La scarsa chiarezza sui dazi, mentre si avvicina la scadenza del 2 aprile, tiene nuovamente sulla corda i mercati che, dopo l’ottimismo della vigilia, sono tornati oggi in modalità di avversione al rischio da Copenhagen a New York.
Così chiudono in leggero calo le borse della zona euro, turbate anche dal fatto che il presidente Usa Donald Trump consideri gli europei “dei parassiti”, mentre ribadisce “vogliamo la Groenlandia. Ne abbiamo bisogno”.
In chiusura: Milano -0,83%, Francoforte -1,16%, Parigi -0,96%, Madrid -0,52%, Amsterdam -0,42%. Fuori dal blocco si apprezza solitaria Londra, +0,34%, nel giorno in cui il governo britannico ha annunciato consistenti tagli alla spesa sociale a fronte di aumenti delle spese sugli armamenti, mentre in parallelo l’ufficio indipendente di valutazione sui conti pubblici ha dimezzato le previsioni di crescita economica. Va a picco Copenhagen -1,51%.
Oltreoceano dopo un avvio contrastato anche Wall Street si muove depressa a fine mattinata, a sua volta fiaccata dai timori di guerra commerciale e dalle conseguenze su crescita e inflazione: Dj -0,13%, S&P 500 -0,86%, Nasdaq -1,65%. A appesantire i ribassi contribuiscono i tonfi delle mega cap, come Nvidia (-4,5%) e Tesla (-4%). Vola invece GameStop (+15%) in seguito all’approvazione unanime del board di integrare il bitcoin tra gli asset di riserva.
Piazza Affari zavorrata da Prysmian e Banco Bpm
Piazza Affari arretra a 39.058 punti base, zavorrata principalmente da Prysmian (-6,2%) e Banco Bpm (-4,48%). Il titolo del colosso dei cavi, dopo la presentazione del piano strategico, ha reagito all’annuncio che il progetto di doppia quotazione a Wall Street è stato fermato. La decisione è stata spiegata dall’amministratore delegato Massimo Battaini. Prysmian, che ieri ha annunciato l’acquisizione dell’azienda statunitense Channell Commercial Corporation, vuole infatti concentrarsi sull’integrazione e sulla realizzazione di sinergie. Quindi “parlando francamente, anche considerando la volatilità che abbiamo osservato nel mercato finanziario negli ultimi due mesi, abbiamo sospeso la decisione di dual listing”.
Per Banco Bpm invece è arrivata la doccia gelata della Bce, che ha espresso parere negativo sull’applicazione del Danish Compromise (sostanzialmente un’agevolazione contabile) all’opa lanciata da Piazza Meda su Anima. Il parere dovrà essere ora confermato o smentito dall’autorità bancaria europea (Eba), intanto però il titolo di Banco Bpm ha perso terreno e la notizia può avere un effetto domino sulle varie partite bancarie in corso. In particolare Unicredit (-0,47%) potrebbe decidere di ritirare l’ops lanciata sulla banca guidata da Giuseppe Castagna e concentrarsi piuttosto su Generali (-0,06%).
È pesante inoltre il bilancio di giornata per Pirelli, -2,85%, che ha rinviato a domani il cda odierno “per ragioni di carattere organizzativo”, come scrive in una nota. Il titolo rimane sotto i riflettori per i rapporti con il socio cinese Sinochem. Secondo indiscrezioni di stampa il consiglio dovrebbe discutere anche del divieto Usa di vendita di veicoli che utilizzano hardware o software di aziende legate a Cina e Russia. In focoso anche la questione del controllo della società di pneumatici non ancora definita dopo l’esercizio del golden power da parte del governo italiano. Ci sarebbe, tra le altre, l’ipotesi di una discesa dei cinesi sotto il 25% del capitale.
Tra le blue chip in forte calo Stm (-4,05%) e Ferrari (-3,71%).
Tra i maggiori rialzi tornano invece i titoli della difesa come Leonardo +1,5%. Bene gli oil con il rialzo dei prezzi del greggio: Saipem +1,47%, Tenaris +0,67%, Eni +1,17%. Nel lusso riprende quota Cucinelli +2,13%, mentre si conferma debole Moncler -1,41%.
Fuori dal Ftse Mib chiudono in rosso i titoli ex Mediaset (Mfe A -1,6%; Mfe B -0,25%), mentre è in corso il cda che secondo le indiscrezioni dovrebbe preparare un’offerta sulla controllata tedesca Prosiebensat.
Spread poco mosso
L’avversione al rischio non penalizza troppo la carta italiana. Lo spread tra il Btp decennale benchmark e l’omologo Bund sale appena (+0,41%) a 110 punti base. Il rendimento del Btp è al 3,9% contro il 2,79% del Bund.
Dollaro in rialzo
Il tormentone sui dazi rinvigorisce il dollaro, mentre parallelamente scendono i prezzi dei titoli di Stato Usa e salgono i rendimenti.
L’euro tratta debole, intorno a 1,078. Arretra in misura più consistente la sterlina, che perde quasi mezzo punto percentuale contro il biglietto verde per un cambio di 1,288. Stesso andamento per lo yen.
L’oro è piatto e resta saldamente oltre i 3000 dollari l’oncia. Si apprezza in queste ore il petrolio, dopo che le scorte Usa sono risultate più basse del previsto, mentre si intensificano i timori sull’offerta globale con la minaccia di Trump di dazi ai paesi che importano greggio venezuelano. Il Brent tratta oltre i 73 dollari, a 73,18 dollari al barile e il Wti resta poco sotto i 70 dollari.