L’ennesimo record storico sulla piazza di New York ha riverberato sui mercati asiatici. Il Nikkei si avvia verso la chiusura più elevata dal dicembre 2007, prima della crisi, con lo yen che si mantiene a livelli competitivi (oltre 102, sopra quella quota di 100 contro dollaro auspicata con fervore dai produttori giapponesi). L’indice MSCI Asia Pacific sta crescendo dello 0,7%, e il suo guadagno dall’inizio dell’anno – circa il 10% – è solido se non stellare (l’S&P500 in America è cresciuto del 27% e il Topix giapponese del 45%).
Sul fronte dei dati, questi sono stati generalmente positivi. I nuovi sussidi di disoccupazione negli Usa, rilasciati ieri (in anticipo, dato che oggi negli Stati Uniti è il giorno del Ringraziamento e i mercati sono chiusi) sono scesi più del previsto, e l’indice Michigan della fiducia dei consumatori è stato rivisto nettamente al rialzo rispetto al dato preliminare di novembre.
L’euro è sempre forte, sui 1,358 contro dollaro e il prezzo del petrolio si situa intorno a 92 $/b (WTI, con il Brent oltre quota 111). Il differenziale fra WTI e Brent sfiora i 20 dollari, spinto dall’elevata produzione di greggio da scisti negli Usa che innalza le scorte e dai problemi in Libia che portano a minore offerta sui mercati internazionali.