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Borse e T-bond del 9 aprile ancora nella tempesta per i dazi: piccolo rimbalzo per Wall Street ma perdite del 3% in Europa

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Le borse europee sono tornate oggi in balia della volatilità e del nervosismo conseguente alla guerra dei dazi dichiarata da Donald Trump, benché Wall Street cerchi in queste ore di rimbalzare dopo il calo di ieri. Il carico da novanta sui mercati ce l’hanno messo oggi le più grandi economie del mondo, Stati Uniti e Cina, che ormai hanno deposto il fioretto e imbracciato la clava per combattere. I primi portando al 104% le imposte doganali sulle merci del dragone, la seconda aumentando i dazi fino all’84% sui prodotti a stelle e strisce. La Ue, più sobria, risponderà invece alla Casa Bianca con contromisure del 25%, in tre tranche, la prima dal 15 aprile, la seconda dal 16 maggio, la terza dal primo dicembre.  

In questo contesto in continua evoluzione e in cui il presidente Usa sceglie anche una retorica greve e del tutto inusuale (“i paesi mi stanno baciando il cu… per negoziare”), Milano perde il 2,75% e arretra a 32.730 punti base. Le blue chip milanesi travolte dal maremoto globale si sono spostate in massa dal territorio positivo di ieri a quello negativo di oggi. Un’ondata di vendite similmente forte ha colpito Francoforte -2,9% nonostante l’accordo di Governo, Londra -2,99%, Parigi -3,34%, Amsterdam -3,26%, Madrid -2,27%. La peggiore è Zurigo, -4,56%, zavorrata dai titoli farmaceutici dopo la promessa del tycoon di colpire con i dazi anche questo settore.

Wall Street in alto mare e T-Bond in svendita

Nonostante le promesse dei vertici dell’amministrazione americana che tutto questo scompiglio porterà molta ricchezza negli Usa, i mercati azionari di New York restano in alto mare e stentano a trovare una bussola o un qualche vantaggio nelle aggressive politiche di Washington. Wall Street dopo un avvio negativo è passata in verde, poi in rosso, poi di nuovo in verde (tenue) in uno scontro tra Orso e Toro dove il primo sta vincendo da settimane.

Il Nasdaq (+0,9%) vede delle ricoperture e in particolare recupera Apple (+4,25%), dopo aver perso circa il 25% nelle ultime quattro sedute a causa della sua dipendenza dalla Cina.  

Ad essere sotto pressione poi non è solo l’azionario americano, ma anche l’obbligazionario nonostante cresca l’attesa di una Fed più accomodante. I prezzi dei T-Bond sono in calo e i rendimenti sono in rialzo, con il decennale che sale al 4,412% (dopo aver toccato il 4,5%) benché generalmente i titoli di Stato siano considerati un porto sicuro in situazione di turbolenze come questa e mentre crescono i timori di recessione. Le aste di oggi potranno offrire una risposta su quale sia il grado di fiducia che gli investitori hanno ancora nel debito Usa.

Boom dell’oro, crollo del petrolio e dollaro in retromarcia

L’incertezza spinge nuovamente gli investitori verso l’oro, che ha toccato i 3084,72 dollari l’oncia e al momento tratta a 3074,63 con un progresso del 3,33%.

Il copione è opposto invece per il petrolio, travolto dalla guerra commerciale tra le due principali economie del mondo. I future di Brent e Wti crollano in misura superiore al 5% ai minimi dal 2021 e mostrano prezzi sotto i 60 dollari al barile. Il petrolio del mare del Nord tratta a 59.41 dollari, mentre il greggio texano segna 56,16 dollari.

La ricerca di un riparo sicuro non premia il dollaro, che torna in profondo rosso contro valute rifugio come lo yen e il franco svizzero. Anche l’euro si rafforza contro il biglietto verde per un cambio che scavalca nuovamente quota 1,1.

Piazza Affari, la conta dei feriti parte da Saipem

La conta dei feriti sul principale listino di Piazza Affari parte oggi da Saipem -7,42%, in un comparto dei titoli petroliferi in grande sofferenza. Arretrano infatti anche Eni -5,52% e Tenaris -5,51%.

Il settore della farmaceutico, che fino a questo momento si era salvato, oggi paga dazio anche in borsa alle annunciate tariffe nel settore. Recordati perde il 5,53%. Nell’industria si piegano sotto i colpi delle vendite Stallantis, -5,46% e Interpump -4,38%, mentre Iveco è l’unica big cap appena sopra la parità (+0,04%).

Male Campari -4,67%, Generali -4,25%, A2a -4,76%, Brunello Cucinelli -4,17%. Sono negative anche le banche, benché Unicredit limiti i danni allo 0,18%. È più pesante il bilancio di giornata di Intesa -2,2%.

Fiammata dello spread

L’avversione al rischio ha colpito oggi la carta italiana, mentre il Bund ha calamitato gli acquisti nel giorno in cui L’Unione (Cdu-Csu) guidata da Friedrich Merz ha annunciato il raggiungimento di un accordo di coalizione con la Spd per la formazione del nuovo governo tedesco.

Lo spread tra Btp 10 anni e Bund di durata uguale si allarga a 130 punti base. Il rendimento del titolo italiano sale leggermente al 3,88%, mentre quello del titolo tedesco arretra al 2,59%.

Cresce intanto l’attesa per la riunione della Bce della prossima settimana, da cui ci si attende un ulteriore taglio di 25 punti base dei tassi d’interesse, con il costo del denaro che dovrebbe scendere al 2,25%.  A rafforzare questa previsione sono state anche le parole di Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia e membro del board Bce, che in un’intervista a Le Monde ha definito l’impatto dei dazi imposti dagli Stati Uniti come un elemento chiave che “giustifica una nuova riduzione dei tassi”. Villeroy ha stimato che la guerra commerciale comporterà un calo dello 0,25% nella crescita dell’eurozona nel 2025. Il blocco resterà però in un sentiero di inflazione calante, mentre gli Stati Uniti dovranno probabilmente fare i conti con un possibile “shock inflazionistico”.

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Categories: Finanza e Mercati