La cura Fed funziona e l’inflazione statunitense rallenta, ma i mercati restano tiepidi di fronte alla buona notizia.
La chiusura della seduta odierna è infatti in calo frazionale in Europa, mentre Wall Street si muove contrastata, dopo un avvio intonato. L’euro, dopo una momentaneo sussulto, tratta in timido rialzo e il cambio è sotto 1,1 contro dollaro. Festeggia invece l’obbligazionario: i prezzi dei titoli di Stato statunitensi sono in progresso, mentre i rendimenti sono in discesa, con il Treasury decennale al 3,4% (-2%).
A spingere gli acquisti sui governativi è l’andamento dei prezzi al consumo nel mese di aprile negli Usa, saliti del 4,9% (dato più basso da aprile 2021), contro il 5% atteso, anche se l’inflazione di fondo è rimasta stabile, come stimato. Domani si vedrà l’andamento dei prezzi alla produzione, ma il quadro attuale alimenta l’attesa di una Fed che resti ferma nella riunione di giugno e che possa prendere in considerazione una riduzione dei tassi entro fine anno.
Europa in rosso, Wall Street volatile
L’Europa è dunque in rosso, condizionata anche dalle molte trimestrali in campo.
Piazza Affari perde lo 0,43% e si ferma a 27.264 punti base, a causa delle prese di beneficio sulle banche. Non basta a sostenere il listino il balzo di Telecom +3,93%, mentre Enel cede lo 0,24%, nel giorno della vittoria in assemblea della lista presentata dal governo.
Nel resto d’Europa sono in calo Parigi -0,49%, Francoforte -0,39%, Londra -0,26%, Madrid -0,18%.
Oltreoceano Wall Street appare volatile ed è ora contrastata. La propensione al rischio sembra traballare, benché il Nasdaq si mantenga in progresso (+0,8%), grazie agli acquisti sui titoli delle mega tech.
In Piazza Affari svetta Telecom
Telecom fa il pieno di acquisti nel giorno dei risultati del primo trimestre. Ad alimentare l’appeal speculativo sono le ipotesi sul riassetto delle rete. Per il Sole 24 ore potrebbe essere il fondo Kkr a guidare lo spin-off della infrastruttura, affiancato da un soggetto pubblico e da Tim: il percorso potrebbe replicare nel suo esito il modello Terna, con l’infrastruttura nuovamente quotata e l’azionista pubblico che detiene la quota di riferimento.
Brillano sul listino Erg +3,76%, Diasorin +3,28%, Leonardo +1,96%. Hera si apprezza dello 0,7%. La multiutility bolognese da gennaio a marzo ha realizzato un utile netto di 140,3 milioni di euro, con una variazione dello 1,2% sullo stesso trimestre del 2022.
Enel è poco mossa invece nel giorno del confronto tra il Tesoro e gli investitori raccolti da Covalis per contrastare l’elezione di Paolo Scaroni e Flavio Cattaneo rispettivamente nel ruolo di presidente e ad della società. L’assemblea ha respinto l’attacco eretico ed eletto i sei candidati governativi con la maggioranza dei voti (49,1%). La lista presentata da Assogestioni, ha ottenuto il 43,49% e avrà i restanti tre candidati, mentre è rimasta a bocca asciutta Covalis che aveva presentato una lista indicando Marco Mazzucchelli come presidente.
Le blue chip in perdita sono soprattutto titoli finanziari, da Banco Bpm -3,73%, molto comprata nei giorni scorsi, a Banca Mediolanum –2,17%, Mps -2,17%, Intesa -1,67%, Finecobank -1,58%, Unicredit -1,36%.
Sono deboli i titoli oil, in linea con il calo dei greggio (Brent -1,75%, poco oltre 76 dollari al barile): il peggiore è Tenaris -2%.
Cede lo 0,65% anche Eni, dopo l’assemblea ha nominato il nuovo cda, con presidente Zafarana. Confermato Claudio Descalzi nel ruolo di ad.
Fuori dal paniere principale archivia una seduta in controtendenza Saras +4,94%.
A picco Unieuro -8% dopo i conti.
Spread stabile, scendono i rendimenti
L’andamento dell’inflazione Usa rasserena anche l’obbligazionario europeo. Scendono i rendimenti dei governativi della zona euro e lo spread tra decennale italiano e tedesco rimane stabile a 191 punti base. In chiusura il tasso del Btp 10 anni è indicato a 4,2% e quello del Bund a 2,29%.
Sul primario però l’asta dei Bot annuali ha fatto registrare un rendimento ai massimi da luglio 2012, al 3,46%.
Dal fronte macroeconomico inoltre l’Italia non ha ricevuto in giornata buone notizie: l’indice destagionalizzato della produzione industriale è calato dello 0,6% a marzo rispetto a febbraio. Anche nella media del primo trimestre il livello della produzione è diminuito dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti.