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Borse chiusura 11 marzo: chi aspettava il rimbalzo resta deluso. Trump picchia ancora e i dazi fanno male all’auto e a Stellantis

Un’altra seduta difficile per le Borse di tutto il mondo e l’annuncio del raddoppio dei dazi di Trump sul Canada sull’auto costa caro a Stellantis, Gm e Ford

Borse chiusura 11 marzo: chi aspettava il rimbalzo resta deluso. Trump picchia ancora e i dazi fanno male all’auto e a Stellantis

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non arretra di fronte al tracollo dei mercati e oggi annuncia il raddoppio delle tariffe dal 25% al 50% per prodotti in acciaio e in alluminio provenienti dal Canada. Tali imposte doganali dovrebbero entrare in vigore già domattina, ma se ciò non bastasse il tycoon minaccia dazi (che dovrebbero arrivare il 2 aprile) contro le auto tali “da far chiudere la produzione nel settore” dei vicini di casa.

Sul fronte geopolitico intanto, a Gedda, sono cominciati i colloqui tra Washington e Kiev, primi passi per ipotizzare una pace in Ucraina che già inciampano nel massiccio attacco di droni che ha colpito Mosca nella notte. Per il portavoce del Cremlino Peskov, in questo modo si rischia di compromettere le trattative.

Così, in questo clima, falliscono il rimbalzo le borse europee, contagiate dall’avvio incerto e dall’andamento stonato di Wall Street dopo il lunedì nero vissuto ieri a New York.

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Piazza Affari perde l’1,38% e scivola sotto 38 mila punti a 37.698 punti base, al seguito di Stellantis -5,22% e delle banche. Nel resto del continente Amsterdam cede l’1,42%, Madrid l’1,51%, Parigi l’1,31%, Londra l’1,23%, Zurigo -2,25%. Francoforte perde l’1,29%, dopo essere stata ieri la peggior piazza europea anche per l’orientamento negativo dei verdi al progetto di allentamento del debito, una riforma che aprirebbe la strada al maxi piano di investimenti annunciato la settimana scorsa. Oggi il Sole 24 ore scrive però che “in Germania anche i verdi potrebbero votare a favore, vedendo una chance nella spesa militare”.

Oltreoceano Wall Street procede debole, benché Tesla e Nvidia rimbalzino, aiutando il Nasdaq (-0,3%) a limitare i danni. Il calo è più robusto per Dow Jones (-1,2%) e S&P 500 (-0,75%). In particolare scendono Ford, Gm e Stellantis, titoli di case automobilistiche particolarmente esposte ai dazi dal momento che hanno una forte presenza sul territorio canadese

Nessun sollievo all’azionario sembra provenire dai dati macro del giorno, in particolare dal fatto che le offerte di lavoro negli Stati Uniti sono aumentate a gennaio, anche perché si teme che i dazi all’importazione e gli aggressivi tagli alla spesa pubblica possano causare un brusco rallentamento dell’attività economica e una ripresa dell’inflazione.

Dollaro in ritirata

Il clima d’incertezza lungi dal favorire il dollaro, come è accaduto in altri momenti, zavorra il biglietto verde che anche oggi arretra contro la maggior parte delle principali valute. In particolare l’euro si apprezza dello 0,8%, per un cambio oltre 1,092.

Il dollaro si rafforza leggermente contro lo yen, soprattutto perché sulla valuta nipponica pesa il deludente Pil del quarto trimestre. La crescita è stata del 2,2% contro attese del 2,8%. Un andamento che potrebbe complicare il lavoro della BoJ e l’eventuale aumento dei tassi d’interesse.

A fare da baluardo nella fase critica è invece l’oro, che oggi tratta in progresso anche grazie alla debolezza del dollaro. Lo spot gold dopo aver superato i 2.922 dollari l’oncia, al momento tratta a 2.917,75 (+1%). 

Salgono inoltre i prezzi del greggio, sempre spinti dal ribasso della divisa a stelle e strisce e nonostante permangano i timori per una potenziale recessione negli Stati Uniti e per l’impatto dei dazi sulla crescita economica globale. Il Brent tratta oltre i 70 dollari al barile (+1,14%), mentre il Wti vede un prezzo di 66,67 dollari (+1,11%).

Piazza Affari, Leonardo raddoppia il dividendo e difende il listino

A difendere un po’ il listino ha provveduto Leonardo (+1,74%), che è la migliore blue chip del giorno grazie a conti 2024 stellari e a un dividendo che sale a 0,52 euro per azione da 0,28 euro. In una nota, il gruppo della difesa e aerospazio dice di prevedere nella guidance 2025 in netto miglioramento. Nel nuovo piano al 2029 inoltre i ricavi accelerano al ritmo di 7% ogni anno e gli ordini del 5,8%. Poi si vedrà come andranno le cose, certo il settore gode in questi anni turbolenti di ottima salute e anche oggi a Parigi c’era la riunione dei capi di Stato maggiore per la creazione di una difesa comune europea. I ministri delle finanze dell’Unione europea hanno invece discusso delle proposte per aumentare la spesa per la difesa senza infrangere le norme Ue e stravolgere i mercati, concentrandosi in particolare sul rafforzamento della crescita e sullo scorporo delle spese militari dal Patto di Stabilità.

Tra le altre poche big cap in progresso sull’indice milanese c’è Prysmian, +0,95%, che rialza la testa dopo le recenti perdite grazie alla promozione a buy da neutral da parte di Ubs.

Sono ancora in evidenza alcune utility come A2a +1,22% ed Enel +0,33%. Tengono Buzzi +0,17% e Terna +0,08%.

Il resto del Ftse Mib offre solo varie sfumature di rosso.

Si parte da Stellantis e si prosegue con Campari -4,06% e Recordati -3,33%.

Le banche scendono e la peggiore è Mps -3,02%, seguita dalla possibile preda di Siena, Mediobanca (-2,37%), quindi arretrano Intesa -2,11% e Unicredit -2,31%.

Male Stm -2,79%, Amplifon -2,91%, Telecom -2,37%.

Fuori dal paniere principale archivia una seduta stellare EPH (+30,77). A mettere le ali al titolo dell’operatore italiano di e-commerce è stato il via libera del cda all’aumento di capitale fino a 1,6 milioni. Nel dettaglio: il consiglio di amministrazione ha deliberato di accettare l’offerta vincolante presentata da Urban Vision funzionale a rafforzare la posizione finanziaria della società e a garantire la continuità aziendale attraverso il riequilibrio della relativa esposizione debitoria.

Spread in rialzo

L’avversione al rischio penalizza oggi la carta italiana, che vede salire lo spread con il decennale tedesco a 108 punti base. Puntano in alto anche i rendimenti e il Btp 10 anni è indicato in chiusura al 3,95% contro il 2,87% dell’omologo tedesco.

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