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Borse chiusura 7 gennaio: Nvidia scivola (-6,5%) e travolge il Nasdaq. L’Europa si difende e Milano sfrutta lo scatto Tim (+4%)

Imagoeconomica

Volatilità e ansia da banche centrali hanno caratterizzato la seduta odierna sui mercati, con gli investitori alle prese con una serie di dati macro che potrebbero influire sulla politica monetaria di Bce e Fed. In particolare nella zona euro l’inflazione risale, ma un po’ meno del previsto e alla fine i listini chiudono positivi guardando il bicchiere mezzo pieno.

Piazza Affari arrotonda i guadagni di ieri con un progresso dello 0,43% e si avvicina a 35 mila punti base (34.930) guidata da Telecom, +4,08%, che nei consigli del 15 e 22 gennaio discuterà dell’offerta da 700 milioni arrivata dal Mef e da Retelit per Sparkle. Non è chiaro quanto possa aver influito sugli acquisti del titolo la smentita di Palazzo Chigi di ieri, su un accordo da 1,5 miliardi di euro del governo con la Space X di Elon Musk nel settore delle tlc.

Parigi cerca di recuperare il terreno perduto lo scorso anno con un guadagno odierno dello 0,59%, Francoforte accelera nel finale e chiude in maglia rosa, +0,7%, mentre Amsterdam sale dello 0,27%. È piatta Madrid -0,23% e fuori dall’area della moneta unica Londra registra una mini perdita dello 0,08%.

Un quadro instabile, in giornate in cui le borse appaiono ancora volatili e leggermente in debito di ossigeno, per gli scambi ridotti, visto che dopo le festività natalizie e di Capodanno, Wall Street giovedì sarà chiusa per il lutto nazionale in omaggio all’ex presidente Usa Jimmy Carter.

I listini di New York, dopo un buon avvio, ora sono in calo come a seguire l’inversione a U di Nvidia, su cui sono scattati i realizzi (-6,6%) appena aggiornato il nuovo massimo storico. La regina dei componenti per l’IA ieri a Las Vegas ha annunciato nuovi chip per i videogiochi da pc con la sua tecnologia Blackwell.

Pesano sui titoli delle big tech anche gli alti rendimenti dei Treasury (il decennale è oltre 4,68%), che pagano pegno a dati macro migliori del previsto e al timore di una Fed falco.

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Sale meno delle attese l’inflazione in Eurolandia, mentre si espande il settore servizi negli Usa. Euro in calo

A tenere sulle spine gli investitori sono inoltre le banche centrali.

Allenteranno la stretta nel 2025 come sperato  oppure si prenderanno più di una pausa? E quali differenze caratterizzano le politiche monetarie sulle due sponde dell’Atlantico?

In Eurolandia oggi è arrivata la stima flash sull’inflazione del mese scorso, dopo che ieri la Germania aveva stupito con un dato oltre le attese (2,6%). Nel blocco il dato annuo sale al 2,4% dal 2,2% di novembre, ma è meglio di quanto si aspettavano gli analisti di Unicredit (+2,5%). In Italia, almeno sulla carta, voliamo bassi: +0,1% mensile, +1,3%, come a novembre, anche se tra economia sommersa e riciclaggio ci sarebbe da riflettere. Oggi infatti Bankitalia ha pubblicato uno studio dell’Ufficio di informazioni finanziarie, secondo il quale nel periodo 2018-2022 il valore del riciclaggio è risultato attorno all’1,5-2,0% del pil, corrispondente a circa 25-35 miliardi di euro.

Un osservato speciale a livello continentale è il gas, anche perché l’inflazione tedesca ha leggermente rialzato il capo proprio a causa dei prezzi dell’energia. Oggi ad Amsterdam i future sono sotto 50 euro, in ribasso poco oltre 46 euro al mwh e a livello europeo ci si affanna a rassicurare gli speculatori e i cittadini con il fatto “non ci sono problemi di sicurezza per gli Stati membri sull’approvvigionamento di gas” dopo che a fine anno è scaduto il contratto di transito del metano russo attraverso l’Ucraina. “I livelli di stoccaggio sono ancora intorno al 70%” della capacità “e restano superiori alla media dei livelli prebellici”. 

La Bce dovrà valutare questi e altri aspetti nella riunione di fine mese, anche se le attese propendono per un atteggiamento ancora volto a sostenere la fiacca economia del territorio.

Diverso è il quadro a stelle e strisce e anche ieri Lisa Cook, componente del board della Federal Reserve, ha detto che la banca centrale Usa “può procedere con più cautela con i tagli dei tassi d’interesse”. Tanto più che l’economia statunitense è più che solida come ha confermato oggi l’ISM servizi del mese di dicembre, salito a 54,1 punti (da 52,1 di novembre), ben oltre le attese (ferme a 53,4) e il confine di 50 oltre il quale si espatri in territorio espansivo.

In attesa del rapporto sul lavoro di venerdì i dati Jolts mostrano che le aperture di posti di occupazione a novembre sono cresciute a 8,098 milioni, oltre le previsioni di un aumento di 7,7 milioni e superiori ai 7,839 milioni visti per il mese di ottobre.

Così l’euro appare nuovamente debole contro dollaro, pur limitando i danni a un ribasso modesto, attualmente dello 0,2%, che tiene in ogni caso la moneta unica sotto un cambio di 1,04.

Il petrolio non sembra aver voglia di perdere terreno e tratta ora in progresso di quasi un punto percentuale. Il future Brent marzo 2025 prezza 77,03 dollari (+0,96%) e il greggio texano, febbraio 2025, 74,25 dollari (+0,94%).

Piazza Affari, banche contrastate

Il principale barometro di Piazza Affari, le banche, oggi oscilla tra alta e bassa pressione. Il settore infatti è contrastato, tra prese di profitto e attese per l’avvio di una nuova stagione di matrimoni. Tra le blue chip migliori del giorno c’è Mps +1,88%, mentre tra le peggiori trovano posto Banco Bpm -0,74%, Intesa -0,47%.

In altri settori ritrovano una buona spinta alcune utility come A2a +1,72%. Stellantis +1,07% rimbalza ulteriormente, con indiscrezioni di stampa, secondo cui la nomina del nuovo Ceo potrebbe avvenire prima di giugno, già a gennaio o al massimo febbraio. Il lusso brilla con Moncler +2,38%.

Bene Stm +1,87%, Generali +1,77%, Unipol +1,61%.

La maglia nera va a Buzzi, -1,32%, recentemente rientrata sul Ftse Mib.

I realizzi penalizzano ulteriormente Saipem -0,84% e sono in perdita Nexi -1,13% e Azimut -0,57%.

Fuori dal paniere principale registra uno scatto Fincantieri +4,71%, grazie al fatto che Jeffries ha alzato il prezzo obiettivo sul titolo a 7,7 euro dai 5 euro precedenti. Inoltre il broker Intermonte cita, a vantaggio dell’azienda di cantieristica, un’intervista radiofonica del presidente eletto Donald Trump secondo cui gli Stati Uniti potrebbero chiedere aiuto agli alleati per un incremento nella costruzione di navi da fornire alla Marina Militare Usa.

Tensioni sui titoli di Stato

L’eco delle tensioni sui titoli Usa si riverbera anche sui titoli europei, che vedono oggi tassi in rialzo.

Il Btp decennale sale al 3,63% contro un rendimento del 2,48% del Bund di pari durata e uno spread in lieve allargamento a 115 punti base.

Intanto il ministero dell’economia è già pronto a fare cassa nel 2025 con l’emissione dual tranche di un nuovo benchmark Btp a 10 anni scadenza 01/08/2035 e dun nuovo BTp Green a 20 anni scadenza 30/04/2046 per un importo non superiore a 5 miliardi di euro.

A questo fine il Mef ha affidato il mandato a un pool di banche composto da Banca Mps, Bnp Paribas, Citibank, Credit Agricole, NatWest e Unicredit.

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