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Borse ultime notizie: gli Emergenti rialzano la testa, boom della Turchia, corre il Brasile

Pixabay

Il coro delle banche centrali ha steccato. Oppure, i governatori stavolta hanno deciso di fare a modo loro. In soli tre giorni le quattro più importanti banche centrali del pianeta hanno preso strade diverse: la Federal Reserve ha lasciato invariati i tassi ma ha avvertito che farà ancora uno o, più facile, due aumenti entro l’anno. La Bce, invece, ha alzato i tassi e prenotato un nuovo aumento per luglio. Bank of Japan, invece, non ha toccato il costo del denaro che resta vicino allo zero in attesa che l’economia riparta. Infine la Cina, che non ha problemi di inflazione, ha dato il via ad un primo taglio del costo del denaro per ridar fiato al credito all’economia. La vera novità: le Borse Emergenti.

Banche centrali in ordine sparso: le Borse vanno oltre, Turchia boom

Il risultato? La musica dissonante dei vari direttori d’orchestra ha messo in libertà le varie monete a partire dalla brusca discesa del dollaro e dello yen rispetto all’euro ma non ha messo le briglie al Toro. Anzi, il fenomeno si è tradotto in una robusta rivalutazione dei portafogli azionari, con effetti spesso imprevisti. Basti pensare al listino turco in grande spolvero dopo la vittoria elettorale di Erdogan. L’esatto opposto di quanto previsto dagli analisti che, a loro discolpa, possono citare l’arrivo a sorpresa alla guida della banca centrale della signora Erkan, ex Goldman Sachs. La speranza che il primo governatore donna possa coincidere con una gestione più ortodossa della finanza turca ha spinto la settimana scorsa gli operatori internazionali a puntare 262 milioni di dollari sulle azioni di Istanbul ma a disertare ancora i bond (solo 25 milioni gli acquisti).

Il fenomeno ha però dimensioni più ampie. L’indice delle Borse mondiali, l’Msci World, veleggia sui massimi dall’aprile 2022. Certo, a spingere sono i titoli tech di Wall Street (Intelligenza Artificiale in testa) o la spinta del tedesco Dax, ai massimi assoluti. Per non parlare del Giappone, ai massimi da 33 anni. Ma la vera novità riguarda il mercato degli Emergenti, ai massimi da febbraio dopo aver infranto la barriera dei mille punti dell’indice MSCI Emerging Markets.

Borse: decollano gli Emergenti

Il settore accusa ancora un ritardo rispetto alle altre fasce di mercato perché zavorrato dalla Cina, l’unica grande piazza in rosso nel 2023. Ma le cose, grazie anche agli stimoli finanziari, potrebbero cambiare presto. Sono invece andati molto bene gli altri listini che hanno il maggior peso specifico dopo la Cina, ovvero Taiwan, la Corea del Sud ed il Brasile. Nel caso di Taiwan e Corea del Sud, la buona performance è dovuta al peso del settore tecnologico e in particolare dei titoli dell’industria dei semiconduttori, sull’onda del boom dell’Intelligenza Artificiale.

Borse Emergenti: il caso più sorprendente è il Brasile

Ma il caso più sorprendente riguarda la Borsa brasiliana che oggi ha archiviato con un nuovo rialzo del Bovespa +0,13 ( l’ottavo di fila) una settimana ruspante che ha portato San Paulo sui nuovi top da novembre. Nel frattempo, il Real prosegue la sua cavalcata toccando livelli che non vedeva da un anno contro Dollaro Usa e Euro. Dal primo gennaio ad oggi è in guadagno del 9% circa. L’effetto combinato dei due eventi fa sì che dal primo gennaio la performance in euro della borsa brasiliana si è ampliata a +17,8%, allineandosi al ristretto club dei migliori al mondo.

E le prospettive, secondo Robin Brooks chief economist dell’Institute of lnternational Finance, sono più che positive: inflazione e tassi sono in calo mentre il settore agroalimentare sta vivendo una stagione di grazia. “Nessun altro Paese emergente – assicura l’analista intervistato da Bloomberg – può contare su numeri del genere”. Grazie alla Cina che, dopo la visita del presidente Lula a Shanghai, ha accelerato gli acquisti di soia e zucchero, nonché di altre derrate agricole per l’importo di 340 miliardi di dollari. L’asse con Pechino è ormai uno dei punti portanti della strategia di Lula che a Shanghai si è spinto a chiedere di non usare più il dollaro negli scambi commerciali sostituendolo con lo yuan. 

Il Real recupera sul dollaro, l’inflazione scende, S&P migliora l’outlook

Per ora il real non soffre la rivalità con la valuta Usa, peraltro in forte discesa.  A sostenere la valuta carioca è innanzitutto la discesa dell’inflazione, oggi sotto il 4%, meglio che nella maggior parte dei Paesi più avanzati. Di qui la quasi certezza che ad agosto i tassi scenderanno dagli attuali livelli record, che riflettono l’eredità del duro scontro politico con Jair Bolsonaro:  il tasso di sconto, ancora al 13,75%, garantisce un tasso reale attorno al 10%. E’ per questo che l’agenzia di rating S&P, pur puntando su un taglio robusto, ha migliorato l’outlook sul debito in valuta estera a lungo termine del Brasile a “positivo” da “stabile”, confermando invece il rating BB-.

Il miglioramento dell’outlook riflette i segnali di maggiore chiarezza sull’evoluzione della politica fiscale e monetaria, che potrebbero favorire le prospettive di crescita dell’economia brasiliana. 

Nonostante i disavanzi fiscali ancora ampi, un aumento minore del previsto dell’onere sul debito pubblico gioca infatti a favore di una maggiore crescita. Così come gli equilibri della vita politica, in via di assestamento dopo la delicata transizione con la destra. A frenare le spinte progressiste di Lula, infatti, ci pensa il ministro delle Finanze Fernando Haddad, garante della stabilità finanziaria agli occhi della comunità internazionale, 

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