Giornata nera sui mercati europei, che hanno cominciato ad accumulare perdite soprattutto nel pomeriggio, dopo l’avvio negativo di Wall Street. Tra le ragioni di questa avversione al rischio ci sono i timori di fallimento dell’amministrazione Usa entro un mese, il crollo del petrolio e l’inflazione forte nella zona euro (benché rallenti quella di fondo), il tutto mentre si avvicinano in questa breve settimana le riunioni di Fed e Bce. L’antipasto servito dalla banca centrale australiana è stato di un inatteso rialzo di 25 punti base, che ha portato i tassi nel paese al top da 25 anni.
In questo contesto Piazza Affari perde l’1,65% e scivola a 26.630 punti base, a causa del cambio di segno delle banche, che avevano sostenuto il listino in mattinata. Le perdite sono superiori al punto percentuale anche a Francoforte (-1,28%), Parigi (-1,45%), Madrid (-1,72%). Londra cede l’1,28%, zavorrata da Bp (-8,83%) nonostante l’ottima trimestrale, a causa della riduzione del piano di buy back.
Il cambio euro-dollaro è poco mosso sotto 1,1%.
Il petrolio arretra pesantemente, con il Brent in ribasso del 4% a 76 dollari al barile, mentre il Wti scende del 3,7% a 72,87 dollari.
Tornano gli acquisti sull’oro e lo spot gold viaggia oltre i 2000 dollari l’oncia (+1,4%).
Banche in ribasso a Wall Street
Janet Yellen ha avvertito: il Paese potrebbe andare in default entro il primo giugno se il Congresso non alzerà il tetto del debito.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso sui mercati oggi è probabilmente il monito della segretaria al Tesoro Usa, che ha fatto impennare il costo dell’assicurazione contro tale scenario, nonostante l’immediata reazione di Joe Biden che ha invitato lo speaker della Camera Usa Kevin McCarthy e gli altri principali leader repubblicani e democratici del Congresso alla Casa Bianca il 9 maggio per discutere della questione.
Sui listini sono inoltre pesantemente negativi i titoli oil con il ribasso del greggio e le banche. Perché da un lato è vero che la crisi di First Republic Bank è stata risolta dall’intervento di JP Morgan (-1,5%), ma dall’altro si temono i fallimenti di altri piccoli istituti in difficoltà.
Settimana clou per le banche centrali
Inoltre, a creare un certo nervosismo è l’attesa che Fed e Bce pronuncino le loro sentenze sui tassi questa settimana e soprattutto lascino intravedere i loro comportamenti futuri.
La Bce dovrà anche tenere conto degli ultimi dati sull’inflazione che mostra qualche piccolo segno di cedimento nella zona euro per la prima volta in dieci mesi per quanto riguarda l’inflazione core, ma accelera ulteriormente nel complesso.
Al netto di energia, tabacchi e alimentari l’inflazione di aprile del blocco scende al 5,6% dal 5,7% di marzo, ma quella complessiva sale al 7% dal 6,9%.
In Italia la corsa dei prezzi è ancora più forte: +8,3% in aprile (da +7,6% del mese precedente) secondo le stime preliminari dell’Istat, a causa dei rincari dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (+26,7%). L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, appare stabile a +6,3%, così come quella al netto dei soli beni energetici (a +6,4%).
In Piazza Affari si salvano solo quattro blue chip
Sono solo quattro le blue chip di Piazza Affari che sono riuscite a muoversi in controtendenza fino alla fine. In primo luogo, Campari, +2,65%, che ha presentato risultati del trimestre sopra le attese. Stm, +1,53%, che rimbalza grazie a indicazioni positive arrivate da due concorrenti statunitensi, ma recupera solo parzialmente le pesanti perdite della scorsa ottava.
Bene Prysmian +0,86%; si salva Moncler +0,03%.
Il resto del listino è stato travolto da un diluvio di vendite a partire dai titoli petroliferi, come Saipem -7,32%, Tenaris -5,36%, Eni -4,19%.
Tra i titoli con maggiori perdite anche Iveco -3,53% ed Hera -3,47%.
I titoli finanziari perdono quota a partire da Mediobanca -3,41%.
Arretra anche Unicredit -1,75%. Il titolo aveva sostenuto il listino fino a metà giornata alla vigilia della pubblicazione dei conti trimestrali, ma poi ha cambiato passo.
Fa peggio l’altra big del paniere, Intesa -2,35%
Spread in rialzo
Chiude in rosso anche il secondario italiano: lo spread tra Btp 10 anni e Bund 10 anni si allarga a 190 punti base (+2,58%), con tassi rispettivamente a +4,15% e +2,25%.