Sui mercati, dopo molti rialzi consecutivi, la voglia di prendere beneficio è elevata e le spinte in questa direzine non mancano: dai dazi annunciati da Trump, alle preoccupazioni geopolitiche dop le uscite ieri di Trump su Zelensky, alle minute della Fed preoccupata per l’inflazione: tutti elementi che i mercati in parte conoscono già, ma ai quali ora danno maggior peso. Così dopo lunghe cavalcate al rialzo, ora, come al risveglio da un sogno, gli investitori percepiscono di più il rischio: vendono azioni e si rifugiano nell’oro e nel bitcoin.
Nelle minute i timori della Fed per l’inflazione generata da Trump
Le iniziali proposte politiche del presidente Donald Trump hanno suscitato preoccupazione presso la Federal Reserve in merito a un’inflazione più elevata, con le aziende che hanno dichiarato alla banca centrale statunitense che in genere si aspettavano di aumentare i prezzi per trasferire il costo dei dazi sulle importazioni, hanno detto i partecipanti alla riunione della banca centrale statunitense del 28-29 gennaio, una sola settimana dopo l’insediamento del presidente. Secondo i verbali della riunione, pubblicati ieri sera, i funzionari della Fed hanno sottolineato i rischi al rialzo per le prospettive di inflazione concordando che deve scendere ulteriormente prima di tagliare nuovamente i tassi di interesse. In particolare, i partecipanti hanno citato i possibili effetti di potenziali cambiamenti nella politica commerciale e di immigrazione, il potenziale di sviluppi geopolitici che interrompono le catene di fornitura o una spesa delle famiglie più forte del previsto.
Wall Street ha chiuso in rialzo contenuto, con il Dow Jones che si è attesta sui valori della vigilia a 44.628 punti, mentre l’S&P-500, che arriva a 6.144 punti (+0,24%). Sui livelli della vigilia il Nasdaq 100 (+0,05%) e guadagni frazionali per l’S&P 100 (+0,31%). Le più forti vendite si sono abbattute su Intel, che ha terminato le contrattazioni a -6,10%.
Timori per i dazi e per gli sviluppi geopolitici
Mentre negli ultimi giorni il tea dei dazi imposti da Trump sembrava non d’attualità perchè spostati nel tempo, ora stanno tornando i timori che una guerra commerciale potrebbe colpire non solo le economie a cui sono indirizzate le tariffe, ma alla fine anche l’economia statiunitense invece di “renderla di nuovo grande”. Trump ha detto che il round di dazi (25% su auto, farmaci e chip) entrerà in vigore entro marzo e ha segnalato la possibilità di dazi del 25% su tutte le importazioni di legname negli Usa.
Altra fonte di preoccupazione è il modo con cui Trump sta gestendo la situazione in Ucraina: ieri il presidente Usa ha definito il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy un “dittatore mai eletto”, “un comico mediocre” che “rifiuta di indire elezioni”, perché è indietro con i sondaggi” aggiungendo che dovrebbe agire rapidamente per garantire la pace, per non rischiare di perdere il suo Paese. Trump ne ha anche per l’Europa: “sull’Ucraina ha fallito”. Poche ore prima il presidente ucraino aveva accusato la controparte Usa di essere oggetto della disinformazione russa. Secondo Trump, la Casa Bianca sarebbe a buon punto nel negoziato con Mosca per porre fine al conflitto ucraino.
Le preoccupazioni portano a cercare rifugio ancora nell’oro che sale a nuovi massimi
Così è ricomparso un clima di avversione al rischio, per rifuguarsi dal quale gli investitori si sono buttati sull’oro, iniziando a vendere azioni. I prezzi dell’oro hanno raggiunto un altro record, portando i suoi guadagni del 2025 al 12%: si tratta della nona volta che il metallo tocca un massimo storico quest’anno. E questo arriva dopo un aumento del 27% l’anno scorso, la sua performance annuale più forte in oltre un decennio. Sia Citi che Goldman hanno alzato il loro target price sull’oro questo mese, prevedendo che supererà la soglia dei 3.000 dollari, sostenuto anche dalla domanda delle banche centrali.
Sale il bitcoin dopo che Trump ha ribadito l’intenzione di far diventare gli Stati Uniti, il paese guida per le cripto attività.
Borse asiatiche tutte in calo. Trump si avvicina alla Cina
Le borse dell’Asia Pacifico sono tutte giù. L’indice Nikkei di Tokyo perde l’1,4% e lo yen sale sui massimi da metà dicembre a 150,2. Il membro del Consiglio di amministrazione della Banca del Giappone, Hajime Takata, ha detto che è importante tenersi pronti ad altri aumenti graduali dei tassi di interesse per contenere i rischi di rialzo dell’inflazione.
Quasi tutte in calo anche le borse della Cina. Indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen -0,3%, Hang Seng di Hong Kong -1,2%, Taiex di Taipei -0,3%. Shenzhen Composite +0,4%. Morgan Stanley ha alzato l’azionario cinese (MSCI China) a Equal Weight da Underweight: il target di fine 2025 per l’indice è stato aumentato del 22% a 77 e hanno anche alzato l’obiettivo sull’Hang Seng a 24.000, dal precedente 19.400. La banca d’affari scrive che gli sviluppi geopolitici e locali stanno abbassando il premio al rischio azionario per la Cina. Il rischio principale secondo MS sarebbe un’escalation specifica delle tensioni con gli Stati Uniti. Ma in questo momento i rapporti sembrano di reciproco rispetto. Ieri sera Trump ha detto che sarebbe possibile raggiungere un nuovo accordo commerciale con la Cina, segnalando così la sua disponibilità ad evitare l’insorgere di una lotta commerciale tra Washington e Pechino. “È possibile, è possibile”, ha detto Trump ai giornalisti sull’Air Force One ieri sera, quando gli è stato chiesto se avrebbe concluso un nuovo accordo con la Cina aggiungendo di essere in trattative con la Cina anche in merito a TikTok.
Le borse della Corea del Sud e dell’India sono in ribasso: indice Kospi di Seul -0,8%, BSE Sensex di Mumbai -0,3%.
Borse europee caute. Mercedes-Benz mostra utili in calo del 40%
Borse europee attese in cauto rialzo in avvio di seduta (+0,24% il future sull’Eurostoxx50), mentre i futures sugli indici azionari statunitensi scendono (-0,23% quello sul Dow Jones e -0,30% quello sull’S&P500)
Germania. I prezzi alla produzione di gennaio mostrano una flessione mensile di 0,1% e un incremento annuo di 0,5%, in entrambi i casi decisamente inferiore alla media delle attese raccolte da Reuters che ne ipotizzavano una crescita pari rispettivamente a 0,6% e 1,3%.
Banco Bpm. Deutsche Bank alza il target price a 10,5 euro. Secondo Mf, gli azionisti di Banco Bpm dovrebbero votare in maggioranza a favore del rialzo del prezzo dell’Opa su Anima, con il sostegno di Davide Leone, che ha una quota del 5,5% circa, e di alcune Fondazioni e grandi casse previdenziali. Resterebbe invece alla finestra il maggiore azionista Credit Agricole. Il proxy adviser Glass Lewis ha suggerito agli azionisti di Banco Bpm di votare nell’assemblea del 28 febbraio a favore del rialzo di prezzo per l’Opa su Anima Holding, mentre ritiene che l’offerta di UniCredit sulla terza banca italiana non sia un’opzione attraente.
Monte dei Paschi I soci del patto di consultazione di Mediobanca concordano con il Cda della banca che l’Ops lanciata da Mps è inadeguata. La quota del patto è intanto salita dall’11,62% all’11,87% del capitale dopo l’ingresso di Afl (controllata da Federico Falck) e Alberto Aspesi.
Bper Banca. I tempi di un’integrazione con Banca Popolare di Sondrio potrebbero allungarsi se l’istituto emiliano non riuscirà ad ottenere i due terzi del capitale della banca valtellinese con l’Ops annunciata lo scorso 6 febbraio, secondo l’agenzia di rating Fitch.
Campari Il nuovo ceo Simon Hunt sarebbe intenzionato a tagliare i costi e a razionalizzare del portafoglio marchi.
Leonardo L’AD di Airbus ha detto stamani durante la call sui risultati di aver avviato colloqui esplorativi con Leonardo e la francese Thales su difesa e spazio.
Tenaris chiude il quarto trimestre con risultati superiori alle attese, sia a livello di ricavi che di margini dop un intero 2024 sofferente. L’intero esercizio 2024 termina con vendite nette in calo del 16% su anno, risultato operativo in calo del 44% e utile netto in calo del -48%, ovvero 1,81 dollari per azione. Negli ultimi tre mesi del 2024 il margine Ebitda si è attestato a quota 25,5%, contro il 23,6% del terzo e il 28,6% del quarto trimestre 2023. Le vendite nette del quarto trimestre sono state più resistenti di quanto previsto da Tenaris, in quanto la società è stata in grado di ridurre le scorte e di anticipare alcune spedizioni in Medio Oriente e in Turchia, nonostante il calo della domanda in Messico, Argentina e Arabia Saudita.
Unicredit Potrebbe accelerare l’uscita dalla Russia in caso di una svolta nella guerra in Ucraina, ha detto l’AD della banca Andrea Orcel in una intervista a FT.
Mercedes-Benz. La divisione autovetture della casa automobilistica di lusso tedesca ha segnalato un calo del 40,5% negli utili annuali e ha detto di aspettarsi utili significativamente inferiori nel 2025. Il gruppo, che lo scorso anno ha tagliato le sue previsioni due volte, prevede che le vendite del 2025 saranno leggermente inferiori al livello dell’anno precedente e un ritorno sulle vendite rettificato di appena il 6-8% per la sua divisione auto, in calo rispetto all’8,1% del 2024. Il consiglio di amministrazione della società proporrà un dividendo di 4,30 euro per azione, in calo rispetto ai 5,30 del 2023.