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Borse chiusura 10 febbraio: l’oro colleziona nuovi record e arriva a 3 mila dollari l’oncia mentre i dazi Usa non spaventano i mercati

Sia in Europa che in America gli indici di Borsa sono tutti in rialzo anche se a Milano le banche soffrono ma i mercati privilegiano gli asset difensivi e l’oro vola

Borse chiusura 10 febbraio: l’oro colleziona nuovi record e arriva a 3 mila dollari l’oncia mentre i dazi Usa non spaventano i mercati

Le borse europee inaugurano la settimana con una seduta che si chiude positivamente, guardando alla calda stagione delle trimestrali in corso, alle speranze di pace in Ucraina e ai nuovi dazi del 25% annunciati da Donald Trump per le importazioni negli Stati Uniti di acciaio e alluminio. Le tariffe colpirebbero (probabilmente già nelle prossime ore) soprattutto Canada, Messico e Cina. La prospettiva dà la carica ai titoli del settore Usa, offrendo spunti a Wall Street che si muove attualmente in rialzo.

Nei prossimi giorni l’ottava sarà animata anche dalla testimonianza semestrale al Congresso americano del presidente della Federal Reserve Jerome Powell (domani e dopodomani) e dalla pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo (mercoledì) e dei prezzi alla produzione (giovedì) del mese di gennaio. 

In un contesto che si muove tra guerra e pace, tra fughe in avanti del presidente Usa e scelte repentine, mantiene un forte appeal l’oro, che macina record su record e si avvicina sempre più a quota 3000 dollari l’oncia. A contendersi l’acquisto di lingotti sarebbero anche gli Stati, in particolare Cina e Usa. Oggi corrono petrolio e gas.

Europa ancora in guadagno; cauta Piazza Affari con le banche

L’Europa è partita bene in questo 2025, in cui i listini hanno guadagnato circa il 10%. Piazza Affari, ai massimi dal 2008, chiude oggi con un progresso dello 0,5% a 37.145 punti base, frenata solo dalle banche, con gli investitori che hanno preso profitto in attesa di sviluppi nel gioco di acquisti incrociati. Archivia una seduta volatile Telecom Italia, +1,5%, sotto i riflettori dopo le voci di un interesse di Iliad, cui si è aggiunta la variabile di Poste (+0,58%) che punterebbe a una partnership commerciale. Il titolo è stato promosso da Hsbc.

Svetta sul listino Tenaris +4,85%, in attesa dei risultati il 19 febbraio. Forte Iveco, +1,99%, che tocca un nuovo massimo storico, dopo i fuochi d’artificio visti venerdì sull’ipotesi di scorporo della sua unità di difesa, mentre per il 2025 l’azienda ha previsto un moderato aumento dell’utile operativo.  

Nel resto del continente Londra +0,79%, spinta dai titoli petroliferi. Bene Amsterdam +0,83%, Francoforte +0,75%, Parigi +0,42%, Madrid +0,29%.

Wall Street tonica con i dazi

Wall Street si muove tonica dopo le prime ore di scambi, con il Nasdaq che segna +1,2%, lo S&P 500 +0,73%, Dow Jones +0,29%. 

Il tema del giorno sono i dazi annunciati nel weekend dal presidente Trump su tutte le importazioni di acciaio e alluminio, mentre sono entrati in vigore i dazi contro i prodotti cinesi (e reciprocamente quelli cinesi del 10% su alcuni beni Usa).

Così si apprezzano a New York i titoli del settore: U.S. Steel +5%, Nucor +7,4% (il migliore sullo S&P 500), Cleveland-Cliffs +16%, Alcoa +4%. Riprendono quota anche le big tech con i rendimenti dei titoli di Stato che appaiono in calo, mentre i prezzi sono in rialzo. Per quanto riguarda le trimestrali vengono accolti positivamente i conti in linea con le attese di Mc Donald’s (+4,8%), miglior titolo sul Dow Jones.

È sempre più alta la febbre dell’oro

Intanto non conosce tregua la febbre dell’oro, con il prezioso metallo che anche oggi vede prezzi in netto progresso e segna nuovi massimi di sempre. Lo spot gold, al momento, tratta a 2.908,18 dollari l’oncia (+1,67%), mentre il future aprile 2025 cresce a 2.934,41 dollari l’oncia (+1,64%).

A trovare spunti rialzisti è comunque tutto il comparto dei metalli, dal rame (+2,47%) al palladio (+3,32%).

La seduta appare favorevole anche per il petrolio: il greggio texano, consegna marzo 2025, prezza 72,11 dollari al barile (+1,56%), mentre il Brent, aprile 2025, è a 75,68 dollari (+1,37%).

Salgono anche i costi del gas, ad Amsterdam oltre i 58 euro al Mwh, ai massimi da due anni. A spingere i corsi del metano sono il freddo e le previsioni gelide temperature per l’Europa nord-occidentale. Si prevede quindi che la domanda di riscaldamento sia destinata ad aumentare. Inoltre Il consumo di gas sta già mettendo a dura prova le scorte, che sono al minimo in questo periodo dell’anno dalla crisi energetica del 2022, piene solo al 49% rispetto al 67% di un anno fa, sollevando preoccupazioni sul rifornimento estivo. A ciò si aggiunga il rischio di una disputa commerciale con gli Usa, ormai principale fornitore europeo di Gnl.

A ben poco valgono quindi le speranze di pace in Ucraina, palesate dal presidente Trump che ha raccontato di una telefonata con il presidente russo Vladimir Putin: “Ho parlato con Putin e  vuole che si smetta di morire”, ha detto il tycoon nei giorni scorsi.

Sul mercato dei cambi l’euro dollaro è poco mosso, con la moneta unica in leggero calo per un cross di 1,0313.

Piazza Affari positiva nonostante le banche

In Piazza Affari oggi conduce in porto una seduta positiva nonostante le massicce vendite sulle banche: Popolare di Sondrio arretra del 4,09%, Banco Bpm -1,88%, Bper -1,6%, Mps -0,97%, Intesa -0,21%. Salgono però Mediobanca +0,64%, e Unicredit +0,43%.

Tra i titoli finanziari si registrano alcune ottime performance: Azimut, +1,94%, con la raccolta a gennaio che ha sfiorato i 700 milioni. Nel risparmio gestito ha inoltre presentato i conti Banca Generali (+3,11%), che nel 2024 ha visto un utile record di 431 milioni. Il dividendo è raddoppiato a 2,80 euro.

Tra le blue chip in maggior rialzo oggi ci sono Ferrari +2,05% e Interpump +2,44%. Stm è timidamente positiva (+0,12%), nonostante le previsioni più prudenti di Taiwan Semiconductor e le recenti accuse ai vertici del gruppo.

Spread stabile

La navigazione è stata tranquilla sul secondario, dove lo spread tra Btp decennale e Bund decennale è stabile a 109 punti base, così come risultano poco mossi i rendimenti rispettivamente al 3,45% e 2,36%.

Intanto il Tesoro ha conferito a un consorzio di banche (composto da Barclays, Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo, Morgan Stanley e Nomura) il mandato per l’emissione sindacata di un nuovo Btp benchmark a 15 anni, con scadenza primo ottobre 2040. La transazione – sottolinea una nota — avverrà nei prossimi giorni in base alle condizioni di mercato, spiega. Di conseguenza, le aste di Btp con scadenza superiore ai 10 anni, previste per il 13 febbraio 2025, sono annullate.

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