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Borse chiusura 15 gennaio: Wall Street e l’Europa in netto rialzo per l’inflazione in linea e la pioggia di utili delle banche Usa

Imagoeconomica

Torna l’ottimismo sui mercati, a seguito di un’inflazione Usa che lascia margini di manovra alla Fed sul costo del denaro, mentre i prezzi arretrano a sorpresa anche in Gran Bretagna. I listini europei chiudono una seduta in rally, alimentata anche dalle dichiarazioni accomodanti di alcuni banchieri della Bce, mentre la stagione delle trimestrali Usa parte alla grande con i colossi del credito, che mostrano utili stellari mettendo il turbo a Wall Street.

Europa positiva, Milano ai massimi da gennaio 2008

Piazza Affari archivia gli scambi con un guadagno dell’1,49% a 35.646, sui massimi del gennaio 2008, mentre Francoforte oggi è la migliore grazie a un progresso dell’1,63%. L’economia tedesca rimane in recessione per il secondo anno consecutivo (-0,2% nel 2024), ma il dato, atteso, non ha influito più di tanto sull’umore degli investitori.

I rialzi sono robusti a Madrid +1,26%, Amsterdam +1,01%, mentre resta un po’ indietro Parigi +0,69%. Londra, +1,18%, festeggia il fatto che in Gran Bretagna l’inflazione abbia rallentato il mese scorso oltre le attese (2,5% da 2,6% e +0,3£ da +0,4%) facendo sperare il mercato in una doppia sforbiciata ai tassi d’interesse da parte della BoE nel corso del 2025. Una vera boccata d’ossigeno anche per i gilt, i titoli di Stato inglesi martellati dalle vendite in questo periodo.

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Wall Street vola con banche e inflazione

Oltreoceano il DJ sale dell’1,32%, lo S&P 500 dell’1,4%, il Nasdaq dell’1,9%.

A infondere fiducia sono i risultati eccezionali delle grandi banche nell’ultimo quarto 2024: JP Morgan (+1,04%, in zona record) ha visto gli utili crescere del 50% nel quarto trimestre. Hanno superato ogni aspettativa inoltre Goldman Sachs (+4,86%), Citigroup (+5,73%), Wells Fargo (+5,28%), Blackrock (+3,87%).

Wall Street riprende il volo così grazie alla solida economia a stelle e strisce e a un’inflazione core che a dicembre non strappa oltre le previsioni. I prezzi al consumo del mese scorso salgono del 2,9%, in accelerazione rispetto a novembre (+2,7%) come già prezzato. L’aumento mensile (+0,4%) è in linea con le stime, ma l’indice core (quello al netto di energia e alimentari) sale meno delle previsioni (+0,2% mese e +3,2% annuo, contro attese di +0,3% e +3,3%) e fa ben sperare.

Non sembra che ci sia da stappare lo spumante, ma tanto basta a riaprire uno spiraglio sull’azione della Fed, a placare il dollaro e le vendite sui T-Bond, che vedono oggi prezzi in rialzo e tassi in ribasso (il decennale è al 4,658). Per il presidente della Federal Reserve di Richmond, Thomas Barkin, i dati indicano che le pressioni sui prezzi stanno continuando a diminuire.

Anche il bitcoin reagisce positivamente ai dati sull’inflazione e si avvia a riconquistare la soglia dei 100.000 dollari.

Nell’azionario beneficiano di un calo dei rendimenti le big tech. Per tutte Nvidia (+2,62%), Apple (+2,04%), Microsoft (+2,31%).

Euro-dollaro poco mosso, Brent oltre 81 dollari

Sul mercato valutario l’euro-dollaro appare poco mosso, con un cambio che balla sulla linea di 1,03.

La moneta unica ha segnato un buon recupero nella notte, dopo i prezzi alla produzione Usa visti ieri, ma la debolezza dell’economia tedesca solleva ovviamente qualche preoccupazione sullo stato di salute della regione. Ne terrà conto la Bce, che oggi si è mostrata pronta a nuovi tagli dei tassi attraverso le parole del vicepresidente Louis de Guindos. “Se i dati in arrivo confermano il nostro scenario – ha detto de Guindos – la traiettoria di politica monetaria è chiara e ci aspettiamo di continuare a ridurne la natura restrittiva”. Inoltre “le ultime informazioni suggeriscono che l’economia sta perdendo slancio” e “l’outlook per l’economia dell’Eurozona resta debole e soggetto a una significativa incertezza”.

Sulla stessa lunghezza d’onda le parole del governatore francese Francois Villeroy de Galhau, il quale si attende che entro l’estate il tasso di riferimento della Bce si porti al 2%, dall’attuale 3%.

Tra le materie prime si mantiene forte il petrolio, con il Brent che supera gli 81 dollari al barile, mentre il greggio texano tratta oltre i 77 dollari.

Un andamento che riflette anche le stime in rialzo per la domanda da parte dell’agenzia internazionale dell’energia (Aie). Sul fronte dell’offerta resta d’altra parte l’incognita sugli effetti delle sanzioni Usa per Russia e Iran.

In Piazza Affari brillano Iveco e Prysmian

Le blue chip più toniche del giorno in Piazza Affari sono oggi Iveco +6,02% e Prysmian +4,41%. Entrambi i titoli beneficiano di giudizi positivi da parte di diversi broker. Il primo è promosso a buy da hold da Kepler Cheuvreux, con prezzo obiettivo a 11,5 euro dagli 11 precedenti.

Prysmian si avvale del fatto che Citi ha alzato il prezzo target a 73 euro da 69 euro precedente, in vista dei risultati del quarto trimestre.

Il denaro si riversa ancora su Unipol, che guadagna oggi il 2,94% dopo aver messo a segno il progresso più alto nel 2024.

Bene inoltre Buzzi +2,86%, Inwit +2,96%, Recordati +2,94%, Mediobanca +2,72%.

In una giornata così felice spicca il rosso acceso di Saipem, -4,87%. All’origine dell’emorragia potrebbe esserci un’indiscrezione di Bloomberg sul fatto che la società dovrà fronteggiare un incremento dei costi nel progetto eolico francese a causa di difficoltà di perforazione.

Non riesce a rianimarsi Nexi, -1,74%, dopo il tonfo di ieri dovuto a un report di Morgan Stanley che ha ridotto la raccomandazione a ‘underweight’ da ‘equal weight’, evidenziando i maggiori rischi di crescita della società rispetto ai concorrenti.

Debolezza per Cucinelli -0,54% e Leonardo -0,18%.

Il clima resta caldo per le banche e non tramonta il sole su Unicredit +2,03% e la sua possibile preda Banco Ppm +1,65%, oggetto di Ops. Il titolo segna nuovi massimi a 8,565 euro.

Scende lo spread

La schiarita sui titoli di Stato statunitensi porta fortuna anche ai titoli della zona euro e l’appetito per il rischio favorisce oggi la carta italiana.

Lo spread tra Btp decennale e Bund decennale arretra a 116 punti base e scendono anche i tassi, rispettivamente al 3,69% e 2,53%.

Intanto da via Nazionale arriva però una notizia che fa una certa impressione: a novembre infatti è stata superata la soglia di 3000 miliardi di debito pubblico.

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