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Borse chiusura 10 marzo: la paura della recessione Usa affonda Wall Street e contagia l’Europa

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La guerra commerciale globale degli Stati Uniti agita i mercati e risveglia lo spettro della recessione negli Usa, mandando in tilt i listini, così le piazze europee chiudono oggi in calo, mentre Wall Street si muove in profondo rosso a metà seduta. Il Nasdaq cede il 3,58% appesantito da titoli come Tesla (-11%) e Nvidia (-4%). Le magnifiche sette sembrano tutte contagiate dall’avversione al rischio.

Piazza Affari chiude in ribasso dello 0,95% a 38.225 punti base, al traino di Francoforte (-1,66%) maglia nera nel continente. Il Dax è l’indice che ha guadagnato di più la settimana scorsa, grazie al maxi piano tedesco per infrastrutture e difesa, ma oggi i verdi hanno detto che voteranno no alla riforma costituzionale che dovrebbe allentare i lacci al debito (oggi limitato allo 0,35% del PIL) e consentire i ciclopici investimenti. La notizia ha mandato in tilt per qualche momento anche il cambio euro-dollaro, che poi si è stabilizzato in una zona neutra intorno a 1,083.

Il bilancio di giornata è pesante a Madrid -1,34% e sono in zona anche Parigi -0,9%, Amsterdam -0,97%, Londra -0,93%. 

A Copenaghen (-1,87%) va a picco Novo Nordisk (-8,07%) poiché hanno deluso i risultati di un periodo di prova del suo farmaco anti obesità Cagrisema. 

Wall Street trema, Trump non esclude la recessione

La sincopata politica sui dazi da parte della Casa Bianca, l’imminente rappresaglia cinese e alcuni segnali macroeconomici peggiori del previsto hanno acceso oggi i timori di recessione sui mercati finanziari degli Stati Uniti. Il presidente Usa Donald Trump in un’intervista a Fox News nel weekend non ha escluso questa possibilità. Alla domanda sulla recessione ha risposto infatti che l’economia a stelle e strisce sta vivendo “un periodo di transizione, perché quello che stiamo facendo è davvero notevole”. Tanto è bastato a deprimere un mercato con i nervi a fior di pelle, anche se il segretario al Commercio, Howard Lutnick, ha ribadito che non ci sarà una contrazione nell’economia, benché i prezzi di alcuni prodotti potrebbero crescere. L’incertezza tiene gli investitori sulle spine e li allontana dall’azionario, portandoli a convergere su beni più sicuri come oro e yen e sul reddito fisso.

Nel corso della settimana saranno resi noti dati sull’inflazione, sulle offerte di lavoro e sulla fiducia dei consumatori, un pacchetto che potrebbe fornire indicazioni utili sullo stato di salute della locomotiva americana e sul percorso di politica monetaria della Federal Reserve. Il focus degli investitori sembra però essersi spostato in questa fase dalle banche centrali alla guerra commerciale.

Tra i titoli che risentono di più della situazione complessiva c’è Tesla, retrocessa da Ubs e dopo che la casa di auto elettriche a febbraio ha quasi dimezzato le vendite in Cina. Il titolo ha alle spalle sette settimane di perdite e dal picco del 17 dicembre ha bruciato 800 miliardi di capitalizzazione.

Le vendite bersagliano anche Nvidia, dopo che non si è più sopito il nervosismo innescato dalla comparsa di Deepseek, riaccendo in timori che possa scoppiare la “bolla” dell’Ia, un ambito soprattutto presente e futuribile che ha in gran parte trainato il rally di Wall Street negli ultimi anni. 

Per Hsbc ora è meglio comprare Europa

In questo contesto c’è da segnalare che Hsbc ha declassato l’azionario Usa, citando l’incertezza sui dazi ed ha alzato la raccomandazione sulle borse europee grazie alla spinta che arriverebbe dall’allentamento delle riforme di bilancio della Germania. Il broker ha tagliato il rating dell’azionario Usa a ‘neutral’ e ha rivisto il giudizio sulle borse europee, escluse quelle del Regno Unito, a ‘overweight’ da ‘underweight.

Si rafforza lo yen

Sul mercato dei cambi si rafforza lo yen, con il dollaro che perde circa lo 0,5% contro la valuta giapponese e un cambio di 142,24.

Il biglietto verde regge invece il confronto con le monete europee, mentre si rafforza contro il dollaro canadese, nonostante il paese si mostri poco incline agli appetiti del tycoon e l’ex capo delle banche centrali di Canada e Inghilterra, Mark Carney, abbia vinto la gara per sostituire Justin Trudeau come primo ministro.

Le materie prime sembrano poco mosse al momento. Il Brent si muove poco sotto 70 dollari al barile, l’oro poco sopra 2905 dollari l’oncia. Tra le valute digitali è ancora una giornata no per il bitcoin, che tratta a 80.322 dollari.

Piazza Affari, bene le utility, arretrano le banche

In Piazza Affari si dividono i lati estremi del listino Diasorin +4,65% e Buzzi -6,14%. A livello settoriale è stata un’ottima giornata per le utility, che rappresentano un baluardo contro la volatilità e beneficiano del calo dei rendimenti sul secondario. Le cose sono andate bene soprattutto per Hera +2,83%, Snam +2,96%, Enel +2,24%, Italgas +2,14%, Terna +2,11%.

Le banche archiviano invece una seduta negativa a partire da Mps -4,52%, Unicredit -3,32%, Bper -3,24%. Male anche il risparmio gestito con Fincobank -4,37% e Azimut -4,35%.

L’automotive è contrastato: Stellantis +2,57%; Iveco -3,37%.

Tra le blue chip migliori del giorno ci sono Campari +3,26% e Amplifon +2,06%. In particolare il mercato promuove l’acquisizione dell’intero capitale di Kind Aparaty Sluchowe, filiale polacca del gruppo tedesco Kind, che consente all’azienda per impianti acustici di raddoppiare la presenza in Polonia.

Oil in rosso con Saipem -2,8% e Tenaris -2,81%.

Fuori dal paniere principale rimbalza Ferragamo, +7,67%, dopo il tonfo di venerdì scorso. Perde quota invece la Juventus, -5,09%, dopo la bruciante sconfitta per 4 a 0 ieri con l’Atalanta.

Spread stabile, rendimenti in calo

Gli effetti delle notizie di giornate si vedono anche sul secondario, dove lo spread tra Btp e Bund, entrambi di durata decennale, appare poco mosso a 106 punti base, mentre i rendimenti scendono. Il titolo italiano, che la settimana scorsa ha sfiorato il 4% arretra oggi al 3,89%, quello tedesco è al 2,83%.

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Categories: Finanza e Mercati