X

Borse chiusura 14 marzo: oro da record e Germania locomotiva del rimbalzo dell’Europa ma anche Wall Street è ok

Pixabay

Le borse europee centrano il rimbalzo nell’ultima seduta della settimana, grazie a potenti iniezioni di soldi pubblici a rilancio delle economie (dalla Germania alla Cina) e alla possibilità che gli Usa evitino lo “shutdown”, la parziale chiusura di attività governative per mancanza di fondi. Intanto l’Orso si allontana da Wall Street nonostante il crollo della fiducia dei consumatori, che temono una recrudescenza dell’inflazione Usa a causa dei dazi.

In Europa Francoforte guida i guadagni e chiude con un progresso del 2,11%, a 23 mila punti base, seguita da Piazza Affari +1,73% (a 38.655 punti base). Sono soprattutto gli investimenti in difesa a spingere i titoli del settore, dalla tedesca Rheinmetall (+6,21%) all’italiana Leonardo (+7,13%). Brilla un po’ meno Parigi +1,13%, a causa dello scivolone di Kering -11,88% che accoglie con questo entusiasmo la nomina di Demna Gvasalia a nuovo direttore artistico di Gucci. Bene Madrid +1,46%, Amsterdam +0,85%, Londra +1,1%.

LEGGI ANCHE: Borsa, la diretta di oggi 14 marzo

Gli investimenti tedeschi galvanizzano l’Europa 

In Europa il buongiorno si è visto dal mattino in scia alla performance dei mercati asiatici in attesa che la Cina lunedì annunci nuovi stimoli monetari. Il sentiment si è rafforzato poi con la notizia che in Germania Cdu-Csu, Spd e Verdi hanno trovato l’accordo sullo sblocco degli investimenti. Inoltre la Corte costituzionale ha respinto diverse contestazioni dei partiti di opposizione contro il piano del futuro governo. La decisione apre la strada alla convocazione del Bundestag la prossima settimana per esaminare le proposte del vincitore delle elezioni, Friedrich Merz, di riformare le regole costituzionali sul debito e di istituire un fondo per le infrastrutture da 500 miliardi di euro.

Sullo sfondo c’è inoltre la speranza di una tregua tra Russia e Ucraina, con la mediazione degli Stati Uniti, anche se i passi avanti da compiere sembrano ancora molti.

Oggi poi non si sono registrati (per ora) ulteriori scossoni sui dazi, mentre è arrivato il monito della presidente della Bce Christine Lagarde. “Se dovessimo andare verso una vera guerra commerciale  che determinasse un severo rallentamento del commercio – ha detto Lagarde – ciò avrebbe gravi conseguenze per la crescita in tutto il mondo e per i prezzi in tutto il mondo, ma in particolare negli Stati Uniti”. 

Wall Street festeggia, nonostante il crollo della fiducia dei consumatori 

Anche a New York le cose stanno andando bene nella mattina americana e i principali indici sembrano avviati a chiudere la giornata con un sorriso (DJ +1,39%, S&P 500 +1,79%, Nasdaq +2,32%) dopo aver pianto lacrime per 5.280 miliardi di dollari di capitalizzazione persa nelle ultime tre settimane. Ieri lo S&P 500 ha chiuso in correzione, -10,1% complessivo dal record del 19 febbraio.

A riportare un po’ di fiducia sul mercato a stelle e strisce ha contribuito Chuck Schumer, uno dei principali esponenti democratici del Senato, dichiarando che voterà a favore di una proposta di legge repubblicana per un finanziamento temporaneo. Gli investitori mettono quindi in sordina la delusione per i consumatori, che hanno il morale a terra a causa della guerra dei dazi. La fiducia, secondo l’indice redatto dall’Università del Michigan, scende a marzo ai minimi degli ultimi due anni e mezzo (57,9 da 64,7) mentre salgono le aspettative di inflazione (al 4,9% dal 4,3%).

La prossima settimana si riunirà la Fed che, in questo contesto, probabilmente prenderà tempo prima di ritoccare i tassi.

L’oro tocca 3000 dollari, poi scende

Il rischio è attraente, ma l’oro è una garanzia. Così in questi giorni turbolenti gli investitori hanno deciso di mettere nei forzieri i lingotti. Lo spot gold ha superato oggi la soglia di 3000 dollari, toccando il record storico di 3004,95 dollari l’oncia oggi, anche se al momento i prezzi si sono un po’ sgonfiati a 2982,69 dollari (29994,01 il contratto aprile 2025).

È poco mosso il petrolio, con il Brent a 70,33 dollari al barile.

Sul mercato valutario l’euro si mantiene sotto 1,09 pur mostrando una lieve tendenza al rialzo.

Piazza Affari, Merz mette il turbo ai listini 

Le blue chip di Piazza Affari sembrano sedotte dai nuovi piani del futuro cancelliere Merz. Così festeggiano i titoli di aziende che possono beneficiare di questo cambio di registro come Iveco +7,18% (che potrebbe cedere le attività militari a Leonardo), Buzzi +7%, Leonardo. Gli effetti si vedono anche fuori dal paniere principale con Fincantieri +10,51% e Avio +5,99%. Il gruppo che produce i sistemi di propulsione per veicoli spaziali e missili ha annunciato ieri risultati del quarto trimestre leggermente migliori delle attese e gli analisti rimangono positivi sul 2025 grazie alle possibile crescita, oltre la guidance, del portafoglio ordini.

Tornando alle blue chip archivia un’altra seduta in rally Telecom Italia (+6,19%), spinta dai buoni giudizi degli analisti. In particolare il titolo è “Buy” per Kepler Cheuvreux, che vede un prezzo obiettivo di 0,39 euro da 0,35 precedente.  Anche Barclays ha alzato il target price a 0,40 euro confermando il rating ’overweight’.

Tra le banche svetta Unicredit +3,25%, cui la Bce ha dato via libera all’acquisizione di una partecipazione diretta in Commerzbank fino al 29,9%. Si attende ora l’ok dell’Autorità federale tedesca della concorrenza. Osservato speciale anche Banco Bpm (+2,37%), che ieri ha ricevuto l’ok dalla Consob all’opa su Anima, che partirà il 17 marzo.

I titoli che si sono mossi in controtendenza nella giornata positiva sono Diasorin -2,67%, Snam -1,39%, Nexi -1,07%, Amplifon -0,87%.

Non trova spunti di ottimismo Campari -0,48%, affossata ieri dalla minaccia di  dazi del 200% sugli alcolici da parte di Donald Trump.

I conti non sostengono Cucinelli, -0,09%.

Spread stabile

Il secondario registra un po’ di maretta, ma poi chiude in verde. Lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata scende a 106 punti base, con il titolo italiano che vede un rendimento del 3,94%, mentre quello tedesco in chiusura è indicato al 2,88%.

Related Post
Categories: Finanza e Mercati