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Borse di tutto il mondo fanno i conti con i dazi di Trump sulle auto. In Europa occhi al risiko bancario, in particolare a Unicredit

Photo by chuttersnap on Unsplash

Un’altra scure si abbatte sui listini. L’azione viene ancora da Trump che ha emesso ieri notte un decreto con il quale impone dazi sulle auto e sui camion leggeri importati. Già si sono visti cali sui titoli del settore nelle contrattazioni afterhourse di Wall Street, e in quelle asiatiche, ma certamente continueranno anche su quelle europee. Quasi la metà di tutte le auto vendute negli Stati Uniti l’anno scorso sono state importate, secondo la società di ricerca GlobalData. La Casa Bianca ha accennato a un potenziale sgravio per Pechino, con Trump pronto a offrire alla Cina una riduzione tariffaria per assicurarsi la vendita della piattaforma di TikTok. Ma, a stretto giro, Pechino replica e rifiuta l’offerta del presidente Usa: il governo di Xi Jinping su questo argomento chiude la porta a Trump sottolineando: “La nostra posizione è coerente”.

Più in generale gli investitori hanno adottato un approccio attendista, ma l’incubo di quanto ancra potrebbe accadere nella guerra commerciale su vasta scala li rende nervosi e avversi al rischio e quindi privilegiando il rifugio nell’oro che è salito di un altro 0,5% a 3.035 dollari l’oncia, non lontano dal massimo storico di 3.057 dollari. L’attenzione degli investitori si concentrerà anche sulle tariffe reciproche che saranno annunciate la prossima settimana. Trump ha indicato che le misure potrebbero non essere le imposte like-for-like che ha detto che avrebbe imposto.

La scure di Trump sulle auto. Le aziende più colpite

Il presidente Donald Trump ha firmato un decreto per introdurre una tariffa del 25% sulle importazioni di automobili, ampliando una guerra commerciale progettata per portare più posti di lavoro nel settore manifatturiero negli Stati Uniti e preparando il terreno per un’azione ancora più vasta sulle imposte la prossima settimana.

“Questo è l’inizio del Giorno della Liberazione in America“, ha detto trionfalmente il Presidente Donald Trump prima di firmare un ordine per implementare una tariffa del 25% sulle importazioni di auto, che entrerà in vigore la prossima settimana. “Quello che faremo è una tariffa del 25% su tutte le auto che non sono prodotte negli Stati Uniti”, ha detto Trump alla Casa Bianca ieri sera. “Faremo pagare i paesi per aver fatto affari nel nostro paese e per averci rubato il lavoro, la ricchezza, un sacco di cose nel corso degli anni”. La Casa Bianca ha affermato che le tariffe si applicheranno non solo alle auto completamente assemblate, ma anche alle parti chiave dell’automobile, tra cui motori, trasmissioni, parti del gruppo propulsore e componenti elettrici. Quest’ultime tariffe sulle parti entreranno in vigore non più tardi del 3 maggio, ha detto, aggiungendo che l’elenco delle componenti potrebbe anche estendersi nel tempo. Trump ha definito i dazi come “permanenti” e ha detto di non essere interessato a negoziare eccezioni.

I dazi si aggiungeranno alle imposte già in vigore, ha affermato il segretario della Casa Bianca Will Scharf , e l’amministrazione prevede che i dazi genereranno 100 miliardi di dollari di nuove entrate annuali per gli Stati Uniti.

La mossa di ieri precede l’annuncio ancora più ampio di cosiddette tariffe reciproche previsto per il 2 aprile, un tentativo di ridurre i deficit commerciali degli Stati Uniti. “Il vero Giorno della Liberazione dell’America sarà il 2 aprile, e non vedo l’ora che arrivi”, ha detto Trump. Sono in cantiere anche altre tariffe specifiche per determinati settori industriali: Trump minaccia imposte su legname, semiconduttori e farmaci.

Le azioni di Trump sono destinate a rendere le auto più costose per i consumatori statunitensi, già preoccupati per l’inflazione, e ad amplificare le preoccupazioni che i suoi dazi possano far precipitare l’economia in una recessione. I dazi probabilmente aumenteranno i prezzi delle auto prodotte all’estero, ma anche i veicoli prodotti negli Stati Uniti vedrebbero aumentare i prezzi se le forniture e i pezzi di ricambio fossero colpiti da imposte o se le catene di fornitura fossero tagliate fuori dalla produzione nei paesi a basso costo. Lo scorso anno le importazioni di automobili e camion leggeri dagli Stati Uniti hanno raggiunto un valore di oltre 240 miliardi di dollari. Trump, rispondendo alle domande sul possibile aumento delle tasse a cui andranno incontro gli acquirenti di auto, ha accennato al suo impegno a richiedere una detrazione fiscale sui prestiti per auto.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che la decisione degli Stati Uniti è deplorevole. “Valuteremo ora questo annuncio, insieme ad altre misure che gli Stati Uniti stanno prendendo in considerazione nei prossimi giorni”, ha affermato von der Leyen in una dichiarazione. “L’UE continuerà a cercare soluzioni negoziate, salvaguardando al contempo i propri interessi economici”.

Case automobilistiche tedesche Mercedes Benz, BMW e Porsche sono tutti destinati a subire forti pressioni. L’indice europeo delle automobili e dei ricambi ha toccato ieri il minimo delle sette settimane ed è destinato a scendere ulteriormente. La principale casa automobilistica della regione, la Volkswagen, è particolarmente esposta, con il 43% delle sue vendite negli Stati Uniti provenienti dal Messico, secondo S&P Global Mobility. Secondo i dati commerciali ufficiali degli Stati Uniti, lo scorso anno le case automobilistiche europee hanno esportato negli Stati Uniti circa 800.000 veicoli, circa quattro volte il numero di auto esportate dagli Stati Uniti in Europa. Stellantis la casa madre di Chrysler,e Volvo Cars saranno anch’essi al centro dell’attenzione.

Le azioni di General Motors Co. , Ford Motor Co. e Stellantis NV sono crollate nelle contrattazioni after-hours mentre Trump parlava. Anche le case automobilistiche asiatiche sono calate, guidate da Toyota Motor Corp.

Wall Street ha chiuso in calo: pesanti i tech con Nvidia e Tesla

Wall Street aveva già chiuso in calo per il nervosismo in vista delle mosse di Trump (ha comunicato i dazi sulle auto dopo la chiusura delle contrattazioni) ma anche per via della debolezza delle Big tech fra cui Nvidia e Tesla. Alla borsa di New York si registra un calo dello 0,31% sul Dow Jones, spezzando la catena positiva di tre consecutivi rialzi, iniziata venerdì scorso; sulla stessa linea, perde terreno l’S&P-500, che si ferma a 5.712 punti, ritracciando dell’1,12%. Male il Nasdaq 100 (-1,83%); sulla stessa linea, in ribasso l’S&P 100 (-1,42%). Da segnalare tra i maggiori ribassi, Intel, che ha archiviato la seduta a -3,22%, ma anche Amazon, che soffre un calo del 2,23%. Inoltre c’è il -7% di Moderna, Nvidia, che lascia sul tappeto una perdita del 5,74% e Tesla Motors, che scende del 5,58%. Le case automobilistiche statunitensi hanno perso terreno soprattutto nell’afterhours, dopo l’annuncio di Trump: General Motors è crollata del 6%, mentre le azioni Ford è sceso di quasi il 5%.

In Asia sono in calo Giappone e Corea del Sud. Cina variabile

La bomba sganciata da Trump carica di dazi sulle auto è scoppiata anche sui listini asiatici. Pesanti perdite si riscontrano in Giappone e Corea del Sud, mentre in Cina, paese meno esposto alle esportazioni verso gli Usa, le quotazioni sono a macchia di leopardo.

La borsa di Tokyo è in calo, indice Nikkei -3%, trascinata soprattutto da Toyota -2,5%. Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha dichiarato che il suo governo stava prendendo in considerazione “misure appropriate” in risposta alle tariffe di importazione statunitensi sulle auto. I dazi colpiscono in mondo pesante l’industria automobilistica giapponese, un pilastro fondamentale dell’economia, con circa il 10% dei posti di lavoro collegati al settore. I veicoli hanno rappresentato circa un terzo dei 21,3 trilioni di yen (142 miliardi di dollari) di esportazioni giapponesi dirette negli Stati Uniti nel 2024.

Le borse della Cina sono contrastate. E’ in calo l’indice Taiex di Taipei, -1,%. In rialzo l’Hang Seng di Hong Kong: +0,7%. Sale anche il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen. Alcuni dei titoli dei produttori cinesi di veicoli elettrici scendono, altri salgono, anche perché l’esposizione agli Stati Uniti è limitata: Li Auto + 2,4%, BYD +2,3%. Xiaomi -2,8% e Nio -3,6%. CK Hutchison Holdings guadagna l’1,2% dopo che il South China Post ha riportato che il governo di Hong Kong e la società stanno discutendo di “una ragionevole via d’uscita” per sigillare la controversa vendita delle sue attività portuali, tra cui due porti di Panama, a un consorzio guidato dalla società di investimenti statunitense BlackRock.

La Casa Bianca ha anche accennato a un potenziale sgravio per Pechino, con Trump pronto a offrire alla Cina una piccola riduzione tariffaria per assicurarsi la vendita di TikTok. Secondo la legge statunitense, la società madre cinese di TikTok, ByteDance, doveva cedere l’app entro il 19 gennaio, pena il rischio di un divieto. Tuttavia, Trump ha concesso un periodo di grazia di 75 giorni che scadrà il 5 aprile.

La borsa di Seul è in calo, indice Kospi -1,2%. In rialzo dello 0,3% il BSE Sensex di Mumbai, in positivo l’indice Straits Times di Singapore.

Borse europee: occhi al risiko bancario

I mercati azionari europei sono destinati ad un’apertura in ribasso, con i futures paneuropei sullo STOXX 50 in calo dello 0,5% e i futures sul FTSE in calo dello 0,2%.

Banco BPM Ha ricevuto una comunicazione da parte della Bce sull’applicazione del ‘Danish Compromise’, che a suo avviso non si applicherebbe all’Opa su Anima. Lo dice una nota della banca precisando che quella di Francoforte non costituisce una ‘decision’ e di conseguenza non pregiudica la valutazione dell’Eba, “coinvolta dalla stessa Bce, quale autorità competente al fine di esprimersi definitivamente sulla questione”.

Unicredit potrebbe ritirare l’ops sul Banco. Intanto riunisce l’assemblea ordinaria sul bilancio 2024 e straordinaria.

Exor ha aumentato il suo dividendo e ha dichiarato che riacquisterà ulteriori azioni dopo aver registrato un forte aumento dell’utile netto dello scorso anno. La società di investimento olandese ha dichiarato mercoledì di aver raggiunto 14,67 miliardi di euro (15,83 miliardi di dollari) di utile netto per il 2024, rispetto ai 4,19 miliardi di euro dell’anno precedente. Il valore patrimoniale netto della società è cresciuto del 7,9% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 38,21 miliardi di euro. Il risultato riflette un forte aumento dei dividendi provenienti da società come Stellantis e Ferrari, che sono saliti a 1,135 miliardi di euro nel 2024 dai 14 milioni di euro dell’anno precedente. La società ha dichiarato che proporrà un dividendo di 0,49 euro per azione, per un totale di circa 100 milioni di euro. L’importo è in aumento rispetto al dividendo di 0,46 euro proposto per il 2023. Inoltre, la società ha dichiarato che inizierà un nuovo riacquisto di azioni da 1 miliardo di euro sotto forma di offerta pubblica di acquisto a partire da giovedì.

Intesa Sanpaolo Goldman Sachs alza il target price a 5,50 euro, rafforza il Buy.

Pirelli. Il consiglio d’amministrazione è stato posticipato.

Prysmian Mediobanca taglia a Neutral, target 66,30 euro. La società dei cavi ha firmato un accordo quadro di 7 anni con N-Sea, un’azienda olandese che fornisce soluzioni sottomarine integrate per la manutenzione e le riparazioni dei cavi sottomarini in tempi rapidi. Sospenderà il processo di valutazione per un dual listing negli Stati Uniti a causa della recente volatilità dei mercati e della necessità di concludere e consolidare l’acquisizione di Channel.

Stellantis. In risposta alla notizia dei dazi sull’auto, le azioni della General Motors sono crollate dell’8% nelle contrattazioni del dopo mercato a Wall Street. In Asia, le azioni di Toyota Motor , Honda Motor e Hyundai Motor sono scese tra il -3% e il -4%. Le azioni di Tesla, che produce tutte le auto vendute negli Stati Uniti a livello locale ma con alcune parti importate, sono scese dell’1,3%. Trump ha detto che i dazi annunciati mercoledì potrebbero essere neutrali o addirittura positivi per Tesla, aggiungendo che il suo amministratore delegato, e suo stretto alleato, Elon Musk, non lo ha consigliato in merito alle tariffe auto. In un post su X a seguito della notizia, Musk ha affermato che i dazi colpiranno anche Tesla. “Questo influirà sul prezzo delle parti delle auto Tesla che provengono da altri Paesi”, ha scritto in un altro post su X. “L’impatto sui costi non è banale”.

Terna Morgan Stanley ha alzato il target da 7,60 a 8 euro.

Ariston. Il presidente russo Vladimir Putin ha revocato la gestione temporanea degli asset nel Paese.

MFE-MediaForEurope ha annunciato ieri sera il lancio di un’Opas sulle azioni non in suo possesso del gruppo tedesco ProSiebenSat.1 a un prezzo inferiore a quello di mercato. L’operazione rientra nel piano dell’ex gruppo Mediaset di creare un’emittente paneuropea per far fronte alla concorrenza crescente dei giganti Usa dello streaming, come Netflix , e alla fuga degli investimenti pubblicitari verso i big tech Facebook e Google. Il prezzo offerto da MFE, che già possiede quasi il 30% della concorrente tedesca, sarà pari alla media ponderata per i volumi degli ultimi 3 mesi del titolo ProSieben, che corrisponde al corrispettivo d’offerta minimo per legge, dice una nota. Circa il 78% del corrispettivo sarà pagato in denaro mentre il restante 22% in azioni MFE ‘A’ di nuova emissione. Il prezzo offerto dovrebbe essere di circa 5,7 euro per azione, ha esplicitato una fonte vicina alla situazione, contro il prezzo di chiusura di ProSieben, mercoledì, di 6,5 euro.

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