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Borse: dopo la tempesta, l’altalena

FIRSTonline

DA ATENE A SIENA, SOFFIANO VENTI DI TEMPESTA

FONSAI, ARRIVA L’OFFERTA DI ARPE. NAGEL LA BOCCIA

Tempesta. Il barometro dei mercati finanziari è orientato sul brutto stabile dopo un mercoledì ad alta tensione segnato da molte novità per l’Europa, nessuna positiva.

L’evoluzione degli indici, in rosso con l’eccezione di Francoforte (+0,4%) rende solo in parte gli umori dei mercati. A Milano l’indice FtseMib ha perso l’1,1%, Londra -0,4%, Parigi -0,2%. Perdite modeste, grazie ad una correzione di rotta nel finale.

In calo anche Wall Street, alla sesta seduta consecutiva al ribasso: a fine seduta l’indice Dow Jones perde lo 0,75% l’S&P arretra dello 0,67%, il Nasdaq segna -0,39%. Tutte le blue chips sono in ribasso, con l’eccezione di WaltDisney che beneficia dei buoni risultati trimestrali e sale del 2,8%.

Niente di buono nemmeno dall’Asia. Tokyo (-0,15%) limita i danni grazie al ritorno a forti utili di Toyota, ma Hong Kong perde lo 0,93% e la Borsa di Shangai segna il minimo da 4 mesi dopo la notizia che l’export cinese di aprile è salito solo del 4,9%, assai meno delle previsioni (8,5%). Ma la nota negativa arriva da Pechino: il fondo sovrano cinese ha deciso di interrompere gli acquisti di titoli del debito dell’area euro, causa il peggioramento della crisi nella Ue. A dichiararlo è stato lo stesso presidente del Cic, China Investment Corporation, Gao Xiqing.

L’annuncio di Pechino trova ampia giustificazione nella drammatica cronaca di ieri, scandita da un nuovo conto alla rovescia per Atene. Martedì 15 maggio, ovvero tra meno di una settimana, la Grecia dovrà rimborsare la prima tranche dei prestiti in scadenza, per un importo di 436 milioni di euro. Ce la farà? Le notizie da Atene non tranquillizzano di sicuro i mercati. Ieri il premier incaricato Alexis Tsipras e i leader degli altri partiti per tentare di formare un governo. Le possibilità di un’intesa capace di portare al nuovo governo sono basse: Tsipras insiste nel considerare nulli gli impegni presi dal governo Papademos con Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale. Il leader di Nuova Democrazia, Antonis Samaras, il primo partito, ha affermato che una scelta del genere porterebbe alla “distruzione della Grecia”. La stampa greca ha già una data per il voto: il 17 giugno.

Forte incertezze anche in Spagna, dove il governo si prepara a chiedere alle banche nazionali di procedere a ulteriori maxi accantonamenti da 35 miliardi di euro a fronte delle perdite potenziali che potrebbero emergere dai finanziamenti al settore delle costruzioni e dello sviluppo immobiliare. Il provvedimento potrebbe essere annunciato venerdì dopo la riunione del Consiglio dei ministri. La Borsa di Madrid ha chiuso in ribasso del 2,8%.

Di fronte a queste novità, l’euro è scivolato a quota 1,292 sul dollaro.

Ancor più drammatiche le oscillazioni sul fronte del debito sovrano. Riprende la corsa verso la sicurezza: il bund a dieci anni segna un nuovo minomo storico a 1,518%.Lo spread tra i titoli decennali di Italia e Germania sale di nuovo a 408 punti. In giornata era salito fino a 410, il massimo dal 31 gennaio. Il titolo di Stato italiano rende il 5,57%, contro l’1,51% del Bund.

In questa cornice è caduta su Piazza Affari la notizia del blitz della Guardia di Finanza sul Monte Paschi –6,94%. La procura di Siena indaga ipotizzando come reati “manipolazione del mercato ed ostacolo alle funzioni delle autorità di vigilanza in relazione alle operazioni finanziarie di reperimento delle risorse necessarie alla acquisizione di Banca Antonveneta ed ai finanziamenti in essere a favore della Fondazione Monte dei Paschi”. Nel mirino sia l’aumento di capitale del 2008 che le oscillazioni del titolo Mps nel gennaio 2012, quando era in corso la trattativa tra la Fondazione e le banche creditrici per la rinegoziazione delle scadenze di pagamento. Le perquisizioni dei finanzieri non hanno risparmiato alcuna sede del potere senese così come le abitazioni del presidente dell’Abi Giuseppe Mussari e dei vertici della Fondazioni. Sequestri di documenti anche presso le banche protagoniste.

In serata è arrivata la sospirata nuova offerta di Palladio Sator per Fondiaria Sai: dopo la proposta finita in un nulla di fatto di un aumento di capitale da 400 milioni per Premafin, la coppia va diretta su Fonsai. L’offerta, presentata oggi al Cda della compagnia dei Ligresti, prevede una ricapitalizzazione complessiva sino a 800 milioni.

L’operazione annunciata in serata, alternativa a quella di Unipol, consiste in un aumento di capitale tra i 300 e i 400 milioni riservato al fondo di Matteo Arpe e alla finanziaria vicentina, pronti a costituire una newco, a un prezzo compreso tra 1,5 e 2,5 euro per azione. Si tratta – sottolinea una nota – di un valore almeno doppio rispetto a quello di un altro aumento, non inferiore a 400 milioni, offerto in opzione agli azionisti della compagnia. Sul nodo del consorzio di garanzia, che riguarda la quota parte dell’aumento di capitale in opzione, i due investitori comunicano di aver ricevuto manifestazioni di interesse da parte di più istituti pronti ad assumere una parte “rilevante del rischio”.

Alberto Nagel, a.d. di Mediobanca, regista del riassetto targato Unipol, ha già bocciato la proposta: offerta non percorribile e priva di concretezza.

A proposito di Mediobanca, ieri il cda ha approvato i conti del trimestre chiuso a marzo con 41,5 milioni di utili (156 milioni nel terzo trimestre 2011). Sul terzo trimestre hanno pesato rettifiche per 135,2 milioni, di cui 113,3 milioni su Telco (corrisponde a un valore unitario delle azioni Telecom Italia di 1,5 euro, quello cui hanno già svalutato gli altri soci della holding) e 15,3 milioni su titoli di stato greci. Senza la zavorra del portafoglio partecipazioni e delle svalutazioni di asset finanziari, che nei nove mesi sono costati un miliardo, Mediobanca da luglio scorso avrebbe un utile normalizzato di 523 milioni.

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Ancora forti cali fra le banche: Unicredit cede il 4,5% a 2,662 euro. Intesa Sanpaolo ha perso il 2,8%, Pop.Milano -5,1%, Ubiè scesa del 2,7%, Popolare Emilia -4%.

La giornata è stata segnata anche dal crollo di Mediaset -11% dopo i dati del primo trimestre che mostrano un utile drasticamente sforbiciato dell’80% a soli 10 milioni di euro. La capitalizzazione della società è scesa sotto i due miliardi di euro, a quota 1.861 milioni. Il valore della quota della famiglia Berlusconi è scesa in una sola giornata di settanta milioni circa, tanto quanto costa ripianare un anno di perdite del Milan.

E’ arrivata al capolinea l’avventura (non solo) borsistica di Richard Ginori. Ieri l’assemblea in sede straordinaria ha deliberato la messa in liquidazione della società nominando il collegio dei liquidatori, composto da Marco Milanesio, Nicola Lattanzi e Roberto Villa. Una nota ufficiale precisa che si è stabilito che il collegio dei liquidatori durante la fase di liquidazione “debba perseguire anche l’interesse della società e dei soci in una prospettiva di ristrutturazione societaria, e ciò anche mediante l’accesso a procedure concorsuali, ivi compreso il concordato preventivo, ovvero, ricorrendo ad altri strumenti, previsti e consentiti dalla Legge”.

A Milano ha brillato invece Lottomatica, in rialzo del 5,4% dopo le indicazioni positive fornite dall’amministratore delegato Marco Sala in un’intervista al FinancialTimes.

Nonostante la discesa del greggio e le voci di nuove dfficoltà in Kazahkstan, l’Eni ha chiuso in rialzo dello 0,2%. Positivi i titoli dell’auto: Pirelli +1,8%, Fiat +0,8%. Il Lingotto ha deciso di rilevare il 50% in mano a Gm della Vm, che produce motori diesel. L’obiettivo è di dirottare l’intera produzione al servizio di Chrysler. Prende così corpo la strategia di Sergio Marchionne di indirizzare la produzione degli impianti italiani a favore della controllata Usa in pieno boom di vendite. Continua la marcia Piaggio +4,8%. Reazione positiva di Astaldi, che ha chiuso in rialzo del 6,3% dopo le rassicurazioni dell’amministratore delegato sul fatto che la società non ha bisogno di un aumento di capitale.

Categories: Finanza e Mercati