Materie prime in rally e borse contrastate oggi al termine della seduta europea, con Wall Street che si muove in ordine sparso nelle prime ore di scambi (DJ +0,5%; Nasdaq -0,9%). Il balzo del greggio spinge gli acquisti sui titoli del petrolio, ma getta un’ombra sul futuro dell’inflazione che aveva appena cominciato a raffreddarsi da Milano a New York.
Europa contrastata
Piazza Affari chiude con un piccolo passo avanti, +0,24%, a 27.179 punti base grazie agli acquisti su Saipem (+4,34%), Eni (+4,08%), Tenaris (+3,02%) e Unicredit (+2,99%). Nel resto d’Europa brilla Londra +0,52%, accesa dalle major petrolifere, seguita da Parigi +0,32% e Amsterdam +0,29%, mentre sono in ribasso Francoforte -0,32% e Madrid -0,78%. Zurigo è piatta, appesantita dal calo di Ubs -2,8% e Credit Suisse -2,43%,dopo l’apertura di un’indagine della Procura Federale svizzera sulle trattative per l’aggregazione tra i due istituti.
Tutti pazzi per oro e petrolio
Grandi protagoniste della giornata sono le materie prime, che fanno il pieno di acquisti. Il petrolio festeggia gli ulteriori tagli annunciati ieri a sorpresa dall’Opec+ per circa 1,16 milioni di barili al giorno. Dopo un trimestre da dimenticare il greggio riassapora così la possibilità di agguantare nei prossimi mesi i cento dollari al barile, con buona pace degli sforzi delle banche centrali per frenare l’inflazione. Nella seduta odierna intanto i future di Brent e Wti mostrano progressi intorno al 6%, con il primo che tratta oltre gli 84 dollari al barile e il secondo oltre gli 80 dollari.
Spinge sull’acceleratore anche il gas, oltre i 51 euro al Mwh, con una crescita vicina superiore all’8%.
Il clima incerto favorisce l’oro e lo spot gold insegue i 2000 dollari l’oncia, trattando al momento intorno 1990 dollari (+1%).
Sul mercato valutario frena il dollaro, che tratta in frazionale ribasso contro le principali divise. L’euro cambia a 1,088.
Rallenta la manifattura Usa; l’Italia resta in espansione
L’industria manifatturiera rallenta nel mondo, dalla Cina agli Stati Uniti passando per l’Europa.
Nel Vecchio Continente l’indice Pmi manifatturiero della zona euro di S&P Global, è indicato a marzo a 47,3, livello minimo da quattro mesi e in ritirata dal 48,5 di febbraio. Il dato però è migliore della attese (47,1).
L’Italia, tra l’altro, resta oltre la linea di 50 che separa contrazione ed espansione, anche se scende a 51,1 (atteso 51) dal livello massimo da dieci anni registrato a febbraio (52).
Negli Usa l’Ism scende oltre le attese, ai minimi da 21 mesi, a 46,3 (stimato 47,5) e da 47,7 punti di febbraio.
L’indice Pmi manifatturiero stilato da Ihs Markit invece sale, ma resta sotto 50 ed è 49,2 da 47,3 di febbraio.
Anche in Cina la crescita dell’attività industriale si è indebolita a marzo: l’indice Pmi manifatturiero, calcolato da Ihs Markit per Caixin, è a 50 punti, dai 51,6 punti di febbraio (record in otto mesi).
Piazza Affari bene oil e banche miste; vola Olidata
Piazza Affari resta in scia ai recuperi dell’ultima settimana di marzo e inaugura aprile spinta dai titoli oil, mentre le banche sono miste. In una seduta dagli scambi già prefestivi, in vista della Pasqua, il Ftse Mib è dominato quindi da Eni, Saipem e Tenaris. Tra le banche svetta Unicredit, nel giorno di avvio della prima tranche del piano di buyback. Tra i titoli finanziari si fanno notare Banca Mediolanum, +1,24%, Bper +0,88% e Unipol +0,78%, mentre Banca Mps perde l’1,82% dopo il recupero della scorsa ottava. Arretrano Finecobank -1,59% e Poste -0,91%.
Telecom si apprezza dell’ 1,48%, mentre l’ad Pietro Labriola, sottolinea che il processo di vendita della rete “sta andando avanti” con due offerte sul tavolo, in uno scenario impensabile un anno fa. Bene Leonardo +1,25% e tra le utility torna a fare capolino nella top ten del giorno Terna +0,45%.
In fondo al listino Iveco -2,72%, Prysmian -1,81%, Interpump -1,45%.
Fuori dal paniere principale torna in pista con il botto, dopo sette anni di assenza, Olidata, che è rimasta sospesa in volatilità per gran parte della seduta. Il dato finale è di un teorico +50%.
Spread in leggero rialzo
Si difende la carta italiana in una giornata che guarda all’impennata del petrolio, al rischio inflazione e all’andamento della manifattura in Europa, mentre dal Belpaese si attendono novità sul Pnrr per ottenere i fondi europei.
Oggi, l’agenzia Scope Ratings ha detto a Reuters che ritardi significativi nell’attuazione del Pnrr ridurrebbero probabilmente le prospettive di crescita del paese nel medio termine, con un impatto negativo sulla pagella italiana.
In chiusura lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata è indicato a 181 punti base (+2,32%), con tassi in leggero calo rispettivamente al 4% e al 2,19%.