I listini europei centrano un rimbalzo oggi e inaugurano il mese in guadagno, forse rassegnati all’entrata in vigore dei dazi Usa (domani è il “giorno della liberazione” per Trump) e incoraggiati dai dati di marzo sull’inflazione e sul pmi manifatturiero nell’area euro, che portano un ramoscello d’ulivo a una Bce sperabilmente più colomba alla riunione del 17 aprile.
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Piazza Affari sale dell’1,33% a 38.557 punti base, sostenuta da Unipol +2,85%, Telecom +2,8%, Leonardo +2,7%. Il passo è ancora più lungo a Francoforte, +1,63%, mentre sono un po’ più indietro Parigi +1,1%, Madrid +1,21%, Amsterdam +0,72%, Londra +0,56.
Nel complesso gli investitori oggi sono andati a caccia di qualche buon affare in Europa, dopo le perdite delle ultime sedute e l’addio a un mese di marzo difficile, ma anche a un primo trimestre di guadagni. Non altrettanto sembra accadere in queste ore a Wall Street, dove i listini hanno aperto in calo avviando il secondo trimestre in rosso così come hanno chiuso il primo. Al momento gli indici di New York sono passati in territorio positivo.
Secondo Equita c’è un miglioramento delle aspettative economiche europee rispetto agli Usa, insieme a una riduzione del rischio politico, mentre il settore tecnologico statunitense si sta sgonfiando parzialmente dopo aver sostenuto il rally della borsa americana per molti mesi. Il broker ritiene che l’espansione fiscale in Germania e nella Ue possano compensare l’impatto negativo dei dazi Usa e conferma una visione leggermente positiva sui mercati europei suggerendo comunque di mantenere una quota liquida per eventuali correzioni.
Frena l’inflazione in Eurolandia a marzo
Buone notizie sono arrivate oggi dalla pagina macroeconomica. In particolare secondo Eurostat l’inflazione nell’area euro è scesa a marzo al 2,2% dal 2,3% di febbraio, un andamento che potrebbe far riflettere la Bce su un ulteriore taglio dei tassi, anche se la guerra dei dazi che potrebbe mettersi in moto da domani mette tutto in forse. Trump oggi sostiene che sarà “molto gentile” quando annuncerà le nuove tariffe per i partner commerciali. Per parte sua l’Europa, secondo le parole di Von der Leyen è pronta a vendicarsi.
Sempre dalla pagina macro odierna emerge che la manifattura della regione è in miglioramento, seppure in misura inferiore alle attese. L‘indice Pmi in marzo sale a 48,6 punti, da 47,6 di febbraio e contro le stime di 48,7%. Si resta inoltre in area di contrazione (sotto i 50 punti).
Negli Usa deludono le offerte di lavoro a febbraio, diminuite, in un contesto di crescente incertezza sullo stato dell’economia.
A marzo anche l’attività manifatturiera a stelle strisce è tornata in contrazione (indice a 49), dopo aver registrato due mesi consecutivi di crescita, inoltre l’inflazione dei prezzi alla produzione è salita al massimo degli ultimi tre anni, tra i crescenti timori per l’introduzione di dazi sull’import.
Euro poco mosso, livelli record per l’oro
La spada di Damocle dei dazi pesa sulla testa del commercio mondiale e aiuta l’oro a volare sempre più alto. Così le quotazioni del lingotto sono anche oggi a livello record. Il future di giugno ha toccato un massimo di 3.177 dollari l’oncia, mentre lo spot gold di 3.149,03 dollari.
Il dollaro è poco mosso contro l’euro, che tratta intorno a 1,08, mentre arretra contro lo yen, altro bene rifugio (per un cambio di 149,43).
I future del petrolio sono ben impostati: il Brent si avvicina a 75 dollari al barile, mentre il greggio texano vede un prezzo di 71,60 dollari.
Piazza Affari, torna l’attenzione sulle banche
Tra le blue chip migliori del giorno c’ è Ferrari, +2,42%, dopo la call con gli analisti. Il cavallino rampante non teme i dazi americani e ieri ha spiegato che intende tutelare i clienti, soprattutto quelli fedeli (oltre il 60%), con un aumento dei prezzi del 10%, ma senza toccare i modelli entry level (Roma, 296 V6 e SF90 ibrida). Ferrari condividerà parte dei costi con i concessionari e non li scaricherà completamente sui clienti. Inoltre il management ha confermato gli obiettivi annuali, nonostante l’incertezza del primo trimestre.
Brillano inoltre le banche, dopo la svendita di ieri: Unicredit +2,21% e a poca distanza la possibile preda Banco Bpm +2,12%; Mps +1,84%, che ha mire su Mediobanca, +2,09%. I maggiori rialzi ruotano però attorno a Unipol e alle sue controllate bancarie, Bper +2,3% e Popolare di Sondrio +231%.
Tra gli altri titoli chiude una seduta in denaro Leonardo, che ha ottenuto dalla Gran Bretagna un’estensione del contratto da 165 milioni di sterline per la manutenzione della flotta di 54 elicotteri Merlin della Royal Navy.
Torna in luce anche Telecom, con Vivendi che ha deciso di ritirare la causa legale contro il cda sulla vendita della rete, dopo la riduzione della sua quota, in gran parte passata a Poste (+1,16%), che diventa primo azionista della società di Tlc. A tenere vivo l’interesse per il titolo è anche la possibilità che Poste sia aperta a discutere un’eventuale fusione di Tim con Iliad.
Sono poche le blue chip in calo, guidate da Pirelli -1,35%. Male Saipem -1,21% e Iveco -0,5% e utility come Italgas -0,9% e Terna -0,12%, ben comprate ieri.
Spread e tassi in calo
Le notizie macro uscite in giornata hanno favorito una chiusura in rialzo sul secondario, dove lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata arretra a 111 punti base e i tassi scendono, rispettivamente al 3,79% e 2,68%.