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Borse chiusura 24 marzo: Wall Street e Nasdaq riprendono slancio sull’onda dei dazi light ma non contagiano i listini europei

Wall Street e Nasdaq hanno vissuto una seduta in rialzo come non si vedeva da giorni. I dazi light danno fiducia ai mercati americani. Diverso invece il trend delle Borse europee che oggi hanno perso slancio. Banche in evidenza a Piazza Affari

Borse chiusura 24 marzo: Wall Street e Nasdaq riprendono slancio sull’onda dei dazi light ma non contagiano i listini europei

La prospettiva di dazi più leggeri da parte degli Stati Uniti non entusiasma le borse europee, tanto più che la Ue potrebbe restare nel mirino di Washington. Così la prima seduta della settimana si chiude tra piccoli alti e bassi nel Vecchio Continente, mentre Wall Street spinge sull’acceleratore nella prime ore delle giornata americana, soppesando anche le trattative in corso con la Russia per il cessate il fuoco in Ucraina e gli indici PMI di marzo sulle due sponde dell’Atlantico. In vista della fine del mese gli investitori aggiustano anche i loro portafogli.

Piazza Affari,-0,16%, perde d’un soffio i 39 mila punti base, nonostante la spinta dei titoli finanziari a partire da Banca Mediolanum (+2,12%), azione che ha beneficiato delle promozioni di JP Morgan e Deutsche Bank. Francoforte cede lo 0,13%, ma la tedesca Sap (+1,45%) conquista oggi la corona di società maggiormente capitalizzata in Europa, scalzando la norvegese Novo Nordisk (-1,34%). Parigi perde lo 0,26% e Madrid lo 0,19%, Amsterdam, in solitaria, guadagna un modestissimo 0,09%. Fuori dal blocco Londra segna -0,11%. 

Di tutt’altro colore è l’istantanea che offre in questo momento Wall Street, dove il Toro premia il DJ +1,36%, lo S&P 500 +1,6% e il Nasdaq +2%. Tra i titoli sono in spolvero le banche e le big tech. Pure Tesla, sempre sotto osservazione, recupera il 10% in questi minuti dopo le pesanti perdite accumulate nelle ultime settimane (ma non nelle ultime sedute, che sono state di rimbalzo).

Dazi e PMI in focus

Il focus degli investitori resta sui dazi, sulla situazione geopolitica e sui dati macro.

Sul primo fronte il presidente Usa Donald Trump annuncia oggi che colpirà tutti i paesi che acquistano petrolio Venezuelano con tariffe del 25% e gli osservatori sottolineano che i paesi nel mirino dovrebbero essere India e Cina.

Per quanto riguarda i dazi in arrivo il 2 di aprile si registra qualche distinguo che fa sperare alcuni paesi.

I media americani nel fine settimana hanno scritto che Trump non imporrà tariffe specifiche per settori come auto, farmaci e chip, ma dovrebbe limitare i suoi piani al 15% circa delle nazioni che hanno squilibri commerciali persistenti con gli Usa, i “dirty 15”, bollati così la scorsa settimana dal Segretario al Tesoro Scott Bessent. Secondo il Wall Street Journal le nazioni prese di mira saranno simili a quelle indicate in una nota del Federal Register del mese scorso, che invitava a concentrarsi sulle nazioni del G-20 e dunque Australia, Brasile, Canada, Cina, Unione Europea (Italia compresa), India, Giappone, Corea del Sud, Messico, Russia, Vietnam e altre. 

Oggi a Riad ci sono stati nuovi incontri diplomatici tra Stati Uniti e Russia, definiti da alcuni partecipanti “interessanti e creativi”, anche se i russi continuano a puntare il dito contro Kiev dicendo che non vuole veramente la pace. Gli Usa però sembrano ottimisti e sperano in una tregua per Pasqua.

La pagina macro del giorno offre un primo assaggio dell’andamento dell’economia a marzo.

Nella Ue si registra il miglioramento del manifatturiero (a 48,7 top da due anni), ma il peggioramento dei servizi (a 50,4, comunque oltre la linea di 50 che divide espansione e contrazione). Negli Stati Uniti c’è il peggioramento Usa nel manifatturiero (49,8, da 52,7 di febbraio) e la corsa nei servizi (a 54,3). Il timore di stagflazione negli Usa però non sembra completamente fugato da questi numeri. L’indagine a cura di S&P Global – segnala Reuters – mostra anche che una misura dei prezzi alla produzione è salita questo mese al livello più alto da quasi due anni, con aumenti sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi. Le aziende sembrano inoltre riluttanti verso le nuove assunzioni.

Il miglioramento del settore non sarà quindi probabilmente sufficiente a placare i timori che l’economia stia attraversando un periodo di crescita molto lenta e di inflazione elevata. Peggiora anche il sentiment dei consumatori perché le famiglie sono preoccupate per il futuro.

Dollaro in rialzo

Il dollaro si mantiene ben intonato oggi e guadagna terreno contro le principali valute, in particolare sale dello 0,9%  rispetto allo yen per un cambio di 150,58. L’euro arretra leggermente e il cross si muove sotto 1,08.

La forza del biglietto verde penalizza parzialmente l’oro, che si mantiene comunque oltre i 3000 dollari l’oncia. Il petrolio trova spunti di ottimismo e tratta in rialzo in queste ore: il Brent di giugno sale dell’1,12% a 72,41 dollari al barile, mentre il Wti, consegna maggio, sale dell’1,27% a 69,15 dollari al barile. 

Piazza Affari, Stellantis spera e Tim è in fermento 

Le notizie che provengono dagli Stati Uniti sul dosaggio dei dazi fanno ben sperare i titoli dell’auto, come Stellantis (+1,95%), anche se Ferrari resta in panne anche in borsa (-0,2%) dopo la squalifica post-GP in Cina. 

I titoli finanziari occupano una buona parte della top del ten del listino principale con Banca Mediolanum, Fineco (+1,68%), Popolare di Sondrio (+1,22%), Azimut (+0,91%), Bper (+0,84%). Nel settore bancario è in rosso solo Banco Bpm -0,89%.

Agguanta un rimbalzo Stm, +1,91%, grazie anche ai guadagni dei titoli tech degli Stati Uniti. 

Si conferma in denaro Telecom Italia +2,06%, dopo la notizia uscita venerdì sera che l’azionista Vivendi ha ceduto sul mercato una quota del 5%. Una mossa che tiene viva l’attenzione anche su Poste (-0,09%), secondo socio della società di tlc.

La lista dei maggiori ribassi del giorno si apre con Leonardo -2,35%, penalizzata dal taglio del rating a “neutral” da parte di Ubs. Arretra Campari -1,58% e perdono quota utility, come A2a -1,58% e Enel -1,34%.

Segnali di debolezza anche dal mondo del lusso con Moncler -0,76%.

Fuori dal paniere principale la Juventus (-3,12%) conduce in porto una seduta negativa, dopo l’annuncio, ampiamente atteso, dell’esonero dell’allenatore Thiago Motta. La squadra è ora affidata a Igor Tudor.

Cala anche Fincantieri (-2,84%), nonostante il ritorno all’utile dopo 5 anni di digiuno. Il gruppo della cantieristica e della difesa ha chiuso infatti il 2024 con un risultato d’esercizio positivo per 27 milioni, “in anticipo rispetto alle previsioni del piano industriale” e a fronte dei -53 milioni registrati un anno fa.

Spread in calo 

La politica interna italiana e le frizioni nella maggioranza non influiscono sui titoli di Stato, che sul secondario mantengono oggi uno spread stabile. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund, entrambi di durata decennale, è indicato in chiusura a 105 punti base con tassi rispettivamente al 3,82% e 2,77%.

Il clima economico del blocco sta leggermente migliorando e anche la Germania a marzo vede l’indice pmi manifatturiero salire a 48,3 punti, e segnare il livello più alto degli ultimi 31 mesi.

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