Il panorama è variegato al termine degli scambi nella serata europea, mentre al momento risulta intonato l’andamento di Wall Street dopo l’atteso e positivo rapporto sull’occupazione non agricola, di grande peso in chiave Fed.
Parigi (+1,31%) svetta sugli altri listini del Vecchio Continente, nell’ultima seduta di una settimana difficile a causa della crisi politica interna e della caduta del governo, anche se la pervicacia del presidente Macron nel restare al timone e gli spiragli aperti dai socialisti per la nascita di un nuovo esecutivo hanno offerto oggi respiro all’azionario e all’obbligazionario di Francia. Inoltre il settore del lusso, uno dei più presenti sul Cac 40, è tra i migliori in Europa, grazie a un report di Goldman Sachs che vede emergere una resistenza delle valutazioni dei titoli del comparto dopo la recente correzione.
Così Milano chiude in rialzo la seduta (ed è la settima consecutiva), con un progresso dello 0,36% guidata dalle grandi firme, a partire da Moncler (+4,96%), anche se i realizzi sui titoli bancari hanno frenato il listino. Il bilancio settimanale del Ftse Mib è di un guadagno superiore al 4% e l’indice delle blue chip appare in marcia verso i 35mila punti base (oggi sono 34.749).
Il sentiment pre natalizio si conferma solido inoltre a Francoforte +0,21%, che segna un nuovo massimo, benché la produzione industriale tedesca segni un nuovo passo falso (-1% a ottobre). Perdono leggermente quota Madrid -0,43%, Amsterdam -0,31% e Londra -0,5%.
Non si sono registrate reazioni sui mercati a due importanti notizie del giorno, come la decisione della Corte Costituzionale della Romania di annullare l’esito del primo turno delle elezioni presidenziali a causa di presunte ingerenze russe; il crescente allarme per una misteriosa malattia in Congo, che ha indotto il ministero della salute italiano a chiedere agli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera di tenere alta l’attenzione su “tutti i punti di ingresso”.
Wall Street tonica: il lavoro cresce, ma il mercato scommette su un taglio dei tassi
Wall Street procede in territorio positivo nel giorno dell’importante rapporto sull’occupazione Usa nel mese di novembre, un indice fondamentale insieme al dato sull’inflazione in uscita la prossima settimana e che potrà orientare le scelte della Fed, nell’ultima riunione di politica monetaria dell’anno.
I posti di lavoro creati negli Stati Uniti il mese scorso sono stati 227 mila, un numero superiore alle attese e che fa impallidire il timido passo di ottobre. L’effetto di questo boom non ha però fatto scendere le probabilità di un taglio di 25 punti base da parte della banca centrale Usa, anzi le ha incrementate e ora secondo il Fedwatch tool del Cme group, c’è il 91% di possibilità di un taglio di 25 punti, contro il 71% di ieri.
La ragione di questa apparente contraddizione, secondo gli esperti, è da ricercarsi nel fatto che il dato di novembre è alto sulla carta, ma nei fatti è il risultato di un andamento temporaneo dovuto al ritorno al lavoro di oltre mezzo milione di persone, fermate due mesi fa dal passaggio di due uragani e dagli scioperi alla Boeing. La media degli ultimi due mesi, pari a 132.000 posti di lavoro creati, appare più veritiera e in rallentamento rispetto al recente passato.
Per completare il quadro a novembre la disoccupazione è cresciuta dal 4,1% al 4,2%, in linea con le attese. I salari orari medi sono aumentati di 13 centesimi, lo 0,37%, a 35,61 dollari; rispetto a un anno prima, sono aumentati del 4,03%.
Euro in lieve calo, bitcoin sotto 100mila dollari
Sul mercato dei cambi non si registrano rivoluzioni dopo il rapporto sul lavoro Usa. L’euro si muove in una forbice molto modesta e oggi è in lieve calo, ma sopra 1,056.
Il bitcoin ha perso quota nella notte, ma al momento sta recuperando, muovendosi in ogni caso sotto il livello stellare dei centomila dollari recentemente conquistato, ma mostrando ulteriormente la sua volatilità.
Tra le materie prime arretra il petrolio, dopo la decisione dell’Opec e alleati di mantenere i tagli alla produzione anche nel primo trimestre dell’anno prossimo. I future di Wti e Brent perdono oltre l’1,5%, per prezzi rispettivamente poco sopra i 67 dollari al barile e poco sotto 71 dollari.
Il rapporto e le scommesse su un taglio del costo del denaro favorisce anche gli acquisti sui titoli di Stato Usa, che vedono prezzi in crescita e rendimenti in calo. In questo momento il tasso del decennale è al 4,138%, dal 4,182% di ieri, ma la discesa si vede sull’intera curva.
Piazza Affari resta calda con Moncler e Cucinelli
Piazza Affari si tiene al calduccio grazie agli acquisti su Moncler e Cucinelli +1,15%, mentre fuori dal Ftse Mib si fa notare anche Ferragamo +3,85%.
Il settore beneficia della riflessioni di Goldman Sachs, ma la regina dei piumini si avvale anche della promozione decisa dalla stessa Goldman e da Bernstein.
Per Goldman il titolo passa a Buy da Neutral, con prezzo obiettivo a 58,7 euro. È ancora più ottimista Luca Solca di Bernstein, che stima un prezzo obiettivo per le azioni a 60 euro e conferma la raccomandazione di outperform.
Tra le blue chip più effervescenti del giorno torna inoltre Campari +2,69% e non si ancora esaurita la spinta propulsiva di Stellantis +3,19%, cui oggi si accoda Ferrari +2,17%.
Tra i titoli finanziari resta sugli scudi Finecobank +2,25%, mentre le banche soccombono ai realizzi a partire da Bper -2,84%, insieme all’azionista Unipol -1,34%. Arretra inoltre Unicredit -0,62%, mentre si salva la possibile preda Banco Bpm (+0,37%).
Nel settore oil retrocedono Tenaris -2,96% e Saipem, -2,05%, quest’ultima ben comprata recentemente.
Spread stabile
Anche la carta italiana consolida i guadagni settimanali, mantenendo oggi uno spread tra Btp decennale e Bund di pari durata a 109 punti base, livello minimo da quasi tre anni.
Sono stabili anche i rendimenti, rispettivamente al 3,19% e 2,1%.
Si allentano ulteriormente le tensioni anche sui titoli di Stato francesi, che vedono oggi uno spread in ulteriore leggero caso a 77 punti base. L’Oat decennale mostra un tasso del 2,87%.