Tra scadenze tecniche, campagna elettorale e clima perturbato da inflazione, crisi energetica e guerra in Ucraina, Piazza Affari veste oggi la maglia nera, zavorrata dalle banche, mentre crescono i rendimenti dei Btp.
Il Ftse Mib chiude con una perdita dell’1,96% a 22.534 punti base, dietro a Madrid -1,09%, Francoforte -1,12%, Parigi -0,94%, Amsterdam -0,87%. Si salva Londra +0,11%.
Viaggiano in ribasso, inoltre, i principali indici di Wall Street, già negativi in avvio e si raffredda l’ottimismo sulle mosse future della Fed, alla luce di una raffica di dichiarazioni aggressive da parte di componenti del board, che ha riportato in auge una previsione di stretta di 75 punti base nella prossima riunione. Per ulteriori valutazioni non resta che attendere l’imminente simposio annuale di Jackson Hole.
Tra le notizie rilevanti del giorno per i mercati ci sono inoltre l’inflazione tedesca oltre le attese, il gas che vola, l’euro che scivola sempre più verso la parità con il dollaro, le vendite dei titoli sovrani dell’area della moneta unica, mentre non si placano le preoccupazioni per la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa.
Corre l’inflazione tedesca e il gas aggiorna i record
A dare manforte ai banchieri falchi, anche in Europa, contribuiscono i dati sull’inflazione. Oggi è stato il turno della Germania, che ha stupito negativamente gli analisti con i prezzi alla produzione di luglio saliti al ritmo più alto di sempre: +5,3% mese e +37,2% anno. Le attese erano rispettivamente +0,7% e +31,5%. Escludendo i prezzi dell’energia l’aumento è più contenuto: 0,4% congiunturale e 14,6% tendenziale. I soli prezzi dell’energia nel complesso sono balzati del 105% rispetto al luglio 2021.
Di questa corsa non si vede la fine, pensando che i prezzi del gas continuano a salire: dopo il record di 241 euro toccato ieri, oggi il prezzo del contratto di riferimento del gas naturale sulla piattaforma Ttf di Amsterdam è salito a 248 euros per megawattora. A spingere i costi contribuiscono le scarse forniture e l’aumento della domanda in una delle estati più calde a memoria d’uomo. Inoltre la siccità che ha prosciugato i fiumi minaccia di fermare le spedizioni di energia lungo il Reno, aggravando le preoccupazioni per ulteriori interruzioni nelle consegne.
Cerca una direzione il petrolio. Al momento il Brent è praticamente invariato 96,67 dollari al barile.
Euro prossimo alla parità
L’avversione al rischio favorisce il dollaro, che sta schiacciando l’euro sempre più vicino alla parità (1,005), anche perché la Fed sta attuando una stretta monetaria più rapidamente della Bce. Il biglietto verde è andato sempre più affermandosi come bene rifugio, in un contesto in cui il futuro presenta tante incognite.
Questa settimana la moneta unica ha perso circa il 2%, al contrario il dollaro potrebbe chiudere la miglior ottava da aprile 2020.
Soffre inoltre la sterlina che si avvia a chiudere la peggior settimana nel cross con il dollaro da settembre 2020, sull’intensificarsi dei timori per l’economia britannica.
Tensioni sui titoli di Stato
In questo contesto i titoli di Stato europei sono iper venduti e anche i T-Bond mostrano al momento prezzi in ribasso e tassi in rialzo (il Treasury 10 anni si avvicina nuovamente al 3%).
Lo spread tra decennale italiano e tedesco cresce moderatamente a 226 punti base (+1,86%), ma salgono i rendimenti di entrambi i titoli. Il Btp chiude a +3,48% e il Bund +1,22%.
Piazza Affari in rosso con le banche
In una giornata di scadenze tecniche (per i futures su azioni e opzioni) le perdite più consistenti sono per i titoli finanziari, banche e risparmio gestito. In fondo al listino sono Finecobank, -4,77%, Unicredit -3,8%, Mediobanca -3,72%, Banco Bpm -3,54%, Azimut -3,35%, Bper -3,26%, Intesa -2,94%. Sulle due big, Unicredit e Intesa, pesa il taglio del prezzo obiettivo da parte di Morgan Stanley.
Male l’industria con Interpump -3,55% e Stellantis -2,88%; tra i peggiori anche Telecom -3,44%, dopo le indebite dichiarazioni della destra di Giorgia Meloni.
La campagna elettorale si è fatta sentire sulle utility. A creare qualche malumore è stato il leader della Lega, Matteo Salvini, sottolineando che il governo, per intervenire sul caro energia, può agire sui gruppi pubblici o sulle municipalizzate locali imponendo un tetto agli extra profitti. L’esecutivo, ha aggiunto, potrebbe chiedere alle utility di tenere sotto controllo le bollette energetiche. Il calo maggiore è per Enel -1,75%.
Sono solo tre le blue chip in rialzo: è tonica Recordati con un incremento del 2,08%, mentre si limitano a frazionali progressi Campari +0,34% e Atlantia +0,22%.