5,8%).
A favorire la frana sono stati due fattori in particolare. Primo, l’aumento inaspettato delle scorte di greggio settimanali Usa, salite a sorpresa di 234 mila barili, ha causato una repentina inversione di rotta del prezzo del petrolio. Sia il Brent che il Wri sono scesi sotto i 30 dollari per la prima volta dal 2004.
Secondo, gli effetti del calo del petrolio e la debolezza della Cina cominciano a farsi sentire anche sulla locomotiva Usa: dal Beige Book, il rapporto sullo stato di salute dell’economia americana, emerge che l’attività è cresciuta “ad un ritmo modesto”. Di fronte a questi dati è assai probabile che la Fed rinunci ad aumenti dei tassi nel prossimo futuro.
Ancora una seduta in rosso anche per la Borsa di Tokyo dopo la chiusura in rialzo di ieri. L’indice Nikkei segna un netto calo del 2,68% a 17,240.95 punti (-474.68 punti).
Chiusura in netto rialzo, invece, per la Borsa di Shanghai, con l’indice Composite che guadagna l’1,97% a 3,007.65 punti.
Sul fronte dei cambi, l’euro vale 1,086 dollari (1,0849 ieri in chiusura) e 128,20 yen (da 128,22 yen), mentre il rapporto dollaro/yen è a 118,06 (118,21).
Il petrolio questa mattina è in rialzo ma sempre sotto la soglia dei 31 dollari: il Wti è scambiato a 30,74 dollari al barile, in progresso dello 0,85%.