Seduta all’insegna degli acquisti sui mercati europei, incoraggiati nel pomeriggio dal positivo avvio di Wall Street, da un dollaro titubante e dalla crescita del petrolio. La chiusura è in netto rialzo per tutti i principali listini del Vecchio Continente, mentre l’evento clou della giornata sarà, nelle prossime ore, la conferenza stampa di Jerome Powell al termine della riunione della Fed.
Milano sale dell’1,44% e riprende la marcia verso i 26mila punti (25.717 il dato finale) con le banche e i titoli oil in netto rialzo. Lo spread scende sotto quota cento, a 99 punti base. Sono ampiamente positive anche Parigi +1,29% e Londra +1,47%, mentre i guadagni sono frazionali ad Amsterdam +0,78%, Francoforte +0,98% e Madrid +0,6%.
Nel complesso l’Europa festeggia all’insegna del motto “ci penserò domani”. Ad accendere la propensione al rischio in mattinata è stato infatti lo scampato pericolo, almeno momentaneo, del fallimento di Evergrande. Il gigante cinese dell’immobiliare ha annunciato un accordo con gli obbligazionisti del suo paese per pagare gli interessi su un debito “onshore” che scade domani, per il resto (offshore bond) si vedrà. Inoltre la banca centrale di Pechino ha iniettato ingente liquidità nel sistema bancario, per l’esattezza 18,6 miliardi dollari
C’è aria di rinvio anche per quanto riguarda il tapering e l’attesissima conclusione della riunione della banca centrale Usa. La maggior parte degli osservatori pensa che questa sera Jerome Powell parlerà dell’impegno della banca centrale a ridurre gli acquisti di obbligazioni prima della fine dell’anno, ma non darà tempi precisi su un avvio di ritiro degli stimoli e sarà avaro di dettagli sul ritmo e sulla composizione del tapering. Gli annunci saranno probabilmente rinviati a novembre e il tapering potrebbe partire a dicembre, visto anche il deludente rapporto sull’occupazione del mese di agosto.
Con questo sentimento prevalente il dollaro è titubante contro un panel di valute (-0,11% l’indice del biglietto verde). L’euro recupera leggermente posizioni e tratta intorno a 1,173. Il rendimento del Treasury decennale è in calo, mentre l’oro scambia in linea con i valori della chiusura di ieri. È gagliardo invece il petrolio, incoraggiato sia da un dollaro più cauto, sia dal calo settimanale delle scorte Usa superiore alle attese. Il greggio texano è in progresso dell’1,8% a 71,80 dollari al barile.
I progressi dell’oro nero incoraggiano gli acquisti sui titoli oil in Piazza Affari dove Tenaris +5,2% capeggia i rialzi delle blue chip. Bene anche Eni, +2,64%, spinta dalle voci della possibile cessione di una quota della divisione EniPower. Il denaro torna sulle banche: Unicredit (+3,52%) guida i rialzi del settore, seguita da Bper +2,92%, Banco Bpm +2,58%, Intesa +2,2%. Tonica Mediobanca, +1,41%, mentre prosegue l’accerchiamento di Generali +1,47% (di cui Piazzetta Cuccia è il principale azionista) da parte del tandem Del Vecchio-Caltagirone, che continuano ad arrotondare le loro quote.
Bene Banca Mediolanum +1,76%, che non risente delle dimissioni del fondatore, Ennio Doris, dalla carica di presidente e amministratore, per passare a presidente onorario, visto che al timone resta il figlio Massimo Doris. Scatto d’orgoglio nella moda per Moncler +3,19%, in vista di un maxi evento nei prossimi giorni. Nella galassia Agnelli brillano Cnh +3,24% e Stellantis +3,24%, piatta Ferrari,
Tra i titoli finanziari è in rosso Nexi, -1,6%. L’ad Paolo Bertoluzzo ha detto ai giornalisti che l’esito dell’istruttoria antitrust sulla fusione con Sia è atteso per metà ottobre e il closing entro fine anno. In tema di M&A il manager ha confermato l’interesse per il mercato greco. Chiudono in calo le utility e i titoli farmaceutici. Tra i peggiori Italgas -1,01%; Terna -1,06%; Recordati -0,94%.
Il finale è in verde anche sul secondario: lo spread tra decennale italiano e tedesco scende a 99 punti base (-2,42%), con un tasso del Btp in lieve calo a +0,66%. Sono in chiaroscuro oggi le notizie macro in Europa. Migliora a settembre la fiducia dei consumatori della zona euro, benché il dato resti negativo (-4 da -5,3 di agosto). Le attese di mercato erano di peggioramento, mentre il sentiment ha superato i livelli pre Covid (stesso schema nella Ue). Scendono inoltre le previsioni di crescita per la Germania, stilate dall’istituto economico tedesco Ifo, a causa di problemi alla catena di approvvigionamento e della scarsa disponibilità di chip e altri beni intermedi, che rallentano la ripresa dalla pandemia di Covid-19.
A pochi giorni dalle elezioni e dall’addio definitivo di Angela Merkel, l’istituto prevede che quest’anno il prodotto interno lordo della Germania crescerà del 2,5%, vale a dire 0,8 punti percentuali in meno rispetto alle stime precedenti, e del 5,1% nel 2022, lo 0,8% in più rispetto alle ultime previsioni. Il rimbalzo inferiore alle attese previsto per il 2021 fa seguito a una flessione del 4,6% registrata nel 2020.