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Borse chiusura 26 febbraio: i dubbi sulle mosse di Trump frenano l’Europa ma Milano in rialzo spinta dalle banche. La corsa al riarmo traina Leonardo

Imagoeconomica

Le borse restano in balia della volatilità, mentre il presidente Usa Donald Trump torna all’attacco su chip e dazi, facendo schizzare l’indice della paura ai livelli più alti dell’anno e la fiducia dei consumatori americani in febbraio scende oltre le attese.

Piazza Affari, dopo varie oscillazioni in sintonia con il maremoto generale, conduce in porto una seduta positiva, +0,63% (a 38.714 punti base, in zona massimi dal 2007) grazie allo sprint delle banche, promosse da un report di Morgan Stanley e all’instancabile rally di Leonardo (+2,48%). Il settore beneficia della notizia che il vincitore delle elezioni tedesche, Friedrich Merz, ha avviato colloqui con i socialdemocratici per approvare rapidamente una spesa speciale per la difesa pari a 200 miliardi di euro, il doppio di quello approvato tre anni fa.

In sintonia con Milano, Madrid chiude in progresso dello 0,79%, mentre Francoforte (+0,06%) e Londra (+0,09%) sono praticamente piatte. Arretrano Parigi -0,49% e Amsterdam -0,5%.

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Wall Street di nuovo in rosso, mentre scendono i rendimenti dei T-Bond

Wall Street anche oggi sembra destinata a fallire il rimbalzo e anzi al momento aggrava il bilancio di tre sedute consecutive in ribasso, mostrando perdite superiori all’1% sullo S&P 500. Il Nasdaq cede l’1,88% e il Dow Jones lo 0,16%. A vedere rosso sono soprattutto i titoli dei chip, a partire da Nvidia (-2,57%) che già ieri ha perso il 3% in attesa di presentare i conti domani. A dare una spallata ha contribuito l’indiscrezione di Bloomberg secondo cui gli Stati Uniti stanno pianificando di limitare ulteriormente la quantità e i tipi di chip Nvidia che possono essere esportati in Cina, senza licenza, e Washington si sta consultando con gli alleati, tra cui Giappone e Paesi Bassi, per i controlli sui chip nel Dragone. A maggior carico Trump ieri ha detto che i dazi sulle importazioni canadesi e messicane vengono applicati “puntualmente e secondo i tempi previsti”, in anticipo rispetto alla scadenza del 4 marzo, mentre nel weekend ha firmato un ordine per limitare gli investimenti cinesi in settori strategici come semiconduttori, intelligenza artificiale, quantistica, biotecnologie, aerospazio. È sul tavolo infine una proposta per imporre tariffe pesanti sull’utilizzo di navi commerciali prodotte in Cina. Una misura che, se approvata, potrebbe avere forti ripercussioni su grandi compagnie come Maersk e Msc, che hanno acquistato decine di navi da Pechino.

Tra i titoli che vanno giù oggi Tesla (-8,86%), con la casa d’auto elettriche di Elon Musk che ha dimezzato le vendite in Europa (Ue ed UK) a gennaio.

T-bond, prezzi in rialzo e rendimenti in calo

Gli investitori si tutelano dalla volatilità con i titoli di Stato, in un contesto in cui cresce il pessimismo dei consumatori a causa del rischio che le politiche trumpiane facciano ripartire l’inflazione imbrigliando l’economia.

Con prezzi in rialzo, oggi il rendimento del decennale è in ribasso al 4,319% – ai minimi da dicembre – dal 4,393% di ieri e il rendimento del titolo a tre mesi scende al 4,296%.

Dalla pagina macro si trae che i prezzi delle case negli Stati Uniti continuano a salire e l’indice Case-Shiller segnala aumenti per il ventiduesimo mese consecutivo.

Intanto a febbraio l’attività manifatturiera nell’area di Richmond, in Virginia, è risultata migliore delle attese, passando in territorio positivo,  da -4 a 6 punti (stime per un dato a -2) e l’indice sulle consegne è migliorato da -9 a 12.

Questo mese però i consumatori si stanno dimostrando meno ottimisti sull’economia di quanto sperato. L’indice sulla fiducia redatto mensilmente dal Conference Board, arretra a 98,3 punti dai 104,1 di gennaio, contro attese per 102,3 punti. La componente che misura le aspettative per il futuro passa a 72,9 punti; quella sulla situazione attuale sale a 136,5 punti.

Crollo di oro e petrolio

Tra le materie prime l’incertezza complessiva non aiuta oggi l’oro, che perde quasi 2 punti percentuali e vede un prezzo dello spot gold sotto i 2.900 dollari l’oncia.

I timori relativi alle politiche economiche degli Stati Uniti si fanno sentire sul petrolio, che scende quasi del 3%. Il future Brent maggio 2025 perde il 2,66% e tratta a 72,33 dollari al barile, mentre il Wti, aprile 2025, cede il 2,72% per un prezzo di 68,78 dollari al barile.

Vanno giù anche i prezzi del gas ad Amsterdam, sotto i 45 euro al Mwh.

Sul mercato dei cambi l’euro recupera 1,05 contro dollari (+0,3%), mentre tremano le valute digitali e il bitcoin tratta ampiamente sotto i 90mila dollari a 86.351 (-5,65%). 

Piazza Affari, banche effervescenti

Le banche hanno festeggiato oggi a Piazza Affari un report di Morgan Stanley, che ha rivisto al rialzo le stime sui principali istituti. L’aggiornamento incorpora “gli sforzi compiuti dal management per mantenere la redditività attraverso una serie di leve, tra cui la generazione di commissioni, l’efficienza dei costi e la qualità dell’attivo”.

La maglia rosa del giorno va a Mps +5,3%, seguita da Unicredit +2,84%, ai massimi da settembre 2011. Brindano anche Popolare di Sondrio +2,71%, Banco Bpm +2,07%, Bper +1,98%, Mediobanca +1,54%, Intesa +1,82%. Il settore da inizio anno ha guadagnato circa il 18%.

Il fervore del bancari favorisce anche Unipol +1,45% (azionista di Sondrio e Bper), mentre fuori dal club si mette in luce oggi Italgas +1,41%.

Non riesce a ripartire invece Prysmian (-3,11%), dopo le perdite di ieri. Il calo va iscritto nel generale malessere dei titoli europei legati a vario titolo all’intelligenza artificiale, dopo che la nota di un analista segnalava ieri un possibile rallentamento da parte di Microsoft nell’affitto dei data center.

Nel lusso è in ribasso Moncler -2,63%, su cui Bernstein ha tagliato la raccomandazione a ‘market-perform’, da ‘outperform’, anche se ha rivisto al rialzo il prezzo obiettivo a 65 euro, dai precedenti 60 euro.

Il malessere dei tecnologici si riflette anche in Stm, -2,29%, allarmata da altre indiscrezioni Bloomberg secondo cui il governo italiano punta a rimuovere il Ceo Jean-Marc Chéry per le scarse performance aziendali del manager.

Male Tenaris -1,97%, Amplifon -2,46%, Pirelli -2,02%.

Resta debole Saipem -1,9%, che nei giorni scorsi ha annunciato un memorandum per la fusione con la multinazionale Subsea 7, che oggi presenta i conti a mercati chiusi.

Si salva Stellantis, +0,15%, nonostante a gennaio 2025 il gruppo abbia registrato un calo del 16% delle immatricolazioni in Europa e abbia visto ridursi la propria quota di mercato al 15,5% dal 18%.

Fuori dal listino principale chiude una seduta tonica Fincantieri, +5,3%, a nuovi massimi da sei anni.

Spread e tassi in calo

Chiude una seduta positiva la carta italiana, con lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata che scende a 107 punti base, mentre i tassi sono indicati rispettivamente al 3,53% e 2,45%.

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