Piazza Affari recupera quota 22.165 punti e chiude in rialzo dell’1,88%, in sintonia con il generalizzato ottimismo che domina oggi i mercati. Le Borse sommettono sul buon esito delle trattative in corso fra Usa e Cina sui dazi e su un accordo in zona Cesarini che eviti una hard Brexit. Wall Street parte in verde con Apple (+2,1%) che tocca livelli record e i titoli finanziari in grande spolvero, offrendo nel pomeriggio un’ottima sponda a un’Europa già in corsa. “Nei negoziati commerciali con la Cina – twitta Donald Trump – stanno accadendo cose buone. Sensazioni più amichevoli che nel recente passato, più simili ai vecchi tempi. Oggi ho un incontro con il vice primo ministro. Tutti vorrebbero vedere accadere qualcosa di significativo!”.
Nel Vecchio Continente Francoforte, +2,84%, è la piazza migliore con gli acquisti che premiano banche e auto, mentre il gruppo tecnologico Sap va in orbita, +9,6%. Il toro abita a Parigi +1,7%, Madrid +1,8%; Zurigo +1,34%. È leggermente più arretrata Londra, +0,8%, a causa del rally della sterlina spinta dalla fiducia su una Brexit ordinata.
Il weekend si prospetta di fuoco e la luce in fondo al tunnel sarebbe tenuta accesa dalla possibile soluzione sullo spinoso nodo del confine fra Irlanda del Nord e e Repubblica d’Irlanda individuata dal premier inglese e dal presidente irlandese e dal fatto che il capo negoziatore Michel Barnier ha ottenuto il via libera dai 27 Stati membri dell’Ue per entrare in una fase di “negoziati intensi”. Elementi che proiettano la divisa britannica ai massimi da tre mesi sul dollaro e al top da 5 mesi sull’euro. Al momento il calo della moneta unica contro la sterlina è dell’1,57%, cross 0,870. La prospettiva favorisce l’euro nei confronti del dollaro e il cambio è intorno a 1,104.
Le tensioni in Medio Oriente intanto, lungi da frenare gli investitori, spingono i prezzi del petrolio. I future del Brent risalgono oltre i 60 dollari al barile, dopo l’attacco missilistico a una petroliera iraniana al largo delle coste dell’Arabia Saudita. In ombra l’oro, che tratta in calo a 1484,55 dollari l’oncia.
Alla festa generalizzata partecipa Piazza Affari, soprattutto con Stm che sale del 7,11%. Fanno il pieno di acquisti Cnh +5,73%, Leonardo +5,39%; Juventus +4,77%. Seguono a ruota le banche: Banco Bpm +3,86%; Bper +3,65%; Unicredit +3,41%; Ubi +3,59%
Completano la top ten del listino principale Tenaris +3,48%; Buzzi +3,42%. Bene Fiat +2,1%, anche a seguito del licenziamento di Thierry Bolloré da parte di Renault (+5,1% a Parigi). Un’uscita di scena che potrebbe facilitare la ripresa di un dialogo con la casa automobilistica francese. Le vendite penalizzano Nexi -0,45%; Amplfon -0,28%; Terna -0,21%; Snam -0,13%; Diasorin -0,05%.
Fra le mid cap, Mediaset sale del 2,24%, nonostante la decisione del giudice spagnolo di sospendere in via cautelare le delibere dell’assemblea di Mediaset Espana funzionali al riassetto delle attività sotto una holding olandese, accogliendo la richiesta di Vivendi, secondo principale azionista del Biscione. “Vivendi danneggia gli azionisti e non fermerà il progetto di espansione europea di Mediaset”, sostiene la società che è pronta a impugnare immediatamente la sospensione.
Il rally contagia l’obbligazionario, con lo spread fra decennale italiano e tedesco che arretra a 137 punti base (-4,97%) e il rendimento del Btp leggermente in calo a +0,93%. In rialzo a -0,44% è invece il rendimento del Bund, -0,44%.
Intanto Mario Draghi, si toglie qualche sassolino dalle scarpe in prossimità della scadenza del suo mandato e manda un messaggio ai tedeschi: I governi della zona euro possono aiutare la Banca centrale europea ad alzare prima i tassi di interesse se allentano i cordoni del propria borsa per sostenere l’economia, dice. Probabilmente Draghi si riferisce alle critiche mosse alla politica monetaria espansiva della Bce da parte di paesi ricchi di liquidità come la Germania, dove il governo sta mantenendo un avanzo di bilancio nonostante un’economia stagnante.
Restando in tema di banche centrali la Federal Reserve ha annunciato che inizierà ad acquistare circa 60 miliardi di dollari al mese di titoli di Stato per assicurare “ampie riserve” nel sistema bancario, un programma che proseguirà almeno fino al secondo trimestre del 2020.