Lo spettro del default Usa agita i mercati ogni giorno di più, mentre l’inflazione britannica delude e alimenta i timori per le prossime scelte delle banche centrali, in attesa che questa sera, alle 20 (ora italiana), la Fed pubblichi i verbali della sua ultima riunione.
Le piazze europee chiudono così in profondo rosso, dopo aver consolidato le perdite a seguito dell’avvio debole di Wall Street.
Piazza Affari è la peggiore e cede il 2,39%, abbandonando quota 27 mila punti base per fermarsi a 26.524 punti. Le perdite toccano praticamente tutti i settori, ma le banche risultano particolarmente penalizzate. Fa eccezione Mediobanca, +1,92%, miglior blue chip del giorno, dopo la presentazione del nuovo piano industriale al 2026 che vede ricavi a 3,8 miliardi al giugno 2026 (+6% medio annuo) e una remunerazione complessiva ai soci superiore alle attese, a 3,7 miliari (+70%).
Nel resto d’Europa Francoforte arretra dell’1,92%, Parigi dell’1,7%, Londra -1,74%, Amsterdam -1,55%, Madrid -1,07%.
Ripresa delle trattative sul debito; Yellen ottimista
I negoziati sull’innalzamento del tetto del debito Usa sono ripresi nella mattina americana, anche se nei giorni scorsi gli incontri non hanno prodotto grandi risultati.
La segretaria al Tesoro, Janet Yellen, sembra però ottimista. Yellen conferma le previsioni del suo dipartimento, affermando che è “quasi certo” che gli Stati Uniti finiranno in default all’inizio di giugno, senza un accordo tra repubblicani e democratici, ma parlando a un evento a Londra organizzato dal Wall Street Journal, dice anche di essere “fiduciosa”, perché un’intesa “è ancora possibile”.
Intanto però i rendimenti dei Treasury a breve termine continuano a salire, con il tasso dei titoli a un mese che tocca un altro massimo storico al 5,8920%, anche perché un accordo porterebbe comunque nuovo debito e questo non piace ai mercati.
Ad agitare le acque europee oggi hanno contribuito poi l’inflazione britannica e il morale delle imprese tedesche.
I prezzi al consumo in Gran Bretagna sono aumentati in aprile dell’8,7% in termini annui, in calo rispetto al 10,1% di marzo, ma oltre le attese e al livello più elevato tra le economie del G7 insieme all’Italia.
A maggio invece è andato giù l’indice Ifo che misura la fiducia delle imprese tedesche: 91,7, da 93,4 di aprile e contro attese a 93.
All’elenco delle preoccupazioni dell’Occidente si potrebbe aggiungere infine il fatto che il primo ministro russo abbia detto di aver firmato una serie di accordi con la Cina nel corso di un viaggio a Pechino e che le relazioni tra i due paesi sono oggi un livello mai raggiunto prima.
Petrolio in spolvero con calo delle scorte Usa
Sul mercato dei cambi è piatto l’euro-dollaro a 1,0766, mentre il dollaro neozelandese perde oltre il 2% contro la divisa statunitense dopo che la banca centrale del paese ha annunciato il raggiungimento del picco sui tassi.
Arretra la sterlina, che s’indebolisce contro euro e biglietto verde.
Tra le materie prime corre il petrolio, con i future di Brent e Wti in rialzo del 2%. Una bella spinta ai prezzi è venuta dal calo settimanale delle scorte Usa, il maggiore dallo scorso novembre: -12,456 milioni di barili a 455,168 milioni di unità, secondo i dati diffusi dal dipartimento dell’Energia, contro attese per un rialzo di 0,7 milioni di barili. Ad alimentare la speculazione potrebbe aver contribuito anche il ministro dell’energia dell’Arabia Saudita, dicendo di “stare attenti” ai trader che scommettono sul calo dei prezzi. Per alcuni investitori parole celano la possibilità che l’Opec+ valuti ulteriori tagli alla produzione alla riunione del 4 giugno.
Il prezzo del gas ad Amsterdam scende invece sempre di più: -4,8%, 27,73 euro al Mwh.
Piazza Affari: solo quattro le blue chip in rialzo
La breve lista delle blue chip di Piazza Affari oggi in rialzo comprende, oltre a Mediobanca, Prysmian +0,46%, che si avvale delle indicazioni positive fornite dai vertici del gruppo nel corso della tre giorni di incontri delle principali società quotate con la comunità finanziaria, organizzata da Kepler-Cheuvreux presso la torre di Unicredit. I prezzi del greggio tengono a galla Tenaris +0,24% ed Eni +0,03%, ma non bastano a salvare Saipem da un tonfo del 4,53%.
Il lungo elenco delle big cap in rosso parte da Monte Paschi, -7,1%, che paga salato il conto del rally dei giorni scorsi.
Nel settore bancario sono ampiamente negative anche Bper -4,29% e Unicredit -4,19%.
La seduta è da dimenticare per il settore auto: Pirelli -5,03% e Stellantis -4,06%.
I tecnologici vanno a picco con Stm -5,42%.
E nemmeno la difesa tiene gli argini: Leonardo arretra del 4,99%, penalizzato secondo alcuni osservatori dal braccio di ferro sul debito Usa, con il rischio che vengano a mancare risorse anche per gli armamenti. Pesa inoltre la retrocessione del titolo da parte di Goldman Sachs che lo ha portato a neutral da buy.
Spread in lieve rialzo
Lo spread chiude in leggero rialzo a 187 punti base (+0,72%). Sono poco mossi i rendimenti: Il Btp 10 anni è indicato a +4,32%, mentre il Bund di pari durata è +2,45%.