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Borse chiusura 17 marzo: le speranze di tregua in Ucraina e il piano Merz danno fiducia all’Europa ma Usa non esclude recessione

Imagoeconomica

Le borse europee chiudono la prima seduta della settimana in buon progresso, in attesa del voto di domani in Germania sul maxi piano di investimenti promesso dal prossimo cancelliere Friedrich Merz

Se la locomotiva tedesca ripartirà ne beneficerà tutto il continente, tanto più che la politica dei dazi della Casa Banca sta mettendo a rischio la crescita mondiale (rivista al ribasso dall’Ocse) e il segretario del Tesoro, Scott Bessent, non garantisce che gli Stati Uniti possano sottrarsi a una prossima recessione. Se la guerra commerciale non conosce tregua, quella in armi tra Russia e Ucraina registra un altro passo verso il dialogo, o almeno così si spera dal colloquio telefonico in programma domani tra il presidente Usa Donald Trump e quello russo Vladimir Putin. Ne beneficia la borsa di Mosca: l’indice Rtsi denominato in dollari sale del 3,15%, mentre il Moex, in rubli, guadagna lo 0,84%.

L’ottimismo contagia Piazza Affari, che chiude in rialzo dello 0,95%, e si riporta ai massimi da fine 2007 con 39.022 punti base.

Sono simili i progressi a Francoforte, +0,91%, Amsterdam +0,92%, Parigi +0,57%, Madrid +1,24%, Londra +0,59%.

Wall Street si muove contrastata nella mattina americana, con il Nasdaq (-0,4%) penalizzato dalle vendite su colossi come Apple, Nvidia e Amazon, mentre continua il declino di Tesla (-6,44%).

Deludono le vendite al dettaglio Usa, si complica il lavoro della Fed

A conferma di un’economia a stelle e strisce con il fiato un po’ corto sono arrivati oggi i deludenti dati sulle vendite al dettaglio. Secondo i numeri rilasciati dal Dipartimento del commercio degli Stati Uniti queste sono rimbalzate dello 0,2% a febbraio, dopo un calo dell’1,2% rivisto a gennaio, ma sotto lo 0,6% atteso dagli analisti. Si complica così ulteriormente il lavoro della Federal Reserve che nei prossimi giorni chiuderà la nuova riunione di politica monetaria. Il mercato scommette sulle bocce ferme, ma gli investitori valuteranno con la solita attenzione i possibili cenni alle politiche future, che dovranno percorrere la via stretta di una economia in rallentamento e di un’inflazione resistente a causa dei dazi.

L’Ocse intanto ha ridotto le previsioni di crescita globale, con il PIL atteso al 3,1% nel 2025 e al 3% nel 2026, rispettivamente in calo di 0,2 e 0,3 punti rispetto alle stime di dicembre. Per l’Italia si scende a +0,7% nel 2025 e +0,9% nel 2026, con un taglio di 0,2 e 0,3 punti rispetto alle previsioni di dicembre. Per il 2024, la crescita italiana è stata rivista al rialzo, a +0,7%, con un incremento di 0,2 punti.

Dollaro debole

Il dato debole sulle vendite al dettaglio pesa oggi sul dollaro, che arretra nei confronti delle principali valute. L’euro tratta a 1,092 in rialzo quasi dello 0,4%, ai massimi da circa cinque mesi. Il biglietto verde si mantiene in equilibrio contro lo yen a 148,56, tenendo conto che in settimana ci sarà anche la riunione della banca centrale giapponese.

Nel frattempo, lo yuan è tornato sui massimi degli ultimi quattro mesi nelle contrattazioni offshore, scambiando a 7,2330 per dollaro. Mercoledì scorso aveva raggiunto quota 7,2158 per dollaro per la prima volta dal 13 novembre. Ieri le autorità cinesi hanno annunciato un “piano d’azione speciale” per rilanciare i consumi interni, con misure che includono l’aumento del reddito dei residenti e l’istituzione di un programma di sussidi per l’infanzia.

Tra le materie prime resta in pole position l’oro, che ha nuovamente superato in giornata i 3000 dollari, per poi ridimensionare i guadagni per lo spot gold a 2995,61 dollari l’oncia (+0,37%). Tratta in rialzo il petrolio, favorito dalle nuove misure cinesi e agli sviluppi nello Yemen. Il contratto Brent maggio 2025 tratta vicino a 71 dollari (+0,58%), mentre il Wti stessa scadenza tratta a 67,29 (+0,57%) dollari.

Piazza Affari, Monte dei Paschi è la blue chip regina del giorno

In Piazza Affari hanno tirato la volata le banche, i titoli oil e Stellantis. La regina del listino di giornata è Monte dei Paschi di Siena, +4,25%, azione in denaro da varie sedute. Il titolo nel corso dell’ultimo mese ha guadagnato più del 20% e sembra aver quasi azzerato lo sconto insito nell’Offerta pubblica di scambio su Mediobanca (+2,76%). Nello stesso periodo infatti Piazzetta Cuccia ha guadagnato il 5% circa.

Il risiko bancario mantiene viva l’attenzione sul settore: sono in evidenza oggi anche Unicredit +1,76%, Bper +1,67% e Popolare di Sondrio +1,69%. Banco Bpm si apprezza dell’1,38%, nel giorno in cui è partita l’opa volontaria su Anima (-0,14%), con l’obiettivo di acquisire una partecipazione del 45% per perseguire piani di integrazione, anche se la quota non basterà per una fusione. Il Governo inoltre ha dato l’ok a Banca Ifis (+0,65%) all’Opas su Illimity Bank (+0,63%) senza Golden Power.

Tra le migliori blue chip del giorno ci sono alcuni titoli dell’energia come Saipem +3,05%, che beneficia dell’aumento di prezzo obiettivo da parte di Jeffries. Bene Eni, +2,23% e Snam +1,96%, Terna +1,55%.

Centra un rimbalzo Campari +2,12%, dopo l’emorragia provocata dalle minacce di Trump di tariffe del 200% sugli alcolici. Agguanta un buon rialzo Stellantis (+1,38%), mentre si studia il possibile trasferimento a Modena della produzione Maserati di Torino. Il ministro dell’Industria, Adolfo Urso, ha inoltre annunciato che il governo destinerà 2,5 miliardi di euro in tre anni per sostenere la componentistica dell’auto.

Tra le big cap maggiormente negative ci sono due titoli del lusso come Cucinelli -2,62% e Moncler -0,85%, contagiati un po’ anche dai cugini francesi dove Kering (-2,9% a Parigi) non riesce a rialzare la testa. Arretra Leonardo -1,06%, su realizzi dopo i molti guadagni anche recenti con il riarmo europeo e le nuove commesse in arrivo da Airbus.

Spread in calo

La chiusura è in verde anche sul secondario, dove lo spread tra Btp decennale e Bund di durata uguale scende a 105 punti base, con tassi rispettivamente al 3,85% e il 2,81%. Pesa sulla carta tedesca la prospettiva di allentare il freno al debito pubblico.

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