I dazi promessi da Trump, le tensioni politiche in Francia, l’impennata dello spread tra Oat e Bund, l’inflazione Usa in rialzo, seppure in linea con le attese e persino l’impennata dei prezzi dei future del caffè sono il brodo in cui hanno sobbollito oggi le borse europee, che mostrano una chiusura debole, poco distante dalla parità.
Piazza Affari perde lo 0,23%, fermandosi sul filo dei 33 mila punti base, divisa tra le perdite di Stm (-2,33%) e i guadagni di Mps (+3,15%). Il listino milanese continua a interrogarsi sull’esito del Risiko bancario. Ieri Banco Bpm (+1,13%) ha bocciato l’offerta ostile di Unicredit (-0,15%) e oggi l’ad della banca lombarda, Giuseppe Castagna, ha scritto ai dipendenti: “come rilevato dal cda della nostra banca, (l’offerta, ndr) non riflette in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti Banco Bpm”. Inoltre c’è il rischio che il taglio dei costi previsto da Unicredit si traduca in “tagli al personale di oltre 6000 dipendenti”.
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Soffre Parigi
La Piazza peggiore di oggi è Parigi -0,72%, che ha toccato in giornata cali superiori all’1% a seguito di un quadro politico interno sempre più incerto, che si riflette sui conti pubblici stressando i titoli di Stato. Sul secondario gli Oat, nel corso degli scambi, hanno toccato uno spread con i Bund decennali anche di 90 punti base, livello massimo da oltre 12 anni.
Il volto politico appare sempre più tirato anche nella Ue: oggi la Commissione di Ursula von der Layen bis, ha raccolto 370 voti al parlamento di Strasburgo, una maggioranza risicata ed il peggior risultato, in termini numerici, mai registrato.
Nel resto d’Europa Francoforte segna -0,16%, Madrid -0,3%, Amsterdam -0,08%. Fuori da Eurolandia Londra si apprezza dello 0,21%.
Wall Street in calo; inflazione in crescita
Wall Street si muove mista, dopo aver aggiornato ieri per l’ennesima volta nuovi massimi con il DJ, che in questo momento è piatto, mentre S&P 500 e Nasdaq arretrano frazionalmente. In particolare il Nasdaq soffre il peso di mega cap come Nvidia (-3%) e Microsoft (-0,9%). La borsa di New York si muove fiacca, alla vigilia della festa del Ringraziamento, quando resterà chiusa, mentre venerdì lavorerà metà giornata.
Tra i tanti dati macroeconomici del giorno quello più atteso riguardava l’inflazione Pce del mese di ottobre, che risulta in rialzo seppur in linea con le stime: +0,2% mese e +2,3% rispetto a un anno prima (dal 2,1% di settembre). La spesa per i consumi, che rappresenta più di due terzi dell’attività economica degli Stati Uniti, è aumentata dello 0,4% dopo una crescita dello 0,6% rivista al rialzo a settembre e i redditi personali sono aumentati di 147,4 miliardi di dollari, lo 0,6%, contro lo 0,3% del consensus.
Un quadro che non offre grandi appigli alla Fed per nuovi tagli, tanto più che ieri la lettura delle minute dell’ultima riunione hanno rivelato la grande prudenza dei banchieri. L’economia Usa si conferma solida e la prossima presidenza Trump, con la scia di dazi e promesse che si porta dietro, potrebbe avere ulteriori ripercussioni sulla corsa dei prezzi, mentre persino i future del caffè stanno conoscendo prezzi alti come non vedevano da decenni. I future dell’Arabica, sulla piazza di New York, ha aggiornato i suoi massimi prezzo dal ‘97 a causa dei timori sulla raccolta del 2025/2026 dopo la siccità che ha colpito il Brasile fino allo scorso mese di settembre.
Il dollaro scende
Il dollaro accelera al ribasso dopo i dati sull’inflazione Usa. Il rapporto dollaro/yen scende ai minimi da circa cinque settimane, con un calo dello 0,95% a 151,6. L’indebolimento del dollaro consente all’euro di risalire dello 0,8% a 1,057 dollari. L’indice del dollaro, che misura il biglietto verde rispetto a un paniere di valute tra cui lo yen e l’euro, registra è al minimo dal 13 novembre.
Inoltre i dazi promessi da Trump su Canada, Messico e Cina, che sono i tre maggiori partner commerciali degli Usa, indeboliscono le valute dei tre paesi e innervosiscono gli investitori.
Tra le materie prime il petrolio è in moderato progresso, dopo il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah, in attesa della riunione dell’Opec+ di domenica, che potrebbe ritardare l’aumento pianificato della produzione di greggio.
Il greggio texano, gennaio 2025, mostra un aumento dello 0,36% a 69,02 dollari al barile; il Brent, febbraio 2025, sale dello 0,22% a 72,48 dollari al barile.
Piazza Affari, automotive misto pensando ai dazi
In Piazza Affari i titoli del settore auto sono tra quelli che possono più risentire dei dazi della prossima amministrazione americana. Pirelli reagisce con un rialzo dell’1,85%, mentre Stellantis, che conferma la chiusura dello stabilimento di Mirafiori fino al 5 gennaio, perde lo 0,52% e Iveco l’1,02%. Le azioni di Brembo, che è una delle società che più esporta dal Messico agli Stati Uniti, rimane alla finestra +0,18%.
Sul Ftse Mib tra i maggiori rialzi del giorno ci sono Finecobank +1,85%, Campari +1,77% e Saipem +1,13%, quest’ultima spinta dall’aggiudicazione di un nuovo importante contratto offshore in Indonesia dal valore di un miliardo di dollari.
In calo ci sono gli assicurativi come Generali -2,24% e Unipol -0,35%.
Arretrano Nexi -0,77% e Leonardo -0,72%.
Spread in calo
I titoli di Stato italiani non hanno risentito delle vendite su quelli francesi e chiudono la seduta in verde, con uno spread tra Btp e Bund decennali in ribasso a 124 punti base. Il rendimento del Btp è indicato al 3,4%.