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Borse, a Wall Street tornano i tech ribattezzati i “Malefici Sette”: resta il pessimismo per i dazi. Occhi su Generali e Unicredit

Imagoeconomica

Il leggero rimbalzo di Wall Street ieri, sostenuto da un indice dei prezzi al consumo modesto, non è stato sufficiente a dare spinta ai mercati asiatici e anche le borse europee mostrano debolezza. A guidare Wall Strret ieri sono stati ancora i tech, quei Magnifici Sette che ora Goldman Sachs ha ribattezzato i “Malefici Sette” (Maleficent Seven). A pesare sul sentiment degli investitori è ancora la politica tariffaria di Trump che non ha ancora finito di esprimensi con la preoccupazione principale che va sulla crescita economica mondiale, Stati Uniti compresi, mentre è anche riaffiorato a Washington il tema del blocco ai finanziamenti federali, lo shutdown. Ora è l’Europa a ritrovarsi direttamente nel mirino di Trump dopo che la minaccia di contromisure da parte dell’UE.

Wall Street si riprende grazie ai tech, ribattezzati i “Malefici Sette”

Il dato di ieri sull’inflazione Usa, per quanto atteso, non ha fornito elementi sufficienti per dare una direzione ai mercati. Da una parte il dato ha offerto un certo sollievo dopo una serie di indicatori scoraggianti degli ultimi tempi, dall’altra ha mostrato un raffreddamento dell’inflazione sono dal lato servizi, il che non va a migliorare l’indice dei prezzi PCE, l’indicatore preferito dalla Fed per decidere la sua politica monetaria. Inoltre i dati di febbraio non riflettono appieno l’impatto dell’ondata di dazi del presidente Donald Trump. Le azioni statunitensi sono salite dopo due giorni di pesanti perdite sulla scia del dato, riprendendosi dopo il crollo che ha messo l’indice S&P 500 sull’orlo di una correzione tecnica. Ma l’ansia per le politiche di Trump ha continuato a influenzare il sentiment e un calo di oltre il 10% nell’S&P 500 in sole tre settimane non sembra spingere Trump a riconsiderare la politica statunitense.

Wall Street è rimbalzata ieri, dopo il lunedì nero del Nasdaq (-4%), ma potrebbe trattarsi di un fuoco di paglia stando alle indicazioni dei future. Il movimento generale è ancora guidato dai Tech, che stanno cercando un nuovo punto di equilibrio dopo il potente crollo partito a metà febbraio (-17% circa). L’indice dei Magnifici Sette ieri è cresciuto del +2,27%, il Nasdaq Composite dell’1,22%, l‘S&P500 dello 0,5%, il Dow Jones ha chiuso in ribasso dello 0,2%. Tesla è rimbalzata del +7,6%, Nvidia +6,4%. Per gli analisti di JPMorgan e Citi, la recente contrazione di Nvidia è un’opportunità di acquisto. Per quanto riguarda Tesla, gli analisti prevedono un primo trimestre difficile, tenendo conto degli ultimi dati sulle consegne per gennaio e febbraio e delle preoccupazioni sul marchio dopo lo sbilanciamento a destra di Musk.

Goldman Sachs ha ridotto il suo obiettivo di fine anno per l’indice S&P500 a 6.200 punti da 6.500. Ieri l’indice ha chiuso a 5.599 punti per cui si riconosce un upside potenziale dell’11% circa. Gli strategist della banca americana hanno ribattezzato i Magnifici Sette i “Malefici Sette” (Maleficent Seven).

RBC Capital ritiene che, nonostante le valutazioni di Wall Street siano migliorate, non sono ancora a livelli tali da giustificare un ampio segnale di acquisto. Per il broker, l‘indice Russell 2000 è diventato più attraente di S&P500 e Nasdaq 100, dove i primi 10 titoli per capitalizzazione di mercato rimangono ben al di sopra dei livelli di valutazione medi.

In generale, emerge un quadro incerto che invita ancora alla prudenza quando si tratta di comprare azioni tecnologiche di Wall Street. Meglio l’Europa in questa fase con un occhio alla Cina.

L’Europa ora nel mirino dei dazi di Trump

Tocca all’Europa ora a ritrovarsi direttamente nel mirino di Trump dopo la minaccia di contromisure da parte dell’UE che è stata accolta con un avvertimento di dazi reciproci da parte degli Stati Uniti.

La Commissione europea ha lanciato “contromisure rapide e proporzionate” sulle importazioni statunitensi, reintroducendo misure di bilanciamento dal 2018 e dal 2020 e aggiungendo un nuovo elenco di beni industriali e agricoli. Le contromisure dell’UE si applicheranno alle esportazioni di beni statunitensi per un valore fino a 26 miliardi di euro, corrispondenti alla portata economica delle tariffe statunitensi. Il presidente Donald Trump ha affermato che gli Stati Uniti risponderanno alle contromisure dell’Unione Europea contro i suoi nuovi dazi del 25% su acciaio e alluminio, aumentando il rischio di un’ulteriore escalation nella sua guerra commerciale globale. “Certo che risponderò”, ha detto Trump mercoledì quando i giornalisti alla Casa Bianca gli hanno chiesto se avrebbe reagito. “Guarda, l’UE è stata creata per trarre vantaggio dagli Stati Uniti”.

Resta da vedere se l’approccio di Trump all’Europa rispecchi la strategia di tira e molla delle misure utilizzata per Canada e Messico, o il modello di tassazione e successiva nuova tassazione applicato alla Cina. La buona notizia è che, secondo l’istituto tedesco Kiel, solo una “piccola frazione” dei prodotti interessati provenienti dall’UE viene esportata negli Stati Uniti. Nel frattempo, la Gran Bretagna continua a mantenere un profilo relativamente basso, astenendosi da ritorsioni tariffarie immediate ma tenendo aperte tutte le opzioni.

Le aziende di tutto il mondo corrono ai ripari

Nelle sue prime settimane in carica, Trump ha imposto tariffe su circa 1,4 trilioni di dollari di importazioni di beni da Canada, Messico e Cina, più del triplo dei 380 miliardi di dollari di merci cinesi colpite da tali imposte durante il suo primo mandato, secondo le stime della Tax Foundation. In seguito ha ritardato e ridimensionato quelle minacce su Canada e Messico. Ma il tentativo di Trump di riprogrammare l’economia statunitense come potenza manifatturiera globale ha scosso i mercati finanziari, spaventato i consumatori ancora ossessionati dall’inflazione dell’era della pandemia e alimentato i timori di recessione tra la crescente incertezza e preoccupazione delle aziende americane. Le aziende di tutto il mondo cercano di correre ai ripari in vari modi.

Per esempio, la compagnia aerea Delta e il gigante della vendita al dettaglio Walmart hanno detto che l’incertezza avrà un impatto sui loro profitti. Il produttore di Ozempic, Novo Nordisk A/S, sta pianificando di produrre nel Paese una maggiore quantità di medicinali per il mercato statunitense; la Boeing Co. rischia una catena di fornitura intasata e costi più elevati per gli aeromobili che potrebbe non essere in grado di trasferire; il rivenditore cinese online Shein Group Ltd. sta offrendo incentivi ai suoi principali fornitori di abbigliamento per avviare una nuova capacità produttiva in Vietnam.

Nelle sale riunioni aziendali, i manager stanno calcolando il costo potenziale delle tariffe, il suo impatto su vendite, profitti e quote di mercato. Molte aziende stanno mettendo in atto delle “task force tariffarie” nel tentativo di mitigare il dolore delle misure. Le aziende europee di componenti per auto Continental AG , Schaeffler AG e Valeo SE, hanno detto di non avere altra scelta che scaricare i costi più elevati sui consumatori.mentre il produttore di pneumatici Pirelli & C SpA e il gigante farmaceutico Eli Lilly sono tra le tante che si sono impegnate ad aumentare la loro produzione negli Stati Uniti.

Borse di Cina e Corea in calo, quasi piatto il Nikkei di Tokyo

All’indomani del rimbalzo dei tech a Wall Street, le borse asiatiche sono miste: l’indice Hang Seng di Hong Kong è in calo dell’1,2% oggi dopo un’impennata del 18% da quando Donald Trump ha assunto la presidenza, diventando uno dei migliori performer azionari del mondo. L’indice S&P500 è sceso di circa il -6% nello stesso periodo, posizionandosi al di sotto della maggior parte degli indicatori globali. Il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen -0,5%. Taiex di Taipei -1%.

La borsa di Tokyo è quasi invariata, lo yen si rafforza leggermente rispetto a ieri su dollaro, a 147,9. Al presidente Donald Trump non piacciono i dazi elevati del Giappone sul riso, per cui, la Casa Bianca prenderà provvedimenti. “Guardate il Giappone, che ha daziato il riso del 700%”, ha detto ieri sera la portavoce per la stampa degli Stati Uniti, Karoline Leavitt durante un briefing. Leavitt ha mostrato un grafico dove si vedono elencate in percentuale le tariffe doganali imposte da vari parsi, tra cui, il Giappone, l’India e l’UE. “Il Presidente Trump crede nella reciprocità”, ha dichiarato l’addetto stampa “Tutto ciò che chiede, alla fine, sono pratiche commerciali eque ed equilibrate”. Il Ministro del Commercio giapponese Yoji Muto ha concluso i suoi colloqui con il Segretario al Commercio Howard Lutnick all’inizio della settimana, in un tentativo, sembra fallito di ottenere una tregua.

La scorsa settimana gli investitori giapponesi hanno messo a segno il secondo più grande acquisto netto di titoli azionari esteri mai registrato nella storia, secondo i dati preliminari del Ministero delle Finanze pubblicati stanotte. Il controvalore degli acquisti è stato 1,26 trilioni di yen nella settimana conclusasi il 7 marzo, il massimo dall’agosto 2024, quando gli acquisti raggiunsero il massimo storico. Nell’obbligazionario, i fondi giapponesi hanno scaricato un netto di 355,9 miliardi di yen di bond esteri. Gli investitori stranieri hanno acquistato un netto di 686,4 miliardi di yen di obbligazioni giapponesi e venduto 220,5 miliardi di yen di azioni locali.

Scende la borsa di Seul, indice Kospi -0,1%. In lieve rialzo l’indice BSE Sensex di Mumbai.

Borse europee: occhi a Generali e Unicredit

Le Borse europee sono viste aprire in lieve calo sulla base del -0,22% indicato dal future sull’Eurostoxx50)

Generali ha pubblicato oggi un utile record per il 2024, in linea con le aspettative, mentre l’amministratore delegato Philippe Donnet si prepara ad affrontare il mese prossimo un voto chiave degli azionisti sulla sua riconferma. La principale compagnia assicurativa italiana ha dichiarato che il suo utile netto rettificato è aumentato del 5,4% a 3,77 miliardi di euro (4,10 miliardi di dollari) lo scorso anno, mentre l’utile operativo, un dato chiave per gli analisti, è cresciuto dell’8,2% a 7,3 miliardi di euro.

Ferrari “era preparata all’introduzione di potenziali dazi da parte dell’amministrazione statunitense” che interessassero le case automobilistiche europee ed “è pronta a controbattere”. Lo ha affermato l’amministratore delegato della società, Benedetto Vigna, ai microfoni della Cnbc. “Stiamo osservando ciò che accadrà nel prossimo mese, nelle prossime settimane… siamo sulla stessa barca in termini di dazi”, ha aggiunto. I dazi, scrive la testata giornalistica americana, avranno un impatto profondo sull’industria automobilistica, data l’elevata globalizzazione delle catene di fornitura e la forte dipendenza dalle attività produttive in Nord America, in particolare in Messico.

Leonardo Jefferies avvia la copertura con il giudizio Buy. Mediobanca lima il target price.

Recordati La Repubblica riporta un’analisi di Cerved, secondo cui i dazi USA potrebbero ridurre di 5 miliardi il fatturato dell’industria italiana nel 2025. I settori più colpiti sarebbero farmaceutico (-Eu750mn) cantieristico (-Eu280mn), automotive (-Eu200mn), vino (-Eu130mn) e lusso (-Eu560mn). L’aumento dei costi inciderebbe negativamente sui margini, con l’automotive tra i più esposti. Il mercato statunitense vale il 17% del totale di Recordati, presente con farmaci per malattie rare di categoria salavavita.

Unicredit. Via libera dell’Ivass all’Ops di Unicredit su Banco BPM. Nel dettaglio, spiega una nota, UniCredit ha ricevuto il via libera dall’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni l’autorizzazione ad acquisire – all’esito positivo dell’offerta – le partecipazioni di controllo indirette pari al 100% del capitale sociale di Banco Bpm Vita e di Vera Vita e le partecipazioni qualificate indirette pari al 35% del capitale sociale di Banco Bpm Assicurazioni e di Vera Assicurazioni. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha detto che il governo userà lo strumento del golden power relativamente all’ops su Banco Bpm in modo “ragionevole e proporzionato”.

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