Il rally di Natale può aspettare a giudicare dalla seduta odierna, che si chiude poco mossa in Europa, mentre oltreoceano Wall Street procede incerta a fine mattinata.
In un contesto di scambi rarefatti e in una settimana decisamente corta per Piazza Affari, che resterà ferma i prossimi tre giorni per riaprire venerdì, il principale indice milanese chiude in lievissimo calo (-0,08%) frenato soprattutto da alcuni titoli bancari, del lusso e dell’automotive. Il bilancio annuale del Ftse Mib resta in ogni caso ampiamente positivo per il 10% circa, benché la settimana scorsa il bottino sia dimagrito di oltre 3 punti percentuali.
Il quadro è leggermente più freddo nel resto della zona euro: Francoforte segna -0,28%, Parigi -0,03%, Amsterdam -0,37%, Madrid -0,28%. Fuori dal blocco Londra si apprezza dello 0,19%. Tra i titoli rimbalza Novo Nordisk (+5,67% a Copenhagen), società europea a maggior capitalizzazione, che venerdì ha perso quasi il 18% a seguito di risultati sotto le attese per i trial su un farmaco sperimentale per la perdita peso.
A New York arretra il Dow Jones, -0,5%, mentre il Nasdaq si apprezza dello 0,35%, grazie alla maggior parte delle mega cap, in rialzo a partire da Nvidia (+2,3%). Si conferma tonica Eli Lilly (+1,7%) rivale di Novo Nordisk, dopo che la Food and Drug Administration Usa ha approvato un trattamento dell’azienda americana utile alla perdita di peso per l’apnea ostruttiva del sonno.
Anche negli Usa gli investitori si muovono con cautela alla vigilia di una seduta a metà servizio e prima della festa natalizia, dopo aver apprezzato lo scampato pericolo di blocco dell’amministrazione, grazie a un accordo trovato venerdì scorso, in zona Cesarini, per un legge di finanziamento del governo.
Si ricorda che, tradizionalmente, l’ultimo scampolo dell’anno è effervescente per i mercati, soprattutto per Wall Street abituata a banchettare con un lauto pasto durante gli ultimi cinque giorni del vecchio e i primi due giorni dell’anno nuovo.
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Honda e Nissan verso le nozze
Di tutt’altro umore è stata la seduta asiatica, in particolare a Tokyo (Nikkei +1,19%), favorita dai nuovi passi verso il matrimonio tra Nissan e Honda. Le due aziende hanno firmato un memorandum per creare una holding congiunta, con l’obiettivo di migliorare la competitività e accelerare l’innovazione. Da questa unione nascerà il terzo colosso mondiale del settore e, secondo i media giapponesi, le aziende potrebbero finalizzare un accordo di fusione già a giugno, chiudendo l’operazione nel 2026.
Ci si interroga ancora sulla Fed
A frenare ancora la propensione al rischio, in Europa come negli Stati Uniti, sono le previsioni della Federal Reserve della scorsa settimana, che ha ridotto le attese sui tagli dei tassi d’interesse nel 2025 a due dai quattro stimati a settembre. Per questo il mercato resta sempre in allerta sui dati macro, apprezzando venerdì un’inflazione Usa in crescita in misura inferiore al previsto. Venerdì l’andamento dell’inflazione Usa, inferiore alle attese, ha fatto tirare un sospiro si sollievo, ma non abbastanza da far tornare l’euforia vista dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni.
Dal fronte europeo, Christine Lagarde, numero uno della Bce, ha detto invece al Financial Times che la regione si sta “avvicinando molto a quella fase in cui potremo dichiarare di aver portato l’inflazione in modo sostenibile al nostro obiettivo di medio termine del 2%”. Bisogna però stare attenti all’inflazione dei servizi, che “è ancora al 3,9% e non si sta muovendo molto. Si aggira intorno al 4%”.
Euro in calo
Il diverso stato di salute tra l’economia europea e quella a stelle e strisce, nonché le diverse attese sulle politiche monetarie, hanno inevitabili riflessi sul mercato valutario. L’euro tratta debole contro dollaro in area 1,039. Il biglietto verde prevale suoi yen, per un cambio a 157,19 e pesa inoltre sulla sterlina, che vede un cross a 1,251. Londra ha segnalato inoltre oggi che il pil trimestrale del Regno Unito, è salito dello 0,9% su base annua contro +1% atteso e + 0,7% precedente. Il dato su base trimestrale è invariato.
Anche le materie prime sentono il peso di questo super dollaro e di una Fed più falco di quanto sperato.
L’oro spot s’indebolisce dello 0,77% a 2.609,65 dollari e anche i future di Wti e Brent arretrano in misura frazionale.
Spinge sull’acceleratore invece il gas, che ad Amsterdam supera i 45,400 euro mentre si avvicina la scadenza del 31 dicembre, quando scade l’accordo tra Russia e Ucraina per il transito del metano verso l’Europa centrale.
Piazza Affari, fa leva sui difensivi e Leonardo
Piazza Affari rimane in una zona grigia, puntellando il listino con titoli difensivi come Amplifon (+2,78%), Inwit +1,57% e utility. Bene anche Stm, +0,82%.
Tra i maggiori rialzi del giorno figura inoltre Leonardo +0,78%, in un settore delle armi (e dintorni) ben comprato a livello europeo e sostenuto dall’ennesima richiesta di aumentare le spese per la difesa, da parte del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump.
I maggiori ribassi del giorno si aprono con Pirelli -1,16% e Moncler -0,97%. Perde il passo anche Ferrari -0,83%.
Le banche prendono fiato, nonostante resti caldo il tema delle aggregazioni nel settore. Sono in ribasso la Popolare di Sondrio (-0,93%) e Bper (-0,37%), benché l’azionista Unipol si dimostri ancora tonico (+0,68%).
Sono di diverso segno i risultati finali delle big Intesa -0,37% e Unicredit +0,16%. Si apprezza Mediobanca +0,51%.
Chiude una seduta poco mossa per Buzzi, -0,28%, al ritorno sul Ftse Mib.
Fuori dal paniere principale crolla Banca Sistema, -14,02%, dopo lo stop ai dividendi e bonus disposto dalla Banca d’Italia a seguito di un’ispezione che ha rilevato carenze in materia di governance, assetto dei controlli interni e recepimento delle disposizioni normative in materia di crediti deteriorati.
Spread e tassi in leggera crescita
Sul secondario lo spread tra Btp e Bund di durata decennale sale leggermente a 118 punti base e i tassi crescono nell’Eurozona.
Il titolo italiano si porta al 3,5%, mentre quello tedesco al 2,32%.
Fa peggio il decennale benchmark francese, che vede lo spread con l’omologo tedesco salire a 82 punti base e il tasso portarti al 3,14%.