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Borse di nuovo in tempesta, ma ora fa paura anche l’obbligazionario Usa. Trump porta al 104% i dazi sulla Cina e mette ko i mercati

Il muso duro di Trump contro la Cina ha spento gli entusiasmi di ieri e di nuovo si sono innescate le vendite sugli azinari. Ma a far tremare è anche l’obbligazionario Usa con un’asta risultata debole e fa temere la disaffezione degli investitori stranieri. A Piazza Affari occhi su Leonardo

Borse di nuovo in tempesta, ma ora fa paura anche l’obbligazionario Usa. Trump porta al 104% i dazi sulla Cina e mette ko i mercati

Il bel tempo è già finito. Le speranze che si arrivasse a qualche forma di negoziazione sui dazi si sono infrante sull‘attacco frontale di Trump contro la Cina e gli investitori hanno ripreso a vendere azioni riversandosi sui porti sicuri dello yen e del franco svizzero. Cade il prezzo del petrolio e si indebolisce il dollaro. Volano i tassi di rendimento delle obbligazioni Usa a lunga scadenza Usa e un’asta del Tesoro è risultata più debole delle attese, innescando timori per il debito Usa. E’ tornata l’angoscia per una recessione.

Alle ore 00.01 (ora statunitense) di oggi entrano in vigore le tariffe reciproche del presidente Donald Trump, tra cui imposte del 104% sui prodotti cinesi, insieme alle tasse di importazione su circa 60 partner commerciali che registrano surplus commerciali con gli Stati Uniti. Questo dopo che sabato è entrato in vigore un dazio di base del 10% per la maggior parte dei partner commerciali statunitensi. I mercati avevano riposto le loro speranze nei negoziati, ma finora sembra che Washington e Pechino siano diretti verso uno scontro diretto. I mercati azionari asiatici si sono colorati di rosso e i futures europei indicano un’apertura significativamente in calo.

La felicità di Trump e l’allarme di Summers

“I dazi sono in vigore e i soldi stanno arrivando a un livello mai visto prima, e sarà fantastico per noi. Sarà fantastico anche per gli altri Paesi. Siamo stati derubati e abusati da altri Paesi per molti anni”, ha detto Trump martedì durante un evento alla Casa Bianca. “Stiamo ottenendo ottimi risultati nel realizzare quelli che chiamo accordi su misura, non già pronti all’uso – accordi altamente personalizzati”. Trump sostiene che le tasse aumenteranno la prosperità degli Stati Uniti e rilanceranno l’industria manifatturiera nazionale.

Ma il suo approccio ha suscitato critiche da Wall Street, dagli economisti e da alcuni membri dello stesso partito di Trump, che hanno messo in discussione la metodologia dell’amministrazione e hanno messo in guardia da ricadute economiche che potrebbero includere prezzi al consumo più elevati e una crescita più lenta, se non addirittura una recessione. L‘ex Segretario al Tesoro Lawrence Summers ha lanciato l’allarme: è probabile che gli Stati Uniti si stiano dirigendo verso una recessione, con la possibilità che 2 milioni di americani rimangano senza lavoro, a causa degli aumenti tariffari in atto. “È più probabile che avremo una recessione, e nel contesto di una recessione, vedremo altri 2 milioni di disoccupati”, ha detto Summers al Wall Street Week di Bloomberg Television con David Westin . “Vedremo perdite nel reddito familiare” di $ 5.000 a famiglia o più, ha detto.

Wall Street sul finale inverte la rotta. Si impenna l’indice della paura

Per gran parte della giornata ieri a Wall Street sembrava che il panico scatenato dalla guerra commerciale di Donald Trump si fosse in gran parte placato e le azioni statunitensi si sono rafforzate grazie ai forti rally in Asia e in Europa. Ma con il passare delle ore, quell’ottimismo è lentamente, poi rapidamente scomparso, sostituito da una forte volatilità. In definitiva, gli investitori nei mercati azionari, obbligazionari e valutari si sono trovati ancora una volta a dover rispondere alla stessa scomoda domanda: il presidente degli Stati Uniti è davvero disposto a rischiare una recessione mondiale per riorganizzare il commercio globale? Così l’indice S&P 500, che era salito fino al 4% nelle prime contrattazioni, in quello che è stato il suo più grande rialzo dal 2022, nella speranza che Trump avrebbe aperto accordi commerciali, ha poi chiuso in ribasso dell’1,6% dopo che la Casa Bianca ha dichiarato di voler proseguire con la sua rappresaglia contro la Cina. Anche l’indicatore della paura del mercato, l’ indice VIX , è risalito, dopo un allentamento, per chiudere al massimo dall’inizio della pandemia.

Timori anche per l’aumento del costo del debito Usa. Debole un’asta del Tesoro

Una violenta svendita di titoli del Tesoro statunitense, che evoca la “corsa al denaro” dell’era Covid, ha riacceso i timori di fragilità nel più grande mercato obbligazionario del mondo. Il mercato dei titoli del Tesoro, che vale 29.000 miliardi di dollari, era cresciuto vertiginosamente nelle ultime settimane, con gli investitori che si erano svenduti le azioni in cambio della sicurezza dei titoli di Stato, in un’inversione di tendenza al rischio alimentata dai dazi. Ma, nonostante le azioni rimanessero sotto pressione, i titoli del Tesoro sono stati colpiti da un’ondata di vendite che ha fatto impennare i rendimenti di riferimento in una delle oscillazioni più estreme per i rendimenti decennali degli ultimi due decenni.

Tra i titoli del Tesoro Usa, i rendimenti hanno fatto un’altra brusca inversione a U dopo il vertiginoso picco di lunedì, con il rendimento a 30 anni in forte ascesa nel late trading per registrare la più ripida salita in due giorni in cinque anni: ha chiuso al 4,76%, quasi mezzo punto percentuale in più rispetto al minimo di lunedì. Il rendimento a 10 anni che è risalito vicino al 4,3%, più alto di quanto non fosse alla fine di marzo, facendo aumentare il costo dei mutui e di altri tipi di prestiti. Una debole asta di titoli di stato ha seminato timori di un allontanamento degli investitori esteri. La pressione al rialzo sui costi di indebitamento del governo statunitense potrebbe continuare, poiché i dazi minacciano di provocare un altro shock inflazionistico e di peggiorare il deficit se le entrate fiscali dovessero diminuire a causa di un rallentamento dell’attività.

La Cina non tratta e studia altre vie

I dazi cinesi ora includono le precedenti imposte del 20% legate al traffico di fentanyl, una tariffa “reciproca” del 34% derivata da un calcolo basato sulla bilancia commerciale bilaterale e un ulteriore dazio del 50% annunciato da Trump dopo che Pechino ha dichiarato che avrebbe risposto tassando le esportazioni statunitensi verso la Cina. Il governo cinese ha detto di voler “combattere fino alla fine”. L’escalation delle tensioni rende meno probabile un’imminente chiamata tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping, e le ultime dichiarazioni hanno sollevato il rischio di una guerra commerciale prolungata tra le due maggiori economie mondiali. Il numero due di Xi, Li Qiang , ha affermato che il suo Paese ha ampi strumenti politici per “compensare completamente” eventuali shock esterni negativi derivanti dai dazi di Trump. Secondo Bloomberg la Cina sta orchestrando un indebolimento ordinato dello yuan, con la banca centrale in prima linea nel ridurre una parte dell’impatto economico della guerra sui dazi, senza destabilizzare i mercati finanziari. Il cross dollaro yuan sale a 7,349, su livelli visti poche volte negli ultimi 25 anni. La People’s Bank of China ha indebolito il tasso di riferimento giornaliero dello yuan per la quinta sessione consecutiva oggi, ma ha moderato il ritmo del suo aggiustamento. Le banche statali, riferisce l’agenzia, sono state viste vendere dollari in grandi quantità per sostenere lo yuan nel mercato onshore. Lo yuan offshore è salito al massimo da un mese a questa parte, riducendo il calo dell’1,1% di martedì che lo ha spinto al minimo storico da quando è stato creato il mercato nel 2010.

L’Indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen +0,1%. Hang Seng di Hong Kong -1,9%. Precipita la borsa di Taipei, l’indice Taiex è in calo del -4% e tocca i minimi da inizio 2024: stanotte l’isola di Taiwan è stata colpita da un terremoto di magnitudo 5,8 della scala Richter.

I paesi asiatici sono quelli che subiscono il peso maggiore delle misure, con Cambogia e Vietnam che si trovano rispettivamente ad affrontare imposte del 49% e del 46%. Nei mercati emergenti, la rupia indonesiana è scesa a un minimo storico ed era sul punto di superare quota 17.000 per dollaro. Lo yuan si è indebolito raggiungendo il minimo degli ultimi 19 mesi, mentre la sua controparte offshore si è allontanata lentamente dal minimo storico toccato durante le intense contrattazioni notturne.

In forte calo la borsa di Tokyo: indice Nikkei -4%. Si rafforza lo yen e si avvicina così ai massimi di ottobre, a 144,7 su dollaro, mettendo alle corde l’export giapponese. L’indice Kospi di Seul perde il -2%. Ftse Straits Times di Singapore -2%. In lieve calo la borsa dell’India.

Borse europee viste aprire in calo. A Piazza Affari da seguire Leonardo

Le borse europee dovrebbero aprire in forte ribasso, future dell’indice EuroStoxx50 -4%.

Leonardo. La stampa riporta che gli amministratori delegati di Airbus, Leonardo e Thales dovrebbero incontrarsi oggi con il commissario europeo per l’Antitrust, Teresa Ribera per discutere un piano per una joint venture nel settore spaziale. Il piano, in una fase iniziale, prevede una joint venture detenuta al 33% da ciascuno dei tre operatori.

Eni. Petrolio in ribasso del 3%. Il Mozambico ha approvato il piano di sviluppo del secondo progetto GNL dell’Eni. Il via libera riguarda lo sviluppo e la produzione di 3,55 milioni di tonnellate all’anno di GNL, per 30 anni, nel giacimento Coral Eocene 441, situato nell’area offshore del bacino di Rovuma. Il valore dello sviluppo è di circa 7,2 miliardi di dollari.

Italgas. Bernstein alza il target price.

Snam Bernstein taglia il target price

Stellantis Ha interrotto la produzione della city car elettrica T03 della casa automobilistica cinese Leapmotor in Polonia e sta valutando opzioni di produzione alternative.

Unicredit. La filiale rumena ha strutturato una cartolarizzazione sintetica con la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) su un portafoglio di prestiti alle piccole e medie imprese da 775 milioni di euro.

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