Clima incerto sui mercati, impensieriti dai dati macro cinesi e dallo stallo fra Usa e Cina sui dazi. I listini europei peggiorano nella seconda parte della seduta, dopo l’apertura debole di Wall Street e chiudono in frazionale regresso. Francoforte -0,37%; Parigi -0,1%; Londra -0,76%. Anche Madrid -0,2%, fallisce il tentativo di rimbalzo dopo le recenti perdite.
Piazza Affari lascia sul terreno lo 0,41% e scende a 23.481 punti. Bene Azimut, +2,59%, male Italgas -1,51% e le utility. Fa eccezione Hera, +0,83% (3,89 euro per azione), che in mattinata tocca anche un nuovo massimo storico a 3,956 per azione, per una capitalizzazione di circa 5,9 miliardi. Merito dei conti di ieri, migliori delle attese e dei target rivisti al rialzo da parte di alcuni analisti.
Non si arresta intanto la risalita dello spread, che oggi arriva a 166 punti base, con un’impennata del 7,69%. Mentre il rendimento del Btp 10 anni sale all‘1,32%, quello del Bund di pari durata regredisce a -0,35%. Le divisioni nella maggioranza, la situazione dell’Ilva e le calamità naturali non aiutano la carta italiana, mentre quella tedesca recupera appeal, anche perché la Germania ha evitato di un soffio la recessione nel terzo trimestre, grazie a un incremento del pil dello 0,1%, contro attese per un dato negativo. Il sentiment economico globale resta in ogni caso debole, anche alla luce dei dati provenienti dalla Cina, con la produzione industriale cinese cresciuta solo del 4,7% a ottobre e gli investimenti fissi lordi, scesi ai minimi dal 1999.
Wall Street, dopo un avvio senza bussola, sembra procedere sulla strada dei ribassi, allontanandosi dai recenti record, tenuta al guinzaglio ancora dalla questione dazi, dopo che ieri il Wall Street Journal ha rilanciato l’indiscrezione di una frenata nei negoziati commerciali tra Washington e Pechino. Per il quotidiano finanziario newyorkese, la Cina sta facendo resistenza per quanto riguarda gli acquisti di prodotti agricoli. Stamattina il portavoce del ministero del Commercio cinese ha detto però che sono in corso trattative intense per la rimozione delle tariffe. Nuove trimestrali orientano il mercato: Cisco Systems perde il 7,5% dopo aver previsto per il trimestre in corso un calo dei ricavi tra il 3% e il 5% a causa di una diminuzione della spesa globale per i suoi router e commutatori, prodotti in parte in Cina. Walmart cede lo 0,2% dopo aver aumentato le proprie previsioni per gli utili annuali. In questa situazione il dollaro resta forte. L’euro scambia sui livelli di ieri, in area 1,101. L’oro risale a 1474,45 dollari l’oncia. Il petrolio è stabile, con il Brent a 62,39 dollari al barile.
Sul Ftse Mib resta in evidenza il risparmio gestito con Azimut, che rende noto di aver avviato una newco con sede a New York denominata Azimut Alternative Capital Partners (AACP), per investire nell’azionariato di asset manager alternativi specializzati nei mercati privati, tra i quali private equity, private credit, infrastructure e real estate.
Si apprezza Diasorin, +2,35%, con alcuni operatori che collegano i forti acquisti all’ipotesi di un interesse del gruppo statunitense Thermo Fisher Scientific per l’azienda olandese Qiagen. Quest’ultima ha in essere una collaborazione operativa con la società italiana di diagnostica.
Le banche sono moderatamente deboli, con l’eccezione di Ubi che sale dello 0,92%. In recupero Prysmian +1,45%. Bene Amplifon +1,14%; Nexi +1%%; Telecom +0,99%.
Le vendite colpiscono Italgas; Terna -1,47%; A2a -1,43%; Pirelli -1,27%.
Fuori dal paniere principale Unieuro perde il 9,62% e scende a 13,16 euro per azione, avvicinandos al prezzo di vendita (12,95 euro per azione) della quota del 16,25% della controllante Italian Electronics Holdings.