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Borse da incubo: la psicosi Coronavirus affonda i mercati

FIRSTonline

È stato un tranquillo venerdì di paura per i mercati, al termine di una settimana da dimenticare: listini europei chiudono con pesanti cali, dopo quelli asiatici, mentre Wall Street viaggia nuovamente in profondo rosso, dopo le perdite della vigilia. 

Piazza Affari ripiomba appena sotto i 22mila punti, -3,58%, e lo spread sale ulteriormente. Il differenziale di rendimento fra decennale italiano e tedesco chiude a 174 punti base (dopo una fiammata a 178 in mattinata). 

Nel resto della zona euro guida i ribassi Francoforte -3,93%, dopo che il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha detto che l’economia della Germania potrebbe mancare le previsioni di crescita 2020 già limate in precedenza. Male Parigi -3,38% e Madrid -2,89%. Nel resto d’Europa Londra -3,11%; Zurigo -3,5%. 

A New York il Dow Jones scivola sotto i 25mila punti per poi risalire. Al momento cede circa il 2,1% mentre il Nasdaq sta migliorando decisamente (-0,65%). L’indice di volatilità o della paura, come viene chiamato, tocca però quota 47,15, top da febbraio 2018 (quando superò 50). La memoria va inevitabilmente ai tracolli del 2008 e se la giornata dei listini Usa si concluderà come si è aperta, la contrazione settimanale sarà superiore al 10%, come accaduto solo 5 volte dal dopoguerra: nel 1985, nel 2000, nel 2001, nel 2008. 

Questo fuggi fuggi generale dall’azionario è da ricollegarsi all’espandersi nel mondo dell’epidemia di Covid-19 e soprattutto alla difficoltà di fare previsioni sul suo andamento e sulle sue reali ricadute economiche. L’Oms ancora non parla di pandemia e dice che si sta lavorando alacremente ai vaccini, ma la mole di notizie sull’epidemia e le azioni volte a contrastare il diffondersi dei contagi, si stanno ritorcendo sulla mobilità, sugli scambi, sulla crescita, come sta constatando l’Italia da una settimana a questa parte. Oggi si cerca una comunicazione migliore e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella invita a evitare il panico. “La conoscenza – dice – aiuta la responsabilità e costituisce un forte antidoto a paure irrazionali e immotivate che inducono a comportamenti senza ragione e senza beneficio, come avviene talvolta anche in questi giorni”. 

L’emotività degli investitori però è toccata dagli eventi e in questa fase essi cercano porti più sicuri rispetto all’azionario, come i titoli di Stato americani. Gli esperti di State Street Global Advisors sottolineano come ci sia stato “un rapido passaggio dall’euforia di un mese fa a un’elevata avversione al rischio”. I listini europei e statunitensi sono in fase di correzione (perdono cioè più del 10% rispetto ai massimi raggiunti), ma dopo aver toccato nelle scorse settimane diversi record. Intanto si scommette su un intervento delle banche centrali, in particolare della Fed, probabilmente già dalla riunione di marzo. La Bce è guardinga: secondo Weidman in area euro non c’è bisogno di prendere immediate misure di politica monetaria, ma serve restare vigili.

Per il presidente dei ministri delle Finanze della zona euro Mario Centeno, il Covid-19 sembra essere uno “shock temporaneo” all’economia dell’area, ma anche gli stati membri del blocco devono essere pronti ad agire in modo coordinato se l’impatto sarà più longevo. Per l’Italia la maggiore sfida è la crescita economica. In questo contesto non sarà facile per il Belpaese mantenere i conti in ordine e il ministro dell’economia Roberto Gualtieri annuncia che il governo chiederà margini di flessibilità in bilancio per far fronte all’emergenza. “Faremo ricorso a questi margini per quel che sarà necessario”, perché l’attuale situazione avrà un impatto negativo sulla crescita. L’ultima stima ufficiale del governo risale a settembre e indica un Pil in aumento di +0,6% nel 2020; il nuovo quadro macroeconomico e di finanza pubblica sarà diffuso in aprile.

Fra le materie prime il petrolio continua a pagare il prezzo più alto al rischio rallentamento globale e alla minore mobilità e sta per chiudere la peggior settimana da 4 anni. Il Brent perde il 3% e scivola a 50,16 dollari al barile. Corregge anche l’oro, che si muove in calo del 2,8% circa a 1596,45 dollari l’oncia. Crolla persino il palladio, considerato il metallo più prezioso del mondo per la sua scarsità e gli importanti usi industriali, la perdita è superiore al 10%, 2.538 dollari l’oncia. Piatto l’euro-dollaro a a 1,099.

In Piazza Affari, a circa mezzora dalla chiusura, le uniche tre blue chip in verde sono Amplifon (peraltro con un balzo del 2,56%), Juventus e Prysmian. I ribassi più ampi sono invece per le utility: Hera -5,74%; Snam -5,87%; Terna -4,9%, ma anche A2a -4,92%. Fra i titoli peggiori pure Atlantia, -4,84%, sempre in stand by sul fronte concessioni e penalizzata dall’andamento negativo del settore trasporti e viaggi.

Eni perde il 5,1% e si avvicina ai livelli più bassi degli ultimi 20 anni, dopo aver presentato i conti 2019 e il piano al 2023. Banche in picchiata: Unicredit e Intesa Sanpaolo perdono circa il 4%, Bper il 4,74%. Unicredit, in una nota, scrive che ‘ha ricevuto conferma che un dipendente con sede a Milano, in Piazza Gae Aulenti, è risultato positivo” al coronavirus. Questa difficile settimana è costata molto anche a Banco Bpm, che dal 21 febbraio ha perso il 18,13%.

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