I listini europei si confermano in rialzo nell’ultima seduta della settimana, dopo i lauti guadagni di Tokyo (+1,81%) e l’avvio positivo di Wall Street. Intanto si appiattisce il dollaro (l’euro resta in area 1,16), mentre vola il bitcoin (che tocca quota 60mila dollari, per poi ripiegare) e sale ancora il petrolio. Il Wti supera gli 82 dollari al barile, mentre il Brent si avvicina a 85 dollari (84,74).
Piazza Affari progredisce dello 0,81% e mette nel mirino quota 26.500 punti, nonostante il finale contrastato delle banche e il segno negativo di titoli difensivi come le utility. Dopo il tonfo della vigilia, Leonardo fa un rimbalzino dello 0,87% e archivia una giornata volatile, vissuta ancora nel segno dei rapporti con Boeing.
Nel resto d’Europa resta in pole position Amsterdam +1,21%, seguita da Francoforte +0,8%, Madrid +0,78%, Parigi +0,63%,. Fuori dall’area della moneta unica Londra segna +0,37%, nel giorno dell’accoltellamento di un parlamentare in chiesa e con 45mila nuovi positivi al Covid in 24 ore (ma su oltre un milione di tamponi), un andamento che pone qualche interrogativo sul liberi tutti senza mascherina, al chiuso e all’aperto, di stampo inglese.
Si apprezzano però, dall’una all’altra sponda dell’Oceano, i titoli di viaggi e vacanze con la riapertura degli Stati Uniti, a partire dall’8 di novembre, alle persone vaccinate provenienti dalla Gran Bretagna e dalla Ue. A sostenere la propensione al rischio hanno contribuito nel pomeriggio i dati macro Usa e la trimestrale oltre le attese di Goldman Sachs, con le grandi banche nordamericane che si confermano in spolvero.
Tra i dati macroeconomici di giornata è piaciuto agli investitori l’aumento, contro ogni aspettativa, delle vendite al dettaglio negli Stati Uniti a settembre. Il progresso è dello 0,7% a 625,4 miliardi di dollari, dopo il +0,9% di agosto (rivisto dall’iniziale +0,7%); le stime erano per un ribasso dello 0,2%. Rispetto al settembre 2020, le vendite al dettaglio balzano del 13,9%. Restano i timori per il futuro a causa della continua carenza di merci che potrebbe pesare soprattutto sullo shopping natalizio.
A fronte di un dato che testimonia lo stato di salute dell’economia a stelle e strisce (e allontana i timori di “stagflazione”), ne è uscito però un altro che sembra mettere in dubbio il futuro: cala infatti in ottobre la fiducia dei consumatori Usa. L’indice preliminare redatto mensilmente dall’Università del Michigan (che pare abbia spesso individuato un rallentamento prima del suo verificarsi) è pari a 71,4 punti, superiore ai 71 della lettura di metà settembre, ma inferiore ai 72,8 della lettura finale del mese scorso e contro attese per un dato a 73. Rispetto a un anno fa si scende del 12,7%. Per quanto riguarda l’inflazione, le aspettative a un anno salgono dal 4,6% al 4,8%, quelle a cinque anni sono diminuite dal 3% al 2,8%.
In questo contesto salgono i rendimenti dei titoli di Stato, anche in Europa, nonostante anche ieri Christine Lagarde abbia ribadito che l’aumento dell’inflazione nella zona euro è temporaneo e non trova riscontro nei salari. Sul secondario il tasso del Btp 10 anni sale a +0,87% (da +0,84% della chiusura precedente) e quello del Bund -0,17% (da -0,23%). Lo spread si allarga a 104 punti base (+2,29%). Il debito pubblico italiano sale ancora: nella nuova rilevazione di Bankitalia alla fine di agosto aggiunge 8,5 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.734,4 miliardi.
Per sostenere la ripresa il ministero dell’economia e delle finanze ha deciso di procedere alla quarta emissione del Btp Futura, unico titolo di Stato destinato esclusivamente ai risparmiatori privati e affini. La durata questa volta è 12 anni. Come per le emissioni precedenti, sarà possibile sottoscrivere il titolo in banca, alla posta o con home banking da lunedì 8 novembre a venerdì 12 novembre (fino alle ore 13,00), salvo chiusura anticipata. Resta confermato il meccanismo del doppio premio fedeltà, collegato alla crescita dell’economia nazionale.
Sul fronte politico si segnala che in Germania si fanno passi avanti per la formazione di un nuovo governo: la coalizione cosiddetta “semaforo” (spd, verdi e liberali) ha sottoscritto un documento politico per l’avvio di una trattativa e la nascita di un esecutivo che dovrebbe essere guidato dal leader socialdemocratico Olaf Scholz.
In Italia il d-day del green pass, che segna l’obbligo del certificato sui luoghi di lavoro, è trascorsa tra molte proteste, ma senza la temuta paralisi. Il governo ha inoltre dato il via libera al decreto fisco, con frizioni tra Lega e 5 Stelle sul rifinanziamento del reddito di cittadinanza.
Piazza Affari non si è fatta raffreddare da queste tensioni, beneficiando del clima generalmente favorevole al rischio. Sul Ftse Mib la blue chip regina è Cnh, +3,37%, che ha vissuto ieri una seduta volatile per problemi nelle forniture e conseguente chiusura temporanea di alcuni siti produttivi in Europa. Tornano in cima al listino i titoli petroliferi, con gli ulteriori rincari dei prezzi del petrolio: Tenaris +3,13%; Eni +1,9%.
Tra le banche brilla Intesa +2,04%, in un settore forte in tutta Europa e in un mercato che guarda con interesse all’attesa nuova ondata di consolidamento in Italia. Secondo fonti Reuters il Tesoro sta valutando un’estensione di sei mesi del termine per accedere agli incentivi alle fusioni aziendali (fino a giugno 2022).
Per Equita, se confermato, questo elemento “supporta l’appeal speculativo del settore per i prossimi trimestri”. Leonardo recupera una parte delle perdite della vigilia, dopo aver precisato che a fornire componenti difettosi a Boeing è stato un sub fornitore di cui la società non si serve più. Il gruppo guidato da Alessandro Profumo si ritiene parte lesa nella vicenda e non ha fornito componenti in titanio per programmi Airbus.
Timida Generali, +0,35%, su cui proseguono gli acquisti da parte di Leonardo Del Vecchio. Il patron di Luxottica, attraverso Delfin, il 13 ottobre ha comprato sul mercato 350mila azioni, pari allo 0,02%, portando così la propria partecipazione al 5,48%. Tutto il patto, che comprende anche Francesco Gaetano Caltagirone e Fondazione CrT, + ora al 13,28%. I ribassi sono guidati da Banca Bper -1,41%, con Telecom -1,06%, Hera -0,74%, Atlantia -0,68%, Poste -0,6%.