Il rally della Befana scalda l’Europa, che chiude la terza seduta consecutiva in rialzo con azionario e obbligazionario, grazie a nuovi dati incoraggianti sull’inflazione provenienti dalla Francia.
Piazza Affari sale dell’1,74% e si porta ai massimi da aprile a 24.860 punti base, anche se a guidare la classifica odierna dei listini è Parigi, che arriva al traguardo con un progresso del 2,3%, facendo leva sui titoli del lusso ottimisti sugli affari in Cina nonostante il Covid dilagante. I guadagni sono consistenti a Francoforte +2,16%, Madrid +1,88%, Amsterdam +1,4%. Rimane indietro Londra, +0,43%, penalizzata dai titoli petroliferi e minerari. È pesante oggi il tonfo del greggio.
Volatile Wall Street in attesa dei verbali Fed
Il clima di fiducia del blocco non riesce a contagiare stabilmente Wall Street, che appare volatile nelle prime ore di scambi. A preoccupare gli investitori a stelle e strisce sono i progetti della Fed, in attesa della pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione di dicembre, nella quale la banca centrale Usa ha rallentato il passo della sua stretta, alzando i tassi di 50 punti base, dopo quattro incrementi consecutivi di 75 punti. Una lettura che facesse propendere per una Fed ancora falco potrebbe smorzare le speranze di un solido rimbalzo della Borsa di New York nei prossimi mesi, dopo l’addio al peggior anno dal 2008.
Nell’attesa il presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, sostiene che Powell dovrà continuare ad alzare i tassi d’interesse nei prossimi mesi fino all’incirca il 5,4%, dall’attuale 4,25%-4,5%, nonostante sembri che l’inflazione stia decelerando.
Tra i singoli titoli rialzano la testa Tesla (+3,7%) ed Apple (+1,18%).
A picco petrolio e gas
Tra le materie prime è ancora lettera per il petrolio: il Brent cede il 5% e tratta intorno a 78 dollari al barile; il Wti perde oltre il 4%, 73,8 dollari.
Prosegue la parabola discendente anche dei future del gas ad Amsterdam, che hanno aperto oggi a 67 euro al Mwh, ai minimi dal 21 gennaio scorso, circa un mese prima dell’inizio della guerra in Ucraina.
Questo fa sperare in un miglioramento dell’inflazione nel blocco, anche se in Italia sta arrivando la stangata bollette a causa dei prezzi precedenti.
Sul mercato dei cambi l’euro ritrova quota 1,06 contro dollaro (+0,5%).
Tutti pazzi per i Btp
L’inflazione rallenta, l’attività delle imprese va meno peggio del previsto e una pioggia di acquisti si riversa sui titoli di Stato del blocco.
La parte del leone spetta ai Btp: lo spread tra decennale italiano e tedesco scende del 4,35% a 200 punti base e i tassi arretrano rispettivamente al 4,28% e al 2,28%.
Il mercato sembra scommettere su una Bce meno falco nei prossimi mesi, alla luce dei recenti dati sull’inflazione in Spagna, Germania e Francia.
Da Parigi, l’Istituto Statistico Nazionale Francese (Insee), nella stima preliminare sostiene che, a dicembre, i prezzi al consumo hanno registrato una variazione mensile del -0,1% (contro +0,3% di novembre), meglio del previsto. A livello annulla il dato è +5,9% da + 6,2% di novembre. “Il miglioramento dovrebbe derivare da un rallentamento del costo dell’energia e, in misura minore, dei servizi”, spiega l’Insee.
D’altra parte, lo scorso anno l’attività delle imprese dovrebbe essere andata meno peggio delle stime. Il final composite Purchasing Managers’ Index (Pmi) di S&P Global per la zona euro, considerato un buon indicatore della salute economica della regione, è salito a 49,3 a dicembre rispetto a 47,8 di novembre, superando la stima preliminare di 48,8.
Parole incoraggianti arrivano infine dal Blog della Banca centrale europea, secondo cui: “L’indebitamento è diventato più costoso per i governi” ma “nonostante l’aumento dei tassi di interesse, il debito pubblico può rimanere su un percorso solido”.
Piazza Affari in spolvero con Telecom, utility e banche
Tra le blue chip migliori del giorno c’è Telecom, +3,77%, sempre al centro di indiscrezioni sulla rete. Stamattina un quotidiano ha scritto che Cassa depositi e prestiti dovrebbe presentare un’offerta non vincolante insieme al fondo Macquarie (non più tramite Open fiber) entro il 15-20 gennaio, con una valutazione di 15-18 miliardi, inclusiva di 10 miliardi di debito e 21mila dipendenti. Tali valutazioni sono circolate anche nei mesi scorsi e non erano parse sufficienti all’azionista Vivendi. In ogni caso l’attenzione resta alta e si scommette sulla possibilità che il nodo rete possa sciogliersi, anche perché nei giorni scorsi il ministro, Adolfo Urso, ha detto di essere fiducioso e si è “creato un buon clima tra le parti, assolutamente costruttivo”.
Il miglioramento del clima sui titoli di Stato aiuta il recupero delle utility, guidate da Hera +3,86%, Enel +3,53%, Terna +2,99%.
Brillano le banche, possibili protagoniste di una prossima stagione di matrimoni: Banco Bpm +3,75%, Unicredit +3,74%, Mps +2,68%.
Restano in denaro titoli industriali come Interpump +3,12%, Pirelli +3,51%, Stellantis +2,65%.
I ribassi sono pesanti invece per i titoli oil: Tenaris -7,05%, Saipem -3,05%, Eni -1,52%.
Bilancio di giornata negativo per Erg -2,81% e si conferma in rosso Leonardo -1,84%.