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Borse deboli e Wall Street rallenta. Exploit di Buzzi e Recordati

Ancora una giornata incerta per i listini, dove permane un ansia di fondo sui nuovi focolai di Covid. Il petrolio scende ma resta sopra 70 dollari. L’euro scivola

Borse deboli e Wall Street rallenta. Exploit di Buzzi e Recordati

Pomeriggio ad alta volatilità per i listini europei, strapazzati da Wall Street che prima aggiorna i suoi record e poi cambia rotta, scivolando in territorio negativo, appesantita dalle vendite sui titoli dell’energia e dei viaggi. Al momento la piazza di New York procede contrastata, mentre gli indici del Vecchio Continente chiudono in rialzo. Piazza Affari alla fine centra un rimbalzino: +0,23%, 25.184 punti. Meglio di Madrid, che perde lo 0,07%, con la Spagna che batte gli altri paesi per crescita di infezioni da Covid-19 a causa della variante Delta, soprattutto tra gli under 30. Parigi sale invece dello 0,31%, mentre chiudono con un rialzo più consistente Francoforte +1,15% e Londra +0,71%.

Il cielo dei mercati si è rannuvolato rapidamente oggi, dopo i primi scambi negli Usa, oscurato dal petrolio che anche oggi ha preso improvvisamente la via delle vendite. Al momento il future Brent settembre 2021 perde il 2% e tratta a 73 dollari al barile, mentre il greggio texano (agosto 2021) arretra del 2,3% a 71,70 dollari al barile. Le incertezze in seno all’Opec+, con lo scontro tra Emirati e Arabia Saudita su un allentamento dei tagli pesano sui prezzi dell’oro nero e si riversano sui titoli del settore.

 La variante Delta del coronvirus rimane d’altra parte in agguato, come una minaccia sugli esseri umani e sulla ripresa economica, mentre gli europei di calcio, con l’Italia in finale e l’Inghilterra che si gioca questa possibilità stasera contro la Danimarca, fanno paura se visti dal lato dei contatti-contagi sugli spalti di Wembley.

Un certo nervosismo viene anche dall’avvicinarsi della diffusione delle minute dell’ultima riunione della Federal Reserve (questa sera alle 20, ora italiana) dalle quali gli investitori trarranno spunti per valutare le prossime mosse della banca centrale, cercando tracce sulla tempistica di un prossimo tapering, nonostante le recenti indicazioni macro abbiano fornito un quadro misto per l’economia statunitense, al netto di un surriscaldamento dell’inflazione considerato al momento temporaneo.

Il Fondo Monetario afferma che un ulteriore sostegno fiscale negli Stati Uniti potrebbe alimentare pressioni inflazionistiche e avverte che il rischio di un aumento sostenuto dei prezzi potrebbe richiedere un aumento dei tassi di interesse prima del previsto. 

In apertura gli indici di Wall Street non sembravano temere troppo l’appuntamento con le notizie provenienti dalla Banca centrale e il Nasdaq aggiornava il suo record storico, spinto dal calo dei rendimenti dei titoli di Stato, poi qualcosa è cambiato. I prezzi dei T-Bond però si confermano in rialzo e i tassi in calo: Il Treasury decennale segna 1,306% in ribasso rispetto a ieri del 4%.

Sull’azionario si confermano in rosso i titoli cinesi quotati a New York, con la stretta di Pechino che lambisce un mercato da due miliardi di dollari. 

Portando lo sguardo alle valute: l’euro si fa sempre più piccolo contro il dollaro e tratta in ribasso sotto 1,18, a causa di una sfilza di dati deludenti giunti negli ultimi giorni dalla Germania che ha innescato dubbi sulla effettiva forza della ripresa nell’area della moneta unica. Stamani la produzione industriale tedesca ha mostrato una flessione congiunturale dello 0,3% a maggio contro attese di un rialzo dello 0,5%, dopo i numeri sotto le attese di ieri su ordini all’industria e business sentiment.

Nonostante le preoccupazioni, Bruxelles ha rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita per le tre maggiori economie del blocco nel 2021: Francia +6,0%, Italia +5,0%, Germania +3,6%.

L’anno prossimo, la crescita accelererà al 4,6% in Germania e dovrebbe rimanere forte al 4,2% sia in Francia sia in Italia.

Si prevede che l’economia della zona euro tornerà al livello pre-crisi nell’ultimo trimestre di quest’anno, anche se rimarrà al di sotto del livello previsto prima della pandemia.

L’inflazione, che è diventata una delle principali preoccupazioni per gli economisti con l’accelerazione della crescita economica globale, dovrebbe raggiungere l’1,9% quest’anno nella zona euro a causa di “fattori transitori”, rispetto all’1,7% stimato dalla Commissione a maggio, per poi calare l’anno prossimo.

In questo contesto chiude in rosso pallido il secondario italiano: il tasso del Btp 10 anni arretra leggermente  a +0,74%, ma lo spread con il Bund decennale sale a 107 punti base (+2,1%) con i maggiori acquisti sul titolo tedesco (tasso -0,34%).

In Italia a giugno il debito Target2 è salito al livello più alto dallo scorso settembre, secondo il documento aggregato di bilancio a cura di Banca d’Italia. Le passività nei confronti del sistema euro risultano pari a 521,506 miliardi di euro da 493,464 miliardi di maggio. Sempre il mese scorso, il totale dell’esposizione delle banche italiane ai finanziamenti Bce si attesta a 463,88 miliardi, rispetto a 447,96 miliardi del mese precedente.

Tornando all’azionario tricolore. Sul Ftse Mib si confermano negativi i titoli già in retromarcia ieri: petroliferi, banche e insieme a loro Telecom -1,88%.

In maglia nera va a Saipem, che perde il 2,8%. il Tar del Lazio ha respinto il ricorso contro la delibera Consob del marzo 2018 con cui l’authority aveva accertato la non conformità del bilancio consolidato e di esercizio della società del 2016.

Tra i titoli degli istituti di credito il peggiore è ancora una volta Unicredit -1,56%. 

Giù Leonardo -1,09%. Male la galassia Agnelli, con Cnh -0,8% e Stellantis -0,82%, quest’ultima alla vigilia della presentazione della sua strategia di elettrificazione.

La blue chip migliore della seduta è anche oggi Recordati +3,27%. Bene Buzzi Unicem +2,88% in un settore costruzioni sostenuto dal balzo di Heidelbergcement a Francoforte. I titoli del gruppo tedesco hanno approfittato del giudizio degli analisti di Ubs, che prevedono una revisione al rialzo delle stime di redditività.

Salgono Interpump +2,28% e le utility, Hera +2,19%, Terna +2,05%, Enel +1,55%.

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